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| Recensione del libro di Fabio Ghiselli 'Imposta progressiva versus flat tax ' |
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8/04/2018 | Il libro di Fabio Ghiselli “Imposta progressiva versus flat tax – la progressività come strumento di equità sociale” di 304 pagine edito da Imprimatur editore, ed acquistabile al prezzo di 17 euro, parte dall’esame delle varie proposte politiche riservando loro , un’analisi critica al fine di verificarne la corrispondenza con i principi costituzionali di progressività, di capacità contributiva, di solidarietà e di uguaglianza che esprimono una precisa scelta di campo fatta dai Padri costituenti.
La prima proposta in questa direzione si deve ascrivere a Silvio Berlusconi e al suo guru fiscale Antonio Martino, economista liberale della scuola di Chicago che, nella campagna elettorale del 1994 che consacrò la “discesa in campo” dell’imprenditore, propose di introdurre una aliquota Irpef del 33% per tutti, con una no tax area per i soggetti più poveri.
Proposta che non ha trovato concreta realizzazione essendo rimasta in vigore l’imposta progressiva sul reddito delle persone fisiche così come disegnata dal Dpr. 22.12.1986, n. 917, sia nel testo originario (art. 11), in vigore dal primo gennaio 83 L’idea di una flat tax come sistema di imposizione del reddito personale non è recente, ma risale agli anni Ottanta, per la precisione al 10 dicembre 1981, quando Robert Hall e Alvin Rabushka pubblicano sul “Wall Street Journal” un articolo intitolato A Proposal to Simplify our Tax System, cui fece seguito nel 1983 il libro Low Tax, Simple Tax, Flat Tax47.
In sostanza l’idea di ridurre le tasse per dare un maggiore stimolo all’economia appartiene a Milton Friedman, noto economista della scuola di Chicago, fondatore della teoria monetaria e propugnatore del libero mercato e del principio politico del laissez-faire, che la espresse qualche decennio prima.
Nonostante la proposta della flat tax contasse numerosi sostenitori tra i policy makers americani, non venne mai attuata né durante le presidenze democratiche , ma la ragione è facilmente comprensibile – né nel corso di quelle repubblicane con Reagan e i Bush (padre e figlio).
Come affermato nel libro, essa fu introdotta a partire dal 1994 in alcuni paesi dell’ex blocco sovietico fra cui l’Estonia e la Lituania.
L’idea originaria, che enfatizzava molto il principio della semplificazione del sistema, prevedeva una tassazione unica di tipo flat con un’identica aliquota ridotta, sia per le persone fisiche sia per quelle giuridiche. Ma anche i Paesi che per primi la adottarono riformarono in modo separato la tassazione per i diversi soggetti, concentrandosi inizialmente sulle persone fisiche.
Tuttavia anche se fosse introdotta nel nostro paese potrebbe rivelarsi fallace e sortire un effetto contrario in contrasto con l’articolo 53 della nostra costituzione italiana e penalizzare le categorie di cittadini italiani percettori di un reddito basso e favorire le categorie di coloro che percepiscono un reddito alto.
Quindi chi sarà chiamato a governare il nostro paese tra i tanti provvedimenti da adottare è quello di far pagare meno imposte alle fasce più deboli di cittadini e di più a chi ha un reddito maggiore.
Biagio Gugliotta |
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