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Moliterno ricorda Carlo Giuliani |
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9/12/2011 | La tragedia vicenda di Carlo Giuliani è fin troppo nota. Il ragazzo ( e non il black bloc) colpito a morte consapevolmente (e non da un proiettile vagante esploso improvvisamente) da un giovane carabinieri il 20 luglio del 2001 in Piazza Alimonda, a Genova durante le turbolenti giornate del G8 in cui lo Stato Italiano si assunse la responsabilità di sospendere la democrazia e dare vita ad un’operazione di vera macelleria poliziesca. Dieci anni sono passati da quel pomeriggio terribile in cui “Carlo Giuliani, ragazzo” perse la vita e in tutto questo tempo intanto lo Stato e la giustizia si sono assunti pure la vile licenzia di ucciderlo per la seconda volta, lasciando che ogni responsabilità di reato del suo assassino ( o assassini) venisse congelata. Quella di Carlo Giuliani è una triste vicenda della memoria violata, che ci riporta ad altre storie, ad altre vite spezzate innocentemente e a cui la stato ha negato giustizia . Sulla morte di Carlo un tribunale italiano ha fatto cadere la vergogna dell’archiviazione, ma c’è chi non ha voluto dimenticare, provando a mantenere vivo il ricordo di quel ventenne che scrisse in una sua poesia del 1997, quasi a beffa del destino: “Non ricordo chi mi ha detto che di vita non si muore”. Trenta scrittori italiani (tra cui Erri De Luca, Lidia Ravera, Massimo Carlotto, Nanni Balestrini, Pino Cacucci, Paolo Nori) hanno dedicato al ragazzo genovese dei loro brevi racconti che sono stati raccolti nel volume “Per sempre ragazzo”, uscito per Tropea e curato dalla scrittrice romana Paola Staccioli. E questa sera (ore 21.30) all’Art-House Sankara, insieme al documentario “Carlo Giuliani, ragazzo” (2002) di Francesco Comencini, verrà presentata la lettura di un testo del volume succitato, quello dello scrittore genovese Marco Sommariva “Cronaca di una morte annunciata”. Un racconto che prova srotolare la pellicola degli ultimi momenti di vita del giovane con una prosa sincopata, in cui il tratto cronachistico, la descrizione dei fatti vengono calati nel corpo, nello stato d’animo, nel sangue, nei pensieri, nella giovinezza, nel canottiera bianca del ragazzo che si accascerà al suolo ricoperto dal buio della morte. “Cazzo fai per terra Carlo?” si interroga Marco Sommariva come il corifeo di una tragedia greca. Già, che ci fa a terra Carlo? Vorremmo saperlo, come si conviene, dagli organi preposti di uno Stato che non dovrebbe mancare (mai) di far vincere la giusta-giustizia. |
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