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Recensione del libro ‘Essere o destino’ di Vittorino Andreoli

18/03/2018

Nel libro “Essere o destino” di 288 pagine edito da Marsilio editori, ed acquistabile al prezzo di 19,50 euro, Vittorino Andreoli, si chiede se il destino possa essere scongiurato od è frutto di miti e credenze delle civiltà passate. Di fronte a questo dilemma, le risposte sono plurime in quanto c’è chi asserisce che il destino è insito nella persona, e chi invece sostiene che ce lo facciamo noi etc. Inoltre è anche autore del libro “La gioia di vivere, che forse è la sua opera più intima, e Vittorino Andreoli, “portatore della visione tragica dell’esistenza”, ci fa conoscere il segreto della gioia di vivere. E, attraverso la riflessione sui classici, la filosofia, la religione, l’osservazione delle storture della società e naturalmente con la conoscenza dell’uomo, delinea un percorso per recuperare la vera essenza del nostro essere umani e quindi cerca di fronte ai problemi della vita , il “male oscuro” della depressione, i mali fisici e quant’altro, di formulare un metodo diverso che si prenda cura dell’uomo “tutto intero” insegnandoci una visione della vita il cui fondamento è la costante promozione del bene per sé e per l’altro.
La gioia di vivere segna, quindi, la scoperta di un senso nuovo per tutta quella serie di espressioni umane che nulla hanno a che vedere con il denaro, che non hanno bisogno di atti di conquista né di lotte, perché fanno parte della vita, son connaturate alla fragilità e al bisogno dell’altro. Non ho dovuto aspettare che qualcosa si realizzasse. A un tratto mi sono accorto, alla maniera di Alice di Lewis Carroll, della meravigli dell’esperienza umana. Ha così avvertito il benessere, il ben-d’essere l’essere-bene, il fare-bene.
. Nel libro la disciplina del bendessere l’autore passa in rassegna dalle visioni della filosofia antica e definire concretamente l’ambito di una nuova scienza, Gli sembra, infatti, che la parola comune ”benessere” abbia un senso indeterminato, vago, puramente descrittivo, mentre Andreoli si prefigge come scopo quello di far nascere una disciplina che, in modo sistematico, potesse programmare il bene di essere, per consumare la vita come un’avventura ricca di meraviglie. Ecco, allora la differenza rispetto al tragico: vedere il bene, invece che il male.


Biagio Gugliotta



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