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‘Camminiamo insieme, il valore della sinodalitá’

21/04/2017

L’umanità è sempre in vulcanico tumulto con scossoni e scenari epocali. Forte deplorazione di Papa Francesco contro gli eccidi in Siria, il massacro dei cristiani, gli attentati terroristici, l’emergenza migranti.
Le stragi che si perpetrano a tutte le latitudini sono solo le punte di un iceberg di sofferenza che colpisce l’uomo sempre più trascurato e vilipeso nei suoi diritti più elementari.
Bergoglio è addolorato soprattutto per i profughi che fuggono dalla fame, dalla guerra, da altri pericoli gravi, alla ricerca di sicurezza per i bambini, per le famiglie costrette a farsi profughe, a essere vittime della tratta delle persone, del rifiuto e dello sfruttamento.
Le cause radicali del malessere mondiale sono da ravvedersi in un oscuramento di alcune verità evidenti sull’uomo e cioè che l’uomo ha un primato sulla politica (la quale è al servizio della dignità umana), che la dimensione spirituale dell’uomo ha un primato sulla dimensione economica della sua attività.
In un mondo dove i conflitti, l’esodo drammatico dei profughi, il degrado ambientale, le diseguaglianze e la violenza rendono l’uscita dal labirinto sempre più difficile e lontana, il filo di Arianna che può portare in salvo è la misericordia.
Non è la cultura dell’egoismo, dell’individualismo, che spesso regola la nostra società, quella che costruisce e porta ad un mondo più abitabile; non è questa, ma la cultura della solidarietà; la cultura della solidarietà è vedere nell’altro non un concorrente o un numero, ma un fratello. E tutti noi siamo fratelli!
Noi lucani a questo punto, mossi dalla solidarietà, chiediamoci, allora, quale modello di sviluppo e produzione e quale stile di vita vogliamo costruire nella nostra regione, nella nostra zona per vincere insieme le sfide di questo momento di crisi uscendo definitivamente dalla richiesta (o pretesa?) di assistenzialismo ed essere nuovi meridionalisti che sanno valorizzare il buono delle loro realtà.
Se diventiamo capaci di sentire con i palpiti del cuore potremo mettere in pratica opere di misericordia economica (problemi di acqua e terra inquinate da petrolio, scorie radioattive, rifiuti tossici; di accoglienza di immigrati che cercano lavoro stagionale nelle campagne; di sostegno di chi ha perso o non trova lavoro…) o di misericordia culturale (orientare a scegliere la via della vita; restituire speranza a giovani, donne e anziani palesi, ma anche subdole e nascoste…) verso il nostro popolo e la nostra terra. E allargare l’orizzonte agli ultimi della società e del mondo.
Ora la caduta del senso di socialità ha prodotto tendenze egoistiche, gonfiando a dismisura il catalogo dei diritti e delle pretese dei singoli, esaltando l’individualismo e lasciando totalmente in ombra i doveri, le relazioni e le responsabilità; tutti indifferenti alle proprie responsabilità, tutti complici nel fingere di non sapere. Contro il ributtante egoismo e il vergognoso individualismo il credente che veramente ama, è chiamato ad aprirsi molto di più alla socialità, alla propria crescita in una cultura di solidarietà, di partecipazione attiva alle iniziative apostoliche di chi sa rendere visibile l’energia rinnovatrice della risurrezione. La fede dovrà misurarsi sempre di più sul piano concreto dei problemi dell’uomo.
La vocazione del cristiano è valutabile nell’esperienza religiosa vissuta quale membro della Chiesa. Qui, uniti, nella comunità e con la comunità, in una dimensione sempre più coinvolgente della comunione ecclesiale, i cristiani, con le loro connotazioni personali, sono facilitati nel rispondere alla chiamata del Signore, per fare parte del regno della salvezza.
A questo punto ci permettiamo di affermare che deve farsi strada la comunione ecclesiale che al dire di Sua Eccellenza Mons. Vincenzo Orofino, Vescovo di Tursi-Lagonegro è: “quella comunione che è armonia sinfonica, che rende liberi, che accoglie tutti, che non pretende niente e non giudica nessuno, che esalta i carismi, le attitudini e la storia di ognuno”.
Lo stesso Presule afferma che la vita della Chiesa, che è mistero di comunione, nella sua più intima verità è sempre tutta sinodale. Il metodo sinodale promuove il coinvolgimento attivo di tutti i credenti in Cristo, attraverso la corresponsabilità missionaria dei fedeli laici, nel rispetto-valorizzazione dei carismi, delle attitudini, dei ministeri e della vocazione di ciascuno. Secondo Mons. Orofino “è urgente e indispensabile crescere nella corresponsabilità ecclesiale”. Lo stesso Vescovo tra l’altro raccomanda l’inclusione sociale dei poveri e la capacità di incontro e dialogo per favorire l’amicizia sociale nel Paese, cercando il bene comune. Una Chiesa aperta, itinerante, popolo in cammino. Un cammino che va concepito come attitudine costante della Chiesa e come atteggiamento che la definisce nella sua più profonda identità.
Si vuole una Chiesa tutta sinodale che sappia ascoltare la voce del territorio per abitarlo anche stringendo alleanze educative per realizzare sempre di più l’immagine di Chiesa donataci dal Vaticano II, una Chiesa popolo di Dio, che manifesti e testimoni nell’uscire la ricchezza di amore che ha ricevuto in dono, perché in una pratica sinodale, si giunga a scelte concrete per realizzare sempre di più l’immagine di comunità del Vaticano II, con un Concilio da assimilare sempre di più e da incarnare nel tessuto vivo del Paese.
In tale contesto è stabilito un grande convegno residenziale a Paestum (SA) dal 23 al 25 aprile 2017, per le 71 parrocchie della vasta diocesi di Tursi-Lagonegro. Tema prescelto: “In discernimento per una rinnovata azione ecclesiale”.
In conclusione auspichiamo una Chiesa che sappia dialogare con tutti coloro che hanno a cuore il futuro della Basilicata e vogliono mettere a frutto la loro intelligenza per pensarlo insieme, nella collaborazione fra parti diverse o politiche o sociali o sindacali, affinché tutto e tutti siano protesi al bene veramente comune.

Sac. Camillo Perrone – Parroco Emerito di S. Severino Lucano



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