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Recensione libro di Marco Minniti |
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10/11/2018 | Il libro di Marco Minniti “Sicurezza e libertà” di 224 pagine, edito da Rizzoli libri, ed acquistabile al prezzo di 19 euro, mette in rilievo che il termine “sicurezza”, è un termine che deve essere centrale nel vocabolario della sinistra italiana ed europea. Non è infatti possibile pensare a una forza riformista di affermazione dell’individuo e della sua liberazione, se non si mette al centro di questo processo il tema della sicurezza. Esiste, si concretizza solo nel rapporto dell’individuo con l’altro. Nel reciproco riconoscimento. Pertanto la sicurezza, è uno dei punti di incontro tra l’individuo e la comunità. La garanzia della socialità. Sentirsi sicuri significa “sentirsi reciprocamente”: questo è un punto fondamentale che rende sempre più evidente il confine tra una società aperta e una società chiusa. Una società chiusa nella dimensione virtuale del sacro blog e nella dimensione fisica che traccia un confine di separazione dagli altri, anche a livello internazionale. Non sfugge a nessuno che dietro l’offensiva
dei nuovi populismi, sia quelli europei sia quello italiano, ci sia l’idea che non è possibile tenere insieme il principio di sicurezza e quello di libertà, due principi fondativi della democrazia. Li si considera come una “coppia opposizionale”. Così come tante altre: o si sceglie la sicurezza, o la libertà; la crescita economica, la questione sociale, l’Europa, e l’interesse nazionale. Il populismo in questi anni ha indotto gran parte dell’opinione pubblica italiana ed europea a coltivare la convinzione di doversi schierare a favore dell’uno o dell’altro principio. La questione è invece che non siamo assolutamente di fronte a delle “coppie opposizionali”. Il futuro delle democrazie sta proprio nella capacità di conciliare i poli di quella che vogliono indurci a credere sia un’alternativa. “Sicurezza è libertà” è un principio universale, che vale per tutti. La sicurezza è anche una questione che riguarda innanzitutto la gente comune, quindi la sinistra deve considerarla prioritaria. Negli ultimi anni il Mediterraneo è diventato un quadrante cruciale per la sicurezza del pianeta, e ha assunto un ruolo decisivo non soltanto per i Paesi che hanno una relazione diretta con quest’area. La sua centralità si è infatti ulteriormente rafforzata soprattutto quando è sceso in campo come protagonista Islamic State. Per l’Italia essere al centro del Mediterraneo non è però soltanto una fonte di problemi. È soprattutto una straordinaria opportunità, una sorta di benedizione divina, perché in questo mondo in evoluzione, senza un unico padrone, godere di questa collocazione geografica, costituisce un’incredibile risorsa.
Biagio Gugliotta. |
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