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Grande successo per la 11a Edizione del Festival la Terra dei Briganti a San Severino Lucano

22/08/2025

L’ 11a Edizione del Festival la Terra dei Briganti di San Severino Lucano, si è conclusa lo scorso 14 Agosto, con risultati eccezionali, registrando la partecipazione di numerosi spettatori tra cui turisti venuti apposta per l’evento.
Tutto è iniziato il 12 Agosto, a sera con lo spettacolo teatrale interpretato da Egidia Bruno, “Rossella”. Rappresentazione apprezzata e seguita da un numeroso pubblico, che ha messo in luce la vicenda storica dell’emigrazione del Sud, da punto di vista di una giovane donna, inesperta, cittadina di un paesino che affronta le difficoltà dell’esistenza, lontana dagli affetti e che ritorna al suo paese da pensionata, ormai con una certezza economica, e decide di restarci e di tornare a godersi le bellezze ed i ricordi di un tempo. Il giorno successivo, è andata in scena la rappresentazione teatrale itinerante, per i vicoli del centro storico: “Donne innamorate, Brigantesse”con la straordinaria regia di Filippo Gazzaneo e la collaborazione attenta e precisa della co-regista e sceneggiatrice Elisabetta Ciminelli, molto professionale che documentandosi accuratamente ha saputo ben mettere in scena i fatti. Il soggetto dell’opera, è tratto da storie vere, riportate in documentazione storica e bibliografica. Elisabetta Ciminelli, ha tratto spunto da testi come“Brigantesse” di V. Romano e da “Il Bosco nel Cuore”di G. Bruno Guerri, mettendo in primo piano, temi come la rivendicazione dell’indipendenza e la libertà femminile con riferimenti all’attualità, come nel dialogo tra Michelina Di Cesare icona femminile del Brigantaggio, e Azar Nafisi che a causa delle sue continue obiezioni alle imposizioni del regime islamico, in particolare riguardo al velo, è stata più volte espulsa dall'università, fino a trasferirsi definitivamente negli Stati Uniti nel 1997. Entrambe lottano, per i propri ideali ma lo fanno in modo diverso, la Di Cesare, con la violenza perché fu una brigantessa a tutti gli effetti e come dimostrano alcune testimonianze, veniva riconosciuta come capo del gruppo, ruolo insolito per una donna. Azar Nafisi combatte “armata”della forza della cultura. La prima scena ritrae la creazione della “Relazione Massari” un insieme di stereotipi sul Sud territorio ghiotto, mal sfruttato e maltrattato dai Borbone dove alcuni disperati stavano formando l’ultimo esercito del Regno: l'esercito dei briganti. Proseguendo nello spettacolo si dimostra come la “Legge Pica” che perseguitava accanitamente il reato di manutengolismo, ossia il sostegno e fiancheggiamento di attività brigantesca, finì per essere applicata anche contro chi aveva semplicemente legami di parentela con un brigante. Fu così che per le donne dell’epoca iniziò una vera e propria caccia alle streghe. Cecilia Mazzei e Viola Scenna protagoniste della vicende narrate, sono un esempio La prima condannata a 91 anni per presunto ruolo di messaggera al deceduto marito brigante; la seconda, 7 anni, arrestata per avere continuato a volere bene al padre sebbene si nascondesse nei boschi. A chiusura di questo episodio, il canto "Figlia d' ‘a tempesta" de La Niña, inno all'emancipazione femminile, alla lotta contro le ingiustizie e all'affermazione della propria identità. Toccante poi l’interpretazione della lirica "Mi basta" della poetessa palestinese Fadwa Tuqan, in cui si evince, la profonda connessione con la terra natale, Nablus, e il desiderio di rimanere lì, anche nella morte, segno di un legame indissolubile. A seguire, la storia di una giovane, dal nome sconosciuto, che si inginocchia ai piedi dell'ufficiale Facino, e lo supplica di salvarne uno, colui che l'aveva violentata. Con tutte le sue forze cerca di fermare l’esecuzione del maschio che l’ha violentata, perché non muoia prima di renderle l’onore, sposandola. Si può definire così la vicenda di una vedova di brigante innamorata dell’onore. Continuando nel percorso, tra i vicoli del centro storico, si giunge all’ultimo atto: la vita di Niccolina Licciardi, una normale giovane di paese, che rapita da Francesco Moscato, detto Bizarro, se ne innamorò tanto da avere anche un figlio. Durante una fuga nei boschi, con i piemontesi sul collo, Bizzarro, in preda ad un raptus di follia omicida, scaraventò il piccolo, contro le pareti di una grotta per azzittirne il pianto. La donna seppellì il pargolo e con estrema freddezza attese che l'uomo si addormentasse e gli sparò in testa con il suo stesso fucile.
Ci chiediamo quanto si possa diventare brutali, in particolar modo una donna, andando contro la sua natura gentile, se feriti, privati degli affetti. Madri, figlie, mogli, vittime della prepotenza nei loro confronti, diventate feroci assassine. Magistrale l’interpretazione degli attori, abitanti di San Severino, non professionisti, che si sono immedesimati benissimo ognuno nella propria parte.

Da segnalare per i concerti, del Festival, l’esibizione della Brigata Fra Diavolo con il loro viaggio nell'identità del Sud Ialia, attraversando il panorama culturale dei dialetti meridionali e alla ricerca di storie dimenticate,ed attuali con riferimento alla situazione palestinese. Travolgente lo spettacolo offerto da Ciccio Merolla, che ha portato a scatenarsi in largo S. Vincenzo, tantissimi presenti. Questa rassegna di grande valore etnico culturale è stata realizzata grazie alla Pro Loco del Pollino con il patrocinio dell’Amministrazione Comunale.

Rosanna Viceconti



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