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''Non può educare chi mente sapendo di mentire'' |
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5/02/2020 |
| Si chiama “Legalità per il clima” ed è un team di legali composto da Michele Carducci (professore Ordinario di Diritto Costituzionale Comparato – Unisalento ), Raffaele Cesari (avvocato) e Luca Saltalamacchia (avvocato, il primo ad aver portato Eni in tribunale in Italia). Il team sta preparando una diffida indirizzata all’Associazione dei Dirigenti scolastici (ANP) e al Ministero della pubblica istruzione. Il motivo è quello che ha scatenato l’indignazione di mezza Italia, tra docenti, studenti, associazioni e sindacati: l’accordo tra l’associazione e la multinazionale Eni per l'educazione ambientale nelle scuole (materia che diventa obbligatoria), in supporto alla formazione dei docenti. E’ un lavoro, quello del team, coraggioso e poderoso, che non riguarda soltanto la formazione scolastica affidata ad Eni, ma che si affaccia a scenari più ampi che richiedono due elementi su tutti: un lavoro di ricerca e studio che non finisce mai e una grande pazienza. Abbiamo raggiunto telefonicamente il professor Carducci che ci ha spiegato, nel dettaglio, perché l’accordo Anp ed Eni e la metodologia adottata nel concretizzarlo rappresentino un atto da contrastare.
Professore, in quanti hanno aderito fino ad ora per dare il loro sostegno all’azione del team?
Il numero preciso non siamo in grado di dirlo perchè stiamo ricevendo via via adesioni. A me personalmente sono arrivate 58 adesioni, tra docenti e genitori singolarmente, poi ci sono molte associazioni come A Sud onlus e sono state preannunciate adesioni da parte di alcune sigle sindacali del settore scuola. Non ho raccolto direttamente io le adesioni ma le ho fatte raccogliere ad alcuni docenti quindi man mano che arrivano avrò il quadro completo. Entro questa settimana redigo la diffida.
L’introduzione di questa materia, cioè i cambiamenti climatici, in ambito scolastico è una buona notizia?
Dipende da come la si insegna. Personalmente non mi ha entusiasmato questa notizia soprattutto nella misura in cui è pervenuta da un Ministro, Fioramonti, che conosce abbastanza bene cosa significhi insegnare lo sviluppo sostenibile in un modo piuttosto che in un altro, perchè la sua esperienza personale di formazione è legata a questo tipo di tematiche. Mi è sembrata più un'operazione di facciata che di contenuto perché, per esempio, diverso sarebbe stato se il Ministero avesse detto, ovviamente senza incidere con questo sull'autonomia degli istituti e sulla libertà di insegnamento: ogni corso deve avere determinati requisiti, deve fondarsi su documenti ufficiali delle Nazioni Unite, sugli impegni sottoscritti dallo Stato Italiano. E questo non è stato fatto.
Ed è questa la strategia che avete adottato anche perchè pensate che Eni a questo non dovrebbe poter controbattere.
Esattamente. Basterebbe chiedere a Eni se ha conteggiato quale sia il proprio contributo rispetto al carbon budget, cioè alla quantità di carbonio disponibile in Italia come emissioni. Non lo ha fatto. E allora come fa a raccontare che la decarbonizzazione degli impianti di energia elettrica in Italia contribuisce alla lotta ai cambiamenti climatici? Messo così suona corretto e incontestabile ma parametrato al carbon budget, che è prevista dai parametri dell'IPCC (Intergovernmental Panel on Climate Change) , non lo è. Il carbon budget dell'Italia si esaurirà fra otto anni, il che significa che fra otto anni noi dovremmo avere emissioni nette pari a zero. E questo non succederà. Questo va detto, altrimenti si mente. Non è un esercizio di manifestazione di libertà di pensiero, ma sarebbe un esercizio di manipolazione della realtà. Chi ha sbagliato enormemente è stata l'associazione nazionale presidi (ANP) nel fissare i criteri selettivi della scelta di questo soggetto esterno per la formazione. L’associazione in sé è un soggetto privato e può rivolgersi a qualsiasi soggetto privato e viceversa. Il problema è che i soggetti che compongono l’associazione non solo sono funzionari pubblici, ma sono funzionari pubblici responsabili di istituzioni educative, cioè le scuole. Il punto non è che sia un privato, quanto piuttosto la circostanza che si è fatta una valutazione prescindendo proprio dalla riserva di scienza. Eni non è stata chiamata al corso di economia per insegnare come si elabora un business plan o come funziona una multinazionale. Eni è stata chiamata a fare informazione ambientale e scientifica senza fissare delle condizioni. Ha sbagliato l’ANP a fissare i criteri selettivi, se mai li abbia fissati, nella scelta di questo soggetto esterno per la formazione. Con la diffida diremo: o tu hai documenti che provino che sia stato fatto tutto regolarmente e quindi abbiamo scatenato una tempesta in un bicchier d’acqua oppure ti devi fermare. Ma penso che se avessero avuto i documenti li avrebbero già presentati perché ormai la questione è di dominio pubblico. Il presidente dell’ANP ha detto che la negoziazione è avvenuta sulla base della migliore offerta economica. Gravissimo. Noi daremo 30 giorni di tempo per smentire, documenti alla mano, tutte le nostre preoccupazioni ma se non lo fanno denunceremo perché vorrà dire che un dirigente pubblico, in nome della economicità privata, sacrifica il dovere dell’insegnamento scientificamente rigoroso.
Questo è il tema della ‘’riserva di scienza?’. Che cosa è?
Quando si parla di questioni ambientali e climatiche, e questo vale per tutti i soggetti non solo quelli qualificati, qualsiasi cosa si dica deve essere scientificamente fondato. E’ come se io dicessi ai ragazzi: “Oggi ci sono le nuvole”. I ragazzi guardano dalla finestra e vedono che c’è il sole. Quel dire ‘’oggi è nuvoloso’’ non è una mia opinione ma è un’informazione ambientale e deve necessariamente essere fondata sulla scienza. Sarebbe una mia opinione dire: ‘’non mi piace il sole quindi per me oggi è una brutta giornata”, ma non posso negare che ci sia il sole. La riserva di scienza è questo: quando comunico, in qualsiasi consesso, soprattutto quando esso è pubblico e addirittura educativo, informazioni che riguardano l’ambiente, esse devono essere per legge scientificamente fondate. Non sono opinioni meteoropatiche su come mi rapporto io all’ambiente. E’ questa la grande pietra dello scandalo nella vicenda Eni: non può, chi opera ignorando la riserva di scienza (sapendo di ignorarla), proporre criteri di insegnamento. Non basta citare i report, occorre esporli nei contenuti, dire cosa significhino, fornire gli strumenti affinché ragazzi e docenti li comprendano, altrimenti non vuol dire nulla. E’ come citare una poesia in tedesco di Goethe a chi non sa il tedesco, senza spiegarla. Questo approccio è estremamente diseducativo.
Con la vostra azione volete anche creare un precedente importante?
La rete ‘Legalità per il clima’ composta da me e dagli avvocati Saltalamacchia e Cesari, sta preparando la causa climatica contro lo Stato e stiamo lavorando per preparare una serie di cause climatiche contro le imprese. Sono tutte iniziative che servono a fare emergere come nel contesto italiano le presunte impunità di queste grandi imprese stiano venendo meno. Nella causa contro lo Stato, per esempio, poiché esso è socio di riferimento di Eni, si potrà dire che lo Stato, di fronte a questo scandalo di Eni nelle sue scuole pubbliche non ha mosso un dito. Quindi è complice di una diseducazione nei confronti delle proprie scuole, il peggio che possiamo immaginare. E’ uno Stato che non garantisce l’educazione dei figli dei propri contribuenti, cioè i cittadini. Qui non ci sono contrapposizioni tra pubblico e privato: c’è un soggetto, Eni, che gioca con una comunicazione falsa, che già è stata sanzionata dall’antitrust come pubblicità ingannevole. Mente con complici, paradossalmente, dirigenti pubblici, scolastici, che accettano di fare entrare a scuola, attenzione, non il privato, non è questo il punto, ma scelgono di fare entrare a scuola la menzogna.
Viene messa anche in dubbio la metodologia adottata per la selezione?
Ci si poteva, per esempio, rivolgere alla CRUI (la conferenza dei rettori delle università italiane), anche quella è un’associazione privata, che coopera col Ministero. L’ANP avrebbe avuto un’offerta gratuita per la formazione, avrebbe avuto un’offerta molto più ampia di competenze e di opportunità di apprendimento. Io capirei se operando nel deserto mi rivolgessi al ‘’meno peggio’; in realtà le alternative erano tante. Il metodo è stato superficiale e gravemente lesivo per il rigore della formazione che si deve garantire nelle scuole, di cui i dirigenti dovrebbero essere garanti.
Come sarà strutturata la diffida?
Noi struttureremo la diffida citando tutte le fonti necessarie e, le posso assicurare, che se si legge le fonti non dorme più la notte. C’è un report di Nature sui cosiddetti tipping points, i punti di non ritorno sulla sostenibilità del pianeta: 9 punti su 11 sono stati già superati. Questo studio chiude dicendo che se continuiamo così andremo incontro al ‘’Global tipping point’, al collasso globale. Globale. L’ignoranza che c’è su questo non può più essere una giustificazione perché ormai abbiamo tutti i mezzi e le possibilità per comprendere.
La Banca dei regolamenti internazionali (BRI) composta da tutte le banche centrali del mondo ha presentato al vertice del World Economic Forum di Davos, pochi giorni fa, un report in cui parla di ‘’cambio epistemologico’’ nell’affrontare i problemi. Non possiamo continuare a raccontare il presente nella continuità del passato quando siamo sull’orlo del precipizio nell’imminente futuro. Non saremmo onesti con i nostri ragazzi. Ma tutto questo non si fa e non si dice e ci si affida a chi porta sulle spalle la responsabilità epocale di tutto questo, come Eni.
Mariapaola Vergallito
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Non con i miei soldi. Non con i nostri soldidi don Marcello CozziParlare di pace in tempi di guerra è necessario, ma è tardi.
Non bisogna aspettare una guerra per parlarne. Bisogna farlo prima.
Bisogna farlo quando nessuno parla delle tante guerre dimenticate dall'Africa al Medio Oriente, quando si costruiscono mondi e società sulle logiche tiranniche di un mercato che scarta popoli interi dalla tavola dello sviluppo imbandita solo per pochi frammenti di umanità; bisogna farlo quando la “frusta del denaro”, come ...-->continua
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