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'Enza Berardone e la poesia che salva: tra nostalgia, semplicità e profondità' |
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19/08/2025 | “Non venirmi a dire preferisco un poeta ad un poeta sconfitto". De Andrè ne era convinto: non esiste distinzione tra i grandi poeti e i poeti minori, finanche con quelli falliti. I poeti sconfitti, quelli surclassati dalla vita, quelli uccisi dalla critica, sono pur sempre poeti. La critica alle poesie è sempre banale, del resto i poeti sono di una categoria a parte. E se questa potente frase di De Andrè serve per salvare ogni poeta, diviene ancora più determinante nel sottolineare l’esperienza di incontrare un poeta vero. Autentica poetessa è Enza Berardone. E non perché nel 2023 ha vinto il prestigioso premio internazionale Dickinson. Sarebbe banale ridurre la sua grandezza a un premio della critica. Berardone è una poetessa vera semplicemente perché le sue poesie sono pura esperienza di vita. Lucana, di Castronuovo Sant’Andrea, la poetica di Enza Berardone, in “Oltre me stessa” (Graus edizioni, 2021), è la voce di chi ha vissuto ed ha la capacità di interpretare quel vissuto per farne esperienza da raccontare, da rivivere, da sublimare. La sua poesia trasmette carburante per lo spirito, è una forma di conoscenza, è uno svelamento della realtà quasi improvviso, candidamente denudato con l’uso impetuoso della parola. Lo scrive chiaramente, quasi inconsapevolmente in un getto di inchiostro e sentimento che si condensa in una visione, in una delle sue poesie: il dubbio si spoglia, è la poesia che incede nel vivere di ogni giorno, mentre ostinate ebbrezze soffiano \ sulla nuda verità. Le esperienze del quotidiano che contemplano la verità, materia e sentimento che non ha bisogno di spogliarsi, è nuda.
Sarebbe esercizio retorico aggiungere che la poesia è strumento di chi ha saputo trasformare le proprie cadute in versi, dimostrando che la vera poesia nasce dalla vita, nelle sue luci e nelle sue ombre. Ma ci sono dei nuclei di realtà nella poetica di Berardone che caratterizzano la sua scrittura, stravolgendo anche il nesso realtà-poesia, invertendolo, facendo della poesia strumento stesso del vivere.
Il primo nucleo poetico è la Nostalgia. Nelle sue composizioni si percepisce una nostalgia sottile ma costante, un richiamo a un tempo passato che non è rimpianto, ma un punto di partenza. È la nostalgia dei ricordi che tornano, non per bloccare il cammino, ma per illuminarlo. Ad un tratto lambisce la tentazione della rassegnazione, ma è illusione, si fa densamente accettazione della realtà. Delle volte, la nostalgia è il motore di una rivolta. I versi diventano così un ponte tra ciò che è stato e ciò che si è, un modo per custodire la memoria senza lasciarsi sopraffare dal rimpianto.
La Semplicità è l’altro elemento forte di “Oltre me stessa”. La forza di questa poetica sta anche nelle parole scelte dall’ispirazione del momento e prive di orpelli, capaci di scavare in profondità senza perdersi in artifici retorici. Berardone utilizza un linguaggio diretto, quotidiano, che rende le sue poesie accessibili a tutti, perché la sua grandezza risiede proprio nella capacità di trovare la bellezza e la profondità nelle piccole cose, nei gesti, nei pensieri di ogni giorno.
La parola mi da l’aria \ e me la toglie. Il verso di “Emozioni parallele” è plastico, ti toglie per un attimo il respiro, ma spiega come con la parola puoi vincere quel moto di repulsione che l’ingiustizia ti provoca, la poesia si fa anche capacità di militanza, una chiara adesione al partito dei cercatori di verità. Di chi si batte per dare ancora speranza e profondità alle cose, un senso… perché, ancora da “Emozioni parallele”: deve esserci un senso, \ un fremito di speranza \ nella assurda cecità del mondo…
Ed è la Profondità il terzo elemento. Sotto la superficie della semplicità e della nostalgia, si nasconde un abisso di riflessioni sull'esistenza, sull'amore, sul dolore e sulla speranza. Un abisso nel quale non ti perdi, bensì ti ritrovi. Qui si cela il significato della poesia, un continuo ritrovare una dimensione interiore indispensabile alla vita. Quando leggi scopri che le poesie non sono semplici descrizioni, ma esplorazioni dell'animo umano, capaci di farci sentire meno soli nelle nostre fragilità. “Oltre me stessa” non ti porta oltre un limite, semplicemente ti conduce in te stesso. È una profondità che non spaventa, ma accoglie, invitando il lettore a guardarsi dentro con sincerità.
“Oltre me stessa” è un libro che ci ricorda l’essenzialità della poesia per vivere. In un mondo frenetico, dove le parole spesso perdono il loro peso, i versi di Enza Berardone ci restituiscono la loro forza, dimostrando che la poesia non è un lusso, ma una necessità. È un rifugio, un modo per dare voce a ciò che non riusciamo a dire, per trovare un senso in ciò che non capiamo. È l'atto di resistenza di un'anima che non si vuole arrendere. È un assenso alla affermazione: questo mondo ha bisogno di poeti.
Ma chi è il poeta? È significativo rileggere un passaggio del verbale dell’interrogatorio del giudice sovietico al poeta Iosif Brodskij. Il giovane poeta è in tribunale con una accusa di “parassitismo”. Fare il poeta non è considerato un lavoro, dunque il futuro premio Nobel deve essere perseguitato. Il magistrato chiede: “Chi l’ha riconosciuta come poeta? (…)”, Brodskij risponde: “Nessuno. E chi mi ha messo nella lista degli esseri umani?”. Il Magistrato ancora: “ E lei ha studiato per questo?” Brodski: “Per cosa?”, il Giudice: “ Per essere un poeta. Non ha provato a frequentare un corso di istruzione superiore dove si formano, si addestrano?”. Brodsij: “Non penso che si possa acquisire con l’istruzione”. Giudice: “Con cosa allora?”. Brodskij: “Credo che questo venga da … Dio”.
E, infine, forse è così, la poesia è quella scintilla di divino che l’uomo può maneggiare. “Oltre me stessa” è un libro importante per capire l’essenzialità della poesia nella nostra vita.
Antonio Rubino
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