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Stellantis: Cgil, Cisl e Uil chiedono un tavolo nazionale e azioni concrete |
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5/09/2022 |
|  Atti concreti per salvare il futuro dell'area industriale di Melfi, in vista della transizione all'elettrico. È la richiesta avanzata al governo regionale e a quello nazionale dai sindacati riunitisi questa mattina a Potenza, in via Verrastro, alla presenza di alcune centinaia di lavoratori. "Il governatore Bardi mantenga le promesse fatte e la Regione, dopo le scelte industriali di Stellantis, metta a disposizione strumenti e fondi per affrontare questa crisi". E' stata questa la richiesta che le segreterie regionali di Cgil, Cisl e Uil, tramite un un documento, hanno consegnato al presidente Bardi. I rappresentanti dei lavoratori di Stellantis e dell'indotto continuano a chiedere "l'istituzione del tavolo sull'automotive insieme ad un tavolo tecnico di lavoro - un impegno già annunciato dal presidente Bardi che a breve terrà un incontro con i vertici europei del colosso dell'auto - e la costituzione di un coordinamento dei presidenti delle Regioni coinvolte anch'esse dalla crisi del settore (Puglia, Campania, Molise, Abruzzo)". "Indipendentemente dalle azioni del governo nazionale - ha detto Angelo Summa, segretario della Cgil lucana - chiediamo alla Regione di integrare al 100% la cassa integrazione dei lavoratori per evitare che siano solo loro a pagare gli effetti della crisi economica". "Lo stabilimento di Melfi - ha aggiunto Vincenzo Tortorelli della Uil di Basilicata - assumerà un valore strategico anche per la lavorazione dei modelli elettrici, per questo vogliamo capire a che punto si è con gli impegni presi all'inizio di agosto da Bardi". Vincenzo Cavallo, segretario lucano della Cisl, ha spiegato che "se in questo momento la riduzione di un terzo delle commesse di Stellantis ricade essenzialmente sull'indotto e la logistica, a breve coinvolgerà lo stesso stabilimento principale, la cui crisi rischia di diventare un problema sociale". |
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Non con i miei soldi. Non con i nostri soldidi don Marcello CozziParlare di pace in tempi di guerra è necessario, ma è tardi.
Non bisogna aspettare una guerra per parlarne. Bisogna farlo prima.
Bisogna farlo quando nessuno parla delle tante guerre dimenticate dall'Africa al Medio Oriente, quando si costruiscono mondi e società sulle logiche tiranniche di un mercato che scarta popoli interi dalla tavola dello sviluppo imbandita solo per pochi frammenti di umanità; bisogna farlo quando la “frusta del denaro”, come ...-->continua
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