Rotonda: concluse le celebrazioni in onore di Sant’Antonio
14/06/2019
Con l’esibizione in Piazza Vittorio Emanuele III dei “Cugini di Campagna”, ed i successivi fuochi pirotecnici, si sono conclusi a Rotonda i festeggiamenti in onore del patrono Sant’Antonio da Padova.
Anche quest’anno, uno dei più importanti riti arborei lucani, ha visto la partecipazione di tantissima gente. La cerimonia civile, come di consueto, ha raggiunto l’apice il giorno 12 con il sollevamento a spalla da parte dei fedeli della “Pitu”, con sopra il caporale, nella stessa centralissima Piazza Vittorio Emanuele. Ieri è stato celebrato il “matrimonio” fra gli alberi: e la sposa, la “Rocca”, e lo “sposo”, la “Pitu”, rispettivamente un abete e un faggio, sono stati issati, legati insieme, di fianco al vecchio palazzo di città (rimarranno in piedi, come da tradizione, fino al primo sabato del prossimo mese di maggio).
La storia racconta che Sant’Antonio da Padova passò per Rotonda nel XIII secolo, sostò nei boschi del Pollino e trascorse una notte sotto un abete. Nello stesso luogo, anni dopo, un bovaro cadde in un burrone e fu salvato dal Santo. La notizia del miracolo si diffuse in fretta e, per celebrarlo, ogni anno il miracolato abbatteva un abete in segno di ringraziamento.
La leggenda poi si è trasformata in realtà, tanto che ancora oggi il rito si ripete ogni dodici mesi.
I protagonisti che consentono il compimento della cerimonia civile, che inizia l’8 giugno per concludersi il 13, sono innanzitutto i caporali; quindi i “roccaioli”, che abbattono un abete di modeste dimensioni, appunto detto la “Rocca”; ed i “pitaioli”, che raggiungono il luogo dove si trova lo sposo, il faggio scelto la prima domenica di maggio.
Il giorno 10 avviene la misurazione dei “paricchi” (le coppie di buoi impiegate per trascinare la “Pitu” in paese, guidati dai bovari responsabili detti “ualani”): alla coppia più alta tocca l’onore di essere legata nel punto più vicino al tronco: dopo dei primi due, a scalare, troveranno posto, formando la "trizza", le altre coppie.
La “Pitu” viene trainata dai buoi verso il paese con l'aiuto dei “pannulari”: uomini così chiamati poiché, per favorire gli spostamenti del grosso tronco, utilizzano le “pannule”, ossia rami di faggio levigati. Con la “Pitu” arriva in paese anche la “Rocca”, insieme alle “porfiche”: faggi più piccoli sfrondati e lisciati, trasportati da un solo “paricchio”.
Al rito civile si unisce quello religioso, con la cosiddetta “Tredicina”: Santa Messa detta quotidianamente dal parroco Don Stefano Nicolao, nei tredici giorni che precedono la festa in paese; la benedizione dei buoi del giorno 8, davanti alla chiesa di Sant’Antonio; la Funzione del giorno 11 in montagna, in località Pedarreto; quindi la Messa del giorno 13, ieri officiata dal Vescovo di Tursi – Lagonegro Monsignor Vincenzo Orofino, e la successiva processione.
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