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Agostino d’Ippona: guida per l’umanità

28/04/2012

“Angusta è la casa della mia anima perché tu possa entrarvi: allargala dunque; è in rovina: restaurala; alcune cose contiene, che possono offendere la tua vista, lo ammetto e ne sono consapevole: ma chi potrà purificarla, a chi griderò, se non a te…”. Questo frammento delle Confessioni indica un cammino di vita che diviene ricerca della verità. È purtroppo convinzione comune ai giorni nostri che alcuna verità, oltre quella scientifica, meriti di essere ricercata. E anche in quel caso tale lavoro viene affidato agli uomini di scienza, e relegata nell’alveo dei laboratori, che sanno di formalina o di cibernetica. Infinite sono le strade che invece portano alle verità più nascoste e più profonde, meno accessibili ma non per questo meno presenti nella vita di ogni uomo e nella realtà dell’universo. Agostino stravolge l’approccio tradizionale alla fede, intesa come contemplazione della rivelazione e inizia un cammino di uomo e di filosofo usando il metodo della ricerca. La verità che egli cerca è quella che sta dentro l’uomo e che una volta scoperta rivela il significato autentico della propria vita interiore e del proprio destino. L’anima che Agostino indaga altro non è che l’interiorità dell’uomo, l’io nella sua essenza. Sant’Agostino è l’uomo che parla; più uomo di chiunque altro e perciò attuale e senza tempo. La ricerca del cammino interiore rappresenta anch’essa un esempio che le barriere del tempo non potranno arrestare. Egli non offre alcuna verità assoluta ma solo quella che è riuscito a aggiungere attraverso la sua esperienza interiore di credente e di filosofo. Dichiara di non voler conoscere altro se non l’anima e Dio: “cioè l’essere nella sua trascendenza e nella sua normatività senza del quale non è possibile riconoscere la verità dell’io” (Abbagnano). L’uomo moderno prima di escludere ciò che non riesce a spiegare, e vivere un’esistenza fine a se stessa dovrebbe porsi sotto forma di domanda ciò che Agostino racconta nella sua confessione: “Non voglio dire, se non questo: che ignoro donde venni qui, a questa, come chiamarla, vita mortale o morte vitale. Lo ignoro, ma mi accolsero i conforti delle tue misericordie, per quanto mi fu detto dai genitori della mia carne, dall’uno dei quali ricavasti, mentre nell’altra mi desti una forma nel tempo; io non ricordo. Mi accolsero dunque i conforti del latte umano, ma non erano già mia madre o le mie nutrici a riempirsene le poppe, bensì eri tu, che per mezzo loro alimentavi la mia infanzia, secondo il criterio con cui hai distribuito le tue ricchezze sino al fondo dell’universo. Tu, anche, mi davi di non desiderare più di quanto davi, e a chi mi nutriva di darmi quanto le davi. Per un sentimento ben ordinato le donne desideravano darmi ciò di cui ridondavano per grazia tua, e il bene che io traevo da loro era un bene per loro, che procedeva non da loro, ma per mezzo loro. Tutti i beni derivano da te, Dio, dal mio Dio deriva l’intera mia salute. Me ne accorsi più tardi, quando la tua voce me lo gridò proprio attraverso i doni che elargisci al nostro corpo e alla nostra anima. Allora sapevo soltanto succhiare e bearmi delle gioie o piangere delle noie della mia carne, null’altro. Natura dei bambini. Poi cominciai anche a ridere, prima nel sonno, quindi nella veglia. Così almeno mi fu riferito sul mio conto…”. È infatti del tutto lecito chiedersi quale necessità o vantaggio abbiano trovato le molecole inorganiche, le quali avevano già la loro eterna esistenza nelle forme di aggregazione elementare, nel trasformarsi in materia organica corruttibile e caduca. Sant’Agostino ci indica una strada per il futuro dell’umanità quando ci invita a ricercare delle verità che siano valide per l’uomo e riferite a qualcosa che si pone al di sopra dell’uomo stesso. Egli individua questo riferimento in Dio, così come potremmo anche noi fare, ma potrebbe essere l’idea del bene, la morale comune e ogn’altra cosa che superi l’individuo e abbracci i valori universali. Questo enorme impegno che dovrebbe trovare compimento in una vita di studio e di riflessione trova la sua giusta motivazione in quel soffio di vita che ha diviso l’universo nelle sue due categorie fondamentali: animato ed inanimato; dove per animato non si intende “che vive” bensì “capace di trascendere”.

Antonio Salerno




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