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Tra Venosa e Matera 'Un giorno da segnare'. Intervista a Paride Leporace

22/09/2017

Il cinema per sordi, fatto da sordi, ritorna in Basilicata. Grazie al sodalizio tra l’associazione venosina Vicolè e il Cinedeaf – unico Festival Internazionale del Cinema Sordo in Italia, prodotto dall’Istituto Statale per Sordi – il Festival “Un giorno da segnare” giunge alla sua seconda edizione e si divide tra Venosa e Matera. Tutto questo con l’intento di diffondere la cultura dell’accessibilità, abbattendo – quanto più possibile – le barriere sensoriali; favorire momenti di sensibilizzazione e integrazione, usare il cinema quale strumento per lottare contro il disagio e impedire la marginalizzazione. Una sfumatura, di questa settima arte, che permette di riflettere sulla vita di chi vuole raccontare. Ne parliamo con Paride Leporace, presidente della Lucana Film Commission.

Due giorni – i prossimi 23 a Venosa e 24 settembre a Matera – dedicati al cinema per sordi. Può il cinema abbattere i muri sensoriali?

Sicuramente… del resto, è lo stesso Ministro Franceschini che dà indicazioni sull’aprire il cinema negli ospedali e questo è molto indicativo. Il cinema, poi, ha sempre voluto abbattere le barriere: in questi giorni, nelle sale cinematografiche, il film italiano che incassa di più racconta la storia di una cieca che ammalia un playboy [“Il colore nascosto delle cose” di Silvio Soldini; ndr], offrendoci delle riflessioni su questo tema. Quindi, anche per noi istituzioni è un dovere servirsi del cinema per abbattere le barriere, per non avere muri che impediscano ogni tipo di visione.

Nella sua storia, il Cinema Sociale rappresentò un lasso di tempo – dal 1934 al 1947, negli Stati Uniti – che vide un aumento di film a tematica sociale, consequenziali alla depressione economica e, successivamente, al secondo conflitto mondiale. Quanto ha pesato – e quanto pesa oggi – il Cinema sulla società contemporanea?

Il cinema è una delle più grandi invenzioni del Novecento, che ha completamente aperto grandi immaginari; tutte le rivoluzioni, nel bene e nel male, si sono poggiate sul cinema. E, nonostante con le tante trasformazioni sia divenuta un’arte difficile da codificare, continua a essere presente nella vita della globalizzazione.

Addirittura, durante la celebrazione degli Oscar di quest’anno sono state prese posizioni aspre e dure nei confronti del Presidente degli Stati Uniti d’America. Mai era successo un evento simile in una delle manifestazioni collettive per antonomasia… il cinema sceglie da che parte stare?!

E non sarebbe la prima volta, se pensiamo a quando Marlon Brando – in forte polemica con l’ establishment di allora – non andò a ritirare l’Oscar e mandò al suo posto un’indiana d’America [era il 27 marzo 1973; ndr]. Diciamo che il cinema, in America come in Italia e in altri posti del mondo, è sempre stato collocato a sinistra, nella parte liberal.

Quindi, il cinema può essere quel mezzo riflessivo e pedagogico per contrastare l’attuale anti-politica e allontanamento dalle relazioni umane?

Questo è un tema molto più complesso: il cinema non salverà il mondo, ma ci aiuterà a vivere meglio, perché fa riflettere e, al tempo stesso, divertire; il cinema ci permette addirittura di stare su un pianeta diverso. Sicuramente, è un medium che permette di affrontare dei temi che entrano nella scena pubblica in maniera incredibile: un documentario come “Fuocoammare” [Gianfranco Rosi, 2016; ndr], ad esempio, ci ha dato delle visioni su Lampedusa e sui migranti che sono diventati di dominio pubblico mondiale.

Da Lina Wertmüller a Pier Paolo Pasolini, da Francesco Rosi a Luigi Zampa, dai fratelli Taviani fino a Mel Gibson: tanti i registi e gli intellettuali che hanno scelto Matera e il territorio lucano. Ora esiste anche un master universitario in "Cinema, Location Management e Movie Tourism", che però ha tra i partner la Fondazione ENI Enrico Mattei. Arte e petrolio: non è il controsenso di questa regione?

Io ho una posizione molto laica in merito: la Fondazione Mattei sfrutterà anche i soldi del petrolio, ma porta avanti la missione di un grande visionario – quale era appunto Mattei – che ha molto modernizzato il nostro Paese. Ben vengano le fondazioni che finanziano il cinema, che lo studiano e lo propongono; e per quanto mi riguarda, considerato che il petrolio in Basilicata c’è e sicuramente non deve nuocere alla salute dei cittadini, sarebbe molto utile che i “ristori” di queste estrazioni vadano verso un’altra industria che non inquina e crea economia come quella del cinema.



Marialaura Garripoli



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