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L’Aquila 2009, il Gruppo Lucano ricorda lo sforzo corale

6/04/2025

Sono trascorsi 16 anni da quella tragica notte del 6 aprile del 2009. Erano le 3.32 quando una fortissima scossa di terremoto portò morte e distruzione a L'Aquila: 309 le vittime, tra cui 54 giovani studenti fuori sede. La macchina dei soccorsi e della solidarietà si mise subito in moto e per i volontari del Gruppo Lucano ancora oggi quell'esperienza rappresenta un faro nell'attività quotidiana di supporto alla popolazione in qualsiasi emergenza. Esperienza che il presidente nazionale, Pierluigi Martoccia, ricorda così:

Il 6 aprile del 2009 ha cambiato la vita non solo del popolo de L’Aquila e degli abruzzesi ma anche di tanti volontari del Gruppo Lucano e della stessa associazione. Dopo la paura, la disperazione, la morte si è potuto assistere alla solidarietà, alla speranza, al ricordo. Quella esperienza viene ricordata da tanti volontari del Gruppo Lucano come quella più significativa… quella che è rimasta impressa nel cuore. Uno sforzo corale di tutte le sedi che riuscirono a gestire per oltre sei mesi il campo di accoglienza dell’Ex Italtel 1, messo in piedi in meno di venti ore dal sisma. Una cucina che per giorni garantì pasti praticamente h24. Cinquanta volontari che si alternavano di settimana in settimana per gestire i servizi primari e necessari e per dare adeguata assistenza ai tanti sfollati. Tra i tanti volontari che si alternarono per settimane vi erano anche tanti che avevano vissuto il terremoto del 1980. Nelle prime settimane a comporre il gruppo di gestione del campo vi erano anche i volontari della sede di Balvano. Dopo aver lavorato per tutta la giornata (ci si divideva tra la stazione operativa mobile, la cucina, i bagni, la sistemazione delle tende, del campo in generale) la tarda sera diventava un momento in cui molti di noi approfondivano la conoscenza dei colleghi volontari. Venendo da tanti paesi della Basilicata e della Campania, non sempre avevamo avuto momenti per stare insieme. E in una di quelle sere, ricordo Carmine, un volontario proprio della sede di Balvano, seduto sulle scale della stazione operativa mobile, mentre mi raccontava del sisma del 1980 e del suo dolore per aver perso la sorella. Chi più di lui poteva capire cosa significasse affrontare un disagio, stare fuori casa, l’incertezza del futuro, affrontare un lutto. Quella esperienza aveva permesso a Carmine e tanti altri volontari di non risparmiarsi e di essere di esempio per gli altri. Tutti sappiamo che il sisma del 1980 e prima ancora quello del Friuli del 1978 sono le due emergenze che hanno fatto nascere il sistema di protezione civile. A L'Aquila il Gruppo Lucano ha saputo dare dimostrazione di impegno, generosità, prontezza e professionalità. Molti di noi ricordano quell’evento perché fu il momento in cui si diede avvio a profondi cambiamenti nel mondo del volontariato organizzato di protezione civile. Al volontario si è chiesto di diventare più professionale, di investire nella formazione e confrontarsi anche con la burocrazia. Oggi, tra adempimenti burocratici e contabili, molto spesso mi chiedo se riusciamo ancora a mantenere quello spirito e quella voglia che in poche ore ci fece prendere la nostra borsa da volontario ed andare a prestare aiuto. La risposta è sicuramente affermativa, ma tutto è diventato più complicato e ci vuole una straordinaria voglia per fare volontariato di protezione civile. E’ innegabile che oggi assistiamo ad una società completamente diversa, in cui i giovani sono attratti da altro e, come sottolineato da una recente ricerca, sono sempre meno in termini numerici in Basilicata. Malgrado questo il Gruppo lucano è impegnato in tante attività nelle scuole e con il servizio civile per cercare e formare i volontari del domani. Solo così potremo mantenere quello spirito che ci ha animato nel 2009…soprattutto nei tanti che si ritrovano con 16 anni in più”.




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