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Eolico selvaggio in Basilicata

19/06/2017

Diciamo subito che i Verdi sono al fianco del Comitato spontaneo di Piani del Mattino. I Verdi auspicano la totale produzione di energia con fonti rinnovabili ed , inoltre, che in caso non vi sarà una moratoria sull’eolico in Basilicata , i Verdi daranno inizio a manifestazioni importanti ed a uno sciopero della fame a cui si dicono disposti iscritti, associazioni, e comitati spontanei. Siamo stufi di non essere ascoltati. Siamo stufi di ripetere “ve l’avevamo detto”. Nella provincia di Potenza, in particolare nelle zone interne, negli ultimi vent’anni, sono stati installati numerosissimi impianti eolici, al punto che oggi l’intera area produce più del 6,7% dell’energia eolica Italiana. L’elevata concentrazione di impianti in queste zone è palese a partire dall’elevato impatto visivo e paesaggistico. In Basilicata, badate bene, in presenza di un PEAR (piano energetico ambientale regionale), che fa acqua da tutti i lati, “nessuna vera” legislazione regolamenta l’installazione degli impianti eolici. (In particolare la Legge Regionale n. 8/2012 e il PIEAR stanno consentendo non solo di inondare ogni versante di gigantesche pale e di sventrare habitat e foreste - avendo tra l’altro approvato procedure molto semplificate per gli impianti fotovoltaici ed eolici compresi fra 200 kw ed 1 MW - ma anche di scorrazzare, da parte di speculatori di ogni sorta, all’interno dello spazio deregolamentato degli impianti eolici a micro-generazione: in particolare quelli con pale inferiori a 200 kw di potenza (circa 40 metri di altezza), che possono essere installate anche a meno di 100 metri di distanza l’una dall’altra, in prossimità di strade, abitazioni, terreni agricoli, senza essere sottoposti ad alcuna autorizzazione). Pertanto i colpevoli vuoti legislativi contenuti nella Legge Regionale n. 8/2012 e nel PIEAR vanno immediatamente colmati, mediante una scelta politica chiara e trasparente che fughi ogni dubbio di complicità e di collusione con affaristi e speculatori. In questo modo, il territorio è esposto alla proliferazione incontrollata di aereogeneratori e opere connesse (sottostazioni, elettrodotti…). La totalità degli impianti appartiene a privati e non sono attivi strumenti di redistribuzione della ricchezza prodotta che possano generare ricadute economiche positive per il territorio. Appare chiaro che “i furbetti” utilizzano gli impianti eolici come strumento di “investimento” di denaro e fonte di profitto.
I dati dell’invasione dell’eolico in Basilicata: Ad oggi, secondo il rapporto statistico GSE 2015, la Basilicata si aggiudica il secondo posto nazionale con il 6,7% della potenza eolica installata in Italia. Nel 2015 , nella nostra regione, gli impianti censiti sono 461, con una potenza di 761,3 MW – nel 2014 erano 263 impianti e una potenza di 475 MW. In un anno si è quasi raddoppiata. L’Italia meridionale , nel complesso, presenta il maggior numero di impianti eolici installati. Il primato spetta alla vicina Puglia, seguita dalla Basilicata. Al nord la diffusione ( in molte zone è quasi assente) è contenuta nell’ordine dell’1-2%. Al centro è intorno al 2-3%. Nella nostra regione , nel 2015, si è registrato un aumento record in termini assoluti della produzione + 134 GWh. Pensate la Basilicata produce 959,9 GWh, la Lombardia niente, il Lazio 98,1 GWh , il Piemonte 30,1 GWh. In Basilicata , ad oggi, la produzione è di 1,176 KW/abitante, quando la media nazionale è di 0,176 KW/abitante. Ed ancora, in Basilicata abbiamo una produzione di 69,226 KW/kmq quando la media nazionale è di 29,674 KW/kmq.
Impatto sul territorio: Tra i diversi fattori di impatto sul territorio, il più evidente è l’occupazione di suolo e l’impatto visivo. Le turbine eoliche sono ingombranti, le pale hanno dimensioni che vanno dai 45 ai 130 metri di altezza e sono visibili in ogni contesto in cui vengono inserite. Tale impatto risulta fortemente aggravato in caso di alta concentrazione di impianti. La distanza minima tra le pale e le abitazioni è stata progressivamente ridotta da 1400 metri (indicati dalla Commissione Europea) fino a 200 metri (stabiliti dallo “Sblocca Italia”). Non trascurabili sono anche l’inquinamento acustico prodotto dalle pale eoliche e le conseguenze sulle migrazioni degli uccelli autoctoni. Inoltre, anche la distanza degli impianti dalle strade è stata ridotta, mentre è aumentato il pericolo di dissesto idrogeologico, in un’area, tra le altre cose, ad alto rischio sismico. Inoltre, il proliferare di impianti eolici delinea un’unica direzione per lo sviluppo territoriale, con un asservimento maggioritario a quella tipologia di destinazione d’uso.
Regolamentazione: La legislazione regionale che regolamenta l’installazione degli impianti eolici in Basilicata è una sorta di “pista di lancio” per i furbi , il cosiddetto PEAR. Come dire “anche rispettandoti ti riempiamo il territorio di pale eoliche”. La direttiva 20/20/20 dell’Unione Europea conferisce alle regioni le competenze in materia di energia, ma fu il governo Berlusconi a intervenire sul vuoto normativo dei governi regionali, promulgando la legge 387/2003 che consente l’esproprio per pubblica utilità per la costruzione di impianti di energia “pulita”. Inoltre, con lo “Sblocca Italia” del governo Renzi, approvato nel novembre del 2015, è il MiSE ad autorizzare la costruzione di nuovi impianti, come stabilito dall’articolo 38 della legge stessa, obbligando i comuni a fare variazioni urbanistiche. È stata l’attività dei comitati territoriali, intensificatasi tra il 2015 e il 2016, a mettere in evidenza le criticità dei parchi eolici e richiedere l’attenzione degli attori istituzionali.
Le nostre proposte: Tra le varie proposte avanzate dai Comitati Ambientali vi è, innanzitutto, la variazione del Piano Energetico Ambientale Regionale, necessario alla gestione dei fondi della Green Economy e propedeutico alla redazione di una legge regionale di indirizzo e di programmazione riguardo lo sviluppo economico connesso alla sostenibilità ambientale. In secondo luogo, la revisione della legge 387 del 2003, che prevede l’esproprio per pubblica utilità, in quanto il profitto di un privato che proviene dall’eolico non può essere equiparato al pubblico interesse. Inoltre, l’avvio di un Parco Regionale Rurale con vincolo paesaggistico. Agli enti che vi partecipano di non dare più pareri favorevoli in sede di Conferenza dei Servizi e ai nostri Sindaci di parteciparvi con documenti tecnici che giustifichino il loro e il nostro dissenso. Inoltre, richiedere un indennizzo all’Unione Europea per i danni subiti al nostro Patrimonio Comune (distruzione di strade, dissesto idrogeologico, modifica dell’ambiente faunistico e paesaggistico). Ai Consiglieri Regionali di avviare una “moratoria” urgente per modificare il PEAR, che riguardi non solo l’eolico, ma anche le trivellazioni petrolifere, gli impianti a biomasse, le cave e le discariche. Chiediamo che lo stesso funga da premessa in vista di una legge, seria e complessiva, regionale sull’energia. Ai Deputati del nostro Parlamento di modificare nuovamente il dl n.387/03 e il decreto dei 5 mld di incentivi alle imprese che producono energia elettrica da fonte rinnovabile non fotovoltaica. La messa in campo di una Task Force coordinata dalla procura antimafia e dall’autorità anticorruzione a difesa dei diritti dei cittadini per verificare anche la provenienza di tutti i soldi investiti nell’eolico e nel nostro territorio .
Energia “BENE COMUNE”: L’eolico “selvaggio”, cosi come è gestito, non rappresenta una risorsa per il territorio e per chi lo vive: infatti, la risorsa stessa viene presa e portata altrove. Allo stesso modo, i profitti sono esclusivi per le società private che investono negli impianti. Si tratta, dunque, di un vero e proprio sfruttamento “selvaggio” del territorio. L’energia in quanto bene primario ed essenziale non può essere trattato come una merce e lasciata nelle mani dei privati ma deve essere ripensata in un’ottica di ri-pubblicizzazione, come sancito dall’articolo 43 della Costituzione. Bisogna procedere verso una democratizzazione dell’energia, dalla produzione alla gestione, attraverso il coinvolgimento dei cittadini , dei comitati e degli organi rappresentativi. Il territorio è di tutti e abbiamo, tutti, l’obbligo di lasciarlo in buono stato generale ai nostri figli e non sventrarlo, deturparlo, sfruttarlo a soli fini di vantaggio privato.




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