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Allo Spazio Sankara si rinnova l’appuntamento con Filmcritica

4/03/2011

Domani sera (ore 21.30) viene presentato il numero doppio 611-612 (gennaio-febbraio 2011) della storica rivista diretta da un decano maestro della critica cinematografica, Edoardo Bruno. Il direttore nel suo consueto editoriale di poche righe (ma proficuo di intuiti) si sofferma sul tema della visibilità. E nello specifico sulla visibilità degli operai che dopo il referendum alla Fiat di Mirafiori, le proteste in piazza in Tunisia, Ungheria, Francia tornano ad essere protagonisti e far parlare di sé sui giornali e nelle televisioni. E di visibilità per Bruno si deve parlare per quei titoli “out” come “I misteri di Lisbona” di Raul Ruiz e “Lo zio Boonmee che si ricorda delle sue vite precedenti” di Apichatpong Weerasethakul che hanno conquistato il pubblico francese e il botteghino. “Una buona notizia questa – conclude Bruno - sulla quale gli esercenti italiani dovrebbero riflette, del resto in Italia anche il film di Martone ha smentito le prime perplessità dei distributori”. Nella rubrica “note di teoria” Edoardo Bruno ritorna su una personale ed antica tesi, secondo cui un film ha un suo pensiero che fa muovere il sapere. Per il critico il cinema non può risolversi in sola narratività, tutt’altro: è attraverso la sua struttura, il suo parlare, il suo linguaggio che l’arte dell’immagine in movimento può “attivare l’altro e realizzare l’Altrove”. Con un lungo saggio di una altra firma storica del periodico, Giona A. Nazzaro, ci si può incamminare lungo i territori e gli spazi del tempo filmico del tedesco Thomas Heise (ancora da noi poco conosciuto), il quale è andato a ricoprire nella filmografia del suo paese il vuoto lasciato dalla scomparsa di Rainer W: Fassbinder. All’ultimo film di Clint Eastwood “Hereafter” sono dedicati quattro interessanti articoli curiosi di avvicinarsi a tutte le corde di un’opera in cui l’autore, cercando di penetrare l’impenetrabile( il mondo dei defunti), sposta tutto il discorso narrativo (ed estetico) sul terreno della filosofia. Altrettanti interessanti sono le pagine (anzi i saggi-mignon ) che Filmcritica dedica alla Palma D’Oro di Cannes 2010, il sopracitato “Lo zio Boonmee che si ricorda delle sue vite precedenti” del tailandese Apichatpong Weerasethakul, il quale ha posto il sigillo su un film politico, chiuso nella metafora di un segno enigmatico, avvincente per le immagini “rossellinianamente estraniate, semplici e ruvide ”. Infine, nelle ultime pagine Alessandro Cappabianca fa un rendiconto
sull’ edizione del 2010 del Festival di Sulmona, rivolgendo una nota particolare a “La paura”, opera di sfumate girata con il telefonino da Pippo Del Bono e dove la verità del reale è intrisa di sogno, e la verità del sogno è toccata dal reale. Dopo la presentazione di Filmcritica, proiezione del corto di Prospero Bentivenga “Cucina Bollente”.



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