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| 'Povertà, esclusione sociale e politiche di contrasto' un convegno a Venosa |
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18/11/2017 | “I figli stanno peggio dei genitori, i nipoti peggio dei nonni”: è la frase che i media ripetono da questa mattina dopo la pubblicazione di “Futuro anteriore", l’ultimo rapporto della Caritas Italiana su povertà giovanile ed esclusione sociale. E in occasione della Giornata Mondiale dei Poveri – istituita da Padre Francesco, a partire da quest'anno, per il 19 novembre – la Caritas diocesana di Melfi, Rapolla e Venosa ha organizzato il convegno "Povertà, esclusione sociale e politiche di contrasto". Al tavolo dei relatori – presso la chiesa del S. Cuore di Venosa – Giuseppe Grieco, direttore della Caritas diocesana; Antonio Fiore, dell’Agenzia Regionale del Lavoro della Basilicata; Vito Giuzio, presidente della IV Commissione Regionale permanente (in sostituzione del Governatore Marcello Pittella); il presidente dell'Ordine dei giornalisti della Basilicata Mimmo Sammartino, in qualità di moderatore; e il nuovo vescovo della diocesi di Melfi, Mons. Ciro Fanelli, al quale sono state affidate le conclusioni.
Parlare di povertà significa opporre, quale tema di contrasto, la necessità di dare valore alla dignità umana; poiché parlare di “poveri”, in questa contemporaneità, significa parlare di una buona parte del tessuto sociale. In una società, quella italiana, dove la disoccupazione giovanile arriva a toccare il 37,8% (2016), contro il 18,7% dell’Europa, parlare di politiche di contrasto è quanto mai vitale. Se il PIL sta migliorando – a detta del solo Governo Italiano – questo miglioramento non ha alcun riscontro sulle prospettive delle famiglie italiane. E i dati (che vengono costantemente aggiornati) riguardanti la Basilicata sono altrettanto sconfortanti: in due anni (2015/2016) – presso i Centri di Ascolto (CdA) della Caritas di Venosa, Lavello, Melfi e Rionero – i richiedenti aiuto sono stati 413, di un’età compresa tra i 35 e i 55 anni, con una maggiore proporzione al femminile. Il 70% è costituito da disoccupati, il 30% da occupati: ad emergere con “prepotenza” i bisogni di povertà (32%) e quelli occupazionali (29%), dove il 68% non è mai stato inserito all’interno del circuito lavorativo e il 15% è costituito da precari; il 57% ha un reddito insufficiente, mentre il 24% non percepisce alcun introito.
Il 20,2% dei richiedenti aiuto è del Sud, il 46% del Nord (dove, tra l’altro, abitano più stranieri). Il problema più frequente – per tutto il territorio nazionale, anche per il 2016 – è la povertà economica con il suo 76,7%, seguita da problemi occupazionali (56,8%), abitativi (24,1%) e familiari (14,0%); le richieste più frequenti riguardano i beni primari (60,6%), i sussidi economici (25,7%), le richieste per lavoro (14,0%) o alloggio (7,7%). Ma la situazione giovanile resta la più critica, in Italia quanto in Basilicata, terra dal forte tasso di emigrazione: ad oggi, in Italia, un giovane su dieci vive uno stato di povertà assoluta, quando nel 2007 era appena uno su 50; e oltre un utente su cinque ha un’età inferiore ai 34 anni. Ma quanto le politiche, nazionali quanto regionali, stanno realmente contrastando questa crescente emergenza? Non ci dimentichiamo che, solo nel 2016, il Mezzogiorno ha perso altri 62 mila abitanti; e secondo il rapporto SVIMEZ (2016), che ha elaborato una stima inedita del “depauperamento del capitale meridionale”, c’è stata una perdita di circa 200 mila laureati meridionali. È vero, la Basilicata è stata la seconda regione d’Italia ad aver attivato – con risorse proprie – il Reddito Minimo d’Inserimento per circa 3870 beneficiari; pertanto, il Reddito di Inclusione (ReI) – che può essere richiesto dalle famiglie lucane in possesso dei requisiti previsti dal D.L. 147/2017, a partire dal 1 dicembre 2017 – sarà un’ulteriore altra opportunità per gli abitanti della Basilicata; ma è quanto mai importante non ignorare la povertà che affligge l’attuale società civile italiana, magari promuovendo quella “cultura dell’incontro” di cui parla il Santo Padre Francesco. Ed è il Vescovo Fanelli a ricordare un grande pensiero di Paolo VI: “il vero progresso non può ignorare le povertà”.
Marialaura Garripoli |
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