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Al Mig 'Jacques Villon e il Libro d’artista'

12/05/2025

Giovedì 15 maggio 2025, alle ore 18.00, si inaugura a Castronuovo Sant’Andrea, nelle sale del MIG. Museo Internazionale della Grafica - Biblioteca Comunale “Alessandro Appella”, la mostra dedicata a Jacques Villon e il Libro d’artista (che continua il lavoro di informazione iniziato il 20 agosto 2011 con la storia della grafica europea e proseguito con le personali di Degas, Renoir, Bonnard, Matisse, Bernard, Mirò, Dufy, Cocteau/Picasso, Calder, Ben Shann, Daumier, Secessione di Berlino, Pechstein, Zadkine, Marcoussis, Assadour, Henri Goetz, Chagall, Gentilini, Strazza, Accardi, Ciarrocchi, Consagra, Melotti, Maccari, Anselmo Bucci, Perilli, Raphaël, Lucio Del Pezzo, Mascherini, Bartolini, Marino, Azuma, “L’Ecole de Paris” e la libertà dell’arte, Guarienti, Richter, “Omaggio a Carl Laszlo” (opere di Axelos, Beck, Béothy-Steiner, Billeter, Bohm, Buchholz, Chin, Fajò, Forbat, Gallina, Grutzke, Kolar, Kraft, Krieglstein, Kovacs, Leblanc, Ligeti, Lohse, Maatsch, Ring, Roccamonte, Schad, Schröder-Sonnenstern, Stange, Staudt, Tornquist, Ulrichs, Vasarely), Giovanni Scheiwiller e la cultura del Novecento, Omaggio a Adolfo Wildt, Morellet, Giulia Napoleone, Mario Cresci, Giuseppe Viviani, Jean Arp, Tadeus Kantor, Saul Steinberg, Henri Laurens, Alberto Viani, André Breton e il Surrealismo, Mario Sironi, Leonardo Castellani, Giorgio De Chirico/Guillaume Apollinaire: I “Calligrammes”, Pericle Fazzini, Max Bill, Sol LeWitt, Bram Van Velde, Mimmo Rotella, Gruppo CoBrA, Martin Bradley, Edo Janich, Enrico Della Torre, Antoni Clavé, Jean Messagier, Carlo Lorenzetti, Bruno Conte, Joaquin Roca-Rey, Umberto Mastroianni, Lucio Venna, Renato Bruscaglia, Toti Scialoja, Jean Dubuffet, José Ortega, Giuseppe Capitano, Giacinto Cerone, “L’Estampe Moderne 1897-1899”.

La mostra, che vuol ricordare il 150mo anniversario della nascita, oltre a un gruppo di incisioni di varie epoche, comprende tre capolavori di Villon legati a Algernon Swinburne (Laus Veneris, nella traduzione di F. Vielé-Griffin, con 9 incisioni originali e relativa suite, Éditions Manuel Bruker, Parigi 1947), Paul Valery (Les Bucoliques de Virgile, con 45 litografie originali disegnate su pietra e relativa suite, Scripta & Picta, Parigi 1953), Tristan Tzara (Miennes, con sette incisioni originali e relativa suite, Caractères, Parigi 1955): tre nomi che chiariscono i suoi legami con la poesia, iniziati con la scelta del suo nome d’arte - Jacques Villon - che nel 1895, a vent’anni, sostituisce quello originale - Gaston Duchamp - ed è il frutto di appassionate letture giovanili: Jacques da un personaggio, Jack, di un romanzo di Alphonse Daudet e Villon da quello di un poeta medievale del quale continuerà a nutrirsi per tutta la vita: François Villon.

Cresciuto in una famiglia con “l’atmosfera di pittura” (il nonno era pittore e incisore, la madre disegnava, la sorella e i due fratelli nati dopo di lui: Suzanne, pittrice a torto oscurata da Raymond, scultore tra i primi ad applicare nelle tre dimensioni le ricerche cubiste, Marcel, il padre del Dadaismo, considerato da Breton il più geniale artista del secolo), ha lasciato una traccia indelebile nella storia del Novecento e, in particolare, nella grafica.

Le maggiori testate parigine (Le Rire, Le chat noir, La Revue parisienne, Courrier Francais), tra il 1895 e il 1912, saranno la sua palestra per esprimere le grandi capacità di disegnatore travasate, poi, nella passione di una vita: l’incisione, anche a colori, subito stampata da un celebre duo, Delâtre / Sagot, che lo apre, a partire dal 1906, alla sperimentazione di nuove tecniche sollecitate dalle avanguardie del Novecento, il Cubismo in primis, e alla costituzione di un nuovo linguaggio espressivo non più ancella dell’editoria. Il trasferimento a Puteaux, il cenacolo che gli si forma attorno (i fratelli Marcel e Raymond, Kupka, Gleizes, Mettzinger, Léger, Gris, Archipenko, Picabia, Robert e Sonia Delaunay), la mostra de la Setion d’Or alla Galerie La Boetie nel 1912, con i “cubisti eretici” Marcel Duchamp, Albert Gleizes, Jean Metzinger, Fernand Léger, Francis Picabia e Roger de la Fresnaye, faranno il resto nella scomposizione della forma invisibile in immagini dinamiche affidate allo studio delle proporzioni, della geometria, della prospettiva e, appunto della sezione aurea. Tutto gli ritornerà utile anche quando, tra il 1921 e il 1934, riproduce e interpreta con l’acquatinta, in 45 lastre cariche di riflessioni, per la Galleria Bernheim-Jeune di Parigi, le opere di Bonnard, Braque, Cézanne, Derain, M.Duchamp, Dufy, Gromaire, Laurencin, Légér, Luce, Manet, Marquet, Matisse, Metzinger, Modigliani, Picasso, Renoir, Rousseau il Doganiere, Signac, Utrillo, Vallotton, Van Dongen, Van Gogh, Vlaminck.

Dopo questa impresa, finalmente libero di esercitarsi a fondo nell’acquaforte e nella punta secca, nella stessa litografia, la forma che fino allora aveva tradotto e interpretato il linguaggio di altri artisti trova la strada della composizione organizzata e ritmata attraverso regole rigorose perfezionate nel corso degli anni e sempre tenendo presente l’importanza della poesia per chiarificare un sogno o un ricordo.

Il libro d’artista, in questo senso, rappresenta un banco di prova per innovare il dialogo con i testi di François Villon e Paul Eluard, Max Jacob e André Frenaud mediante la riflessione e l’intuizione, senza mai rinunciare alle conquiste della tecnica, alla possibilità di essere astratto o figurativo esplorando il mondo.



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