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Recensione del libro di Zygmunt Bauman “Retrovia” |
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17/01/2018 | Il libro di Zygmunt Bauman “Retrovia” mette in rilievo che questo termine deriva dalla seconda delle due negazioni vale a dire dalla negazione dell’utopia, che con il lascito di Tommaso Moro ha in comune il riferimento ad un topos, di sovranità territoriale: l’idea saldamente reale cede di offrire, possibilmente un minimo di stabilità e quindi un guado soddisfacente di fiducia su se stessi.
Al tempo stesso la retrovia si è discosta dall’eredità di Moro in quanto approva, fa proprie, assimila le contribuzioni, correzioni appostate dal suo predecessore immediato che aveva rimpiazzato l’idea di trasfusione assoluta” con l’assunto di non e di endemico dinamismo dell’ordine delle cose, ammettendo in tal modo la passione(e desiderabilità) di un’infinita successione di cambiamenti ulteriori che l’originaria idea di utopia, di terapia è spronata dalla speranza di riconciliare finalmente la sicurezza con la libertà impresa, mai tentata e, in ogni caso mai realizzato.
Il libro scritto con un linguaggio chiaro e lineare, va letto con molta attenzione per comprendere il significato.
Biagio Gugliotta
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