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Storie: ricordo di 'Giseppe a Conte' |
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26/09/2017 | Da bambino al mio paese, Sant’Arcangelo di Basilicata, paese agricolo della media Valle dell’Agri, vi era uno spazzino, Giseppe a Conte (Giuseppe Bulfaro) che esplicava l’attività di spazzino e di trasportatore di immondizia con un asino storno (di colore grigio) che con due bariloni ai lati, raccoglieva la poca immondizia del paese e la ammassava in una località chiamata “l’uorte de San Giuseppe”, situato alla periferia del paese, dove veniva stoccata (si fa per dire) e poi in parte venduta (in gran parte specie la parte migliore, per concimare gli ortaggi) e in parte veniva sparsa in questo deposito che funzionava anche da discarica.
Vi erano contadini, che sempre gli stessi si accaparravano tale immondizia, specie la migliore.
Anche se il paese era di oltre sei mila abitanti, i rifiuti solidi urbani erano molto pochi, in quanto, specie i contadini riciclavano tutto, alcuni persino i loro escrementi.
Era poi in uso, specie di inverno, produrre concime cospargendo alcune strade acciottolate con paglia in modo che il calpestio delle persone, l’acqua piovana, che trasportava rifiuti, venivano fermati dalla paglia, la quale, raccolta appena dopo la pioggia, diventava un ottimo concime.
Mi è venuto alla mente questo imprenditore, che già nel dopo guerra, con l’impiego di un asino storno e la raccolta della poca immondizia del paese, riusciva a mantenere una famiglia.Era anche alle dipendenze del Comune.
Il caso volle che un figlio di questi, un po’ ribelle e di carattere non facile, Vincenzo, venisse a fare il mulattiere nella nostra famiglia, in quanto il padre, non riuscendo a tenerlo a bada, chiese a mio padre, medico condotto del luogo, di dargli un’occupazione.
Preso dal verso giusto, Vincenzo si mostrò un ottimo elemento ed ancora oggi emigrato in un paese della Puglia, rientrando in paese, ci viene a trovare con tanto trasporto ed amicizia, ricordando i bei tempi passati .
Antonio Molfese
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