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Presentato a Rotondella “Il Planetario di Archimede ritrovato” |
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3/05/2012 | Preceduta dal saluto del sindaco Vincenzo Francomano e da brevi interventi (Maria Cuccarese, Antonio De Siena e Vincenzo Viti) sull’attuale stato dei beni culturali nella nostra regione, in un incontro coordinato da Battista D’Alessandro, si è svolta a Rotondella la conferenza del prof. Giovanni Pastore sul “Planetario di Archimede” e su “La Brocchetta di Ripacandida” mentre nel libro di poco meno di 500 pagine (al momento in traduzione in lingua inglese perché ampiamente richiesto dalle comunità scientifiche) trova spazio anche lo studio sui meccanismi di Antikitera (datato 2006).
Un incontro al quale l’Autore teneva molto perché rotondellese e profondamente legato al “borgo natio”. Nel presentare la serata culturale come importante momento di divulgazione scientifica, dove la fruttuosa opera di Pastore rappresenta l’incontro tra archeologia, tecnologia, storia, letteratura e scienza, Maria Cuccarese, assessore alle Politiche culturali, ha tenuto a sottolineare come tutto questo sia “la chiara dimostrazione del fatto che quando si parla di cultura il raggio di azione è talmente ampio che, se si prova racchiuderlo in una definizione si correrebbe il rischio di limitarlo e perdere la sua reale portata”.
Ampiamente tratteggiata dal prof. Antonio De Siena la figura ed il ruolo di Pitagora (e dei Pitagorici), nativo di Samo e che a Crotone si stabilì dopo avere viaggiato e frequentato quelli che possiamo considerare i più importanti centri culturali e le biblioteche della “conoscenza” di quei tempi, in Asia Minore e nel Mediterraneo, per morire a Metaponto.
Una figura importante, quella di Pitagora, ed una Scuola (probabilmente nata a Crotone dove il filosofo di Samo mise a frutto tutta la sequenzialità delle conoscenze) che preparava i pochi eletti alle sfide del mondo per ciò che riguardava la scienza, la cultura e la politica. Figura importante anche per la nostra regione che non esclude l’azione di Pitagorici nelle aree interne come molte documentazioni lascerebbero dedurre, lungo appunto quelle vie di comunicazione che dallo Jonio si diramavano verso l’interno e che poi si ricollegano all’interpretazione di quanto affrescato sulla “Brocchetta di Ripacandida”.
L’ing. Pastore ha dedicato un ampio studio al “calcolatore di Antickithera (dal toponimo di una isoletta greca dove il minuscolo ingranaggio venne ritrovato nel 1902), risalente al I secolo a.C., strumento astronomico che rappresenta il “primo calcolatore della storia”. Si tratta -è stato spiegato- di resti di un congegno meccanico che -sicuramente- veniva utilizzato come strumento sia per la navigazione che per indagini astronomiche e che risulterebbe essere stato -al momento- una sorta di anticipazione della scienza moderna per questo tipologia di ricerche.
Pastore ha quindi proseguito nel tratteggiare la storia del frammento di Olbia (risalente al III sec. a.C.), alcuni millimetri di una ruota dentata ritrovati nel corso di scavi archeologici tra i resti del mercato dell’antica città, facente probabilmente parte di un ingranaggio complesso quale il Planetario del siracusano Archimede (della Scuola dei Pitagorici). La proiezione di filmati e diapositive hanno reso maggiormente comprensibile l’affascinante viaggio in un passato la cui rilettura, come ha fatto appunto Pastore, regala scoperte nuove e/o nuove interpretazioni del già conosciuto. Per il docente e ricercatore rotondellese, sia il frammento di Antikythera che quello di Olbia sono ingranaggi di macchine per il calcolo, complessi più si va indietro nel tempo. Utilizzati nell’antichità per riprodurre il moto dei pianeti sino a quel momento conosciuti, e nello stesso tempo, della Terra nello spazio, con il Sole come elemento regolatore. Per ciò che riguarda la scena riprodotta sulla “Brocchetta di Ripacandida” (manufatto ritrovato in una tomba femminile e conservata nel Museo di Melfi), Pastore ritiene che essa sia la rappresentazione della caduta di un meteorite sul nostro pianeta che causò distruzione e lutti, trovando un riscontro letterario in “Metereologia” (un’opera minore di Aristotele) che tratta in poche righe dell’impatto di una grande meteorite nella Grecia orientale (verso la metà del V secolo). Questo evento dell’antichità, ha sottolineato Pastore, viene disegnato con una “disposizione simmetrica, e non casuale, delle linee, dimostrando che esso viene descritto su un piano tridimensionale confermando così che la dottrina pitagorica era a conosenza della sfericità della terra e dell’universo, come dell’origine siderale dei corpi celesti, cosa rimasta ignota per 2000 anni, per i condizionamenti della fisica aristotelica a affermava non esserci corpi solidi oltre la Luna, ma la quintessenza”.
L’appassionante viaggio dell’ing. Pastore, autore tra l’altro di diverse altre pubblicazioni scientifiche, può essere consultato sul sito www.giovannipastore.it. Una grande ricerca che ha guadagnato le pagine dei più importanti quotidiani italiani e della stampa specializzata internazionale.
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