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“Non c’è pace”: Arte, Memoria e Fragilità |
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19/11/2024 | Ideato dal cinecronista Mimmo Mastrangelo e dal filmaker Vincenzo Galante, “Non c’è pace” è un tappeto cartaceo (in forma di installazione) lungo oltre venticinque metri, realizzato in un vicolo del centro storico di Moliterno con trecentoventi copie de “Il Manifesto”, uno dei pochi quotidiani italiani schierati da sempre contro ogni tipo di conflitto. Un drappo esteso di titoli che racchiude quell’idea del compianto artista salernitano Ugo Marano secondo cui un manufatto d’arte non necessariamente deve avere una lunga durata di vita, una espansa collocazione nel tempo (e nello spazio). L’arte è anche caducità, provvisorietà, fragilità, Ugo Marano sosteneva che un’opera può anche estinguersi nel momento stesso in cui viene realizzata (infatti il vento, la corrente del vicolo ha prestissimo sconcertato la disposizione delle pagine dei giornali), ciò che non si deve disperdere è il concetto, l’ idea che rappresenta. Mettere insieme le tante copie dello storico quotidiano della sinistra più radicale per Mastrangelo e Galante ha voluto significare, testimoniare come la pace sia sempre “una condizione labilissima”, ''La pace è più difficile della guerra - ci ricorda lo scrittore irlandese Colum McCann - la sua fragilità costante è parte integrante della sua bellezza, perché il male accada , basta che si verifichi una volta sola, perché il bene accada , deve accadere in continuazione''. Durante la costruzione dell’ installazione “Non c’è pace” Vincenzo Galante ha girato delle immagini e ne venuto fuori l’omonimo short-film (di meno di tre minuti) con la voce fuori campo di Eleonora Panzardi che - di quel genio irriverente (ed antimilitarista) che fu il poeta, scrittore e musicista francese Boris Vian (1920- 1959) - legge “Il disertore”, un brano capolavoro del 1954 già inciso da moltissimi artisti del calibro di Marcel Moudoudji, Johnny Hallyday, Joan Baez , Serge Reggiani, Luigi Tenco, Ornella Vanoni, Ivan Fossati, Fiorella Mannoia, Antonella Ruggero, Luca Barbarossa. Più volte censurata, la canzone si presenta come una lettera indirizzata ad un capo di governo da un uomo che ha ricevuto la cartolina precetto. Nel testo l’autore della missiva spiega perché sceglie di disertare, incita altri a seguire il suo esempio (“Non obbedite/non fatelo/non andate alla guerra/non partite”) e, infine, pone la più alta autorità del Paese di fronte alle sue contraddizioni ed alle sue responsabilità (“Se occorre versare del sangue/versi il suo/ sia un buon apostolo/signor Presidente”). Curato nel suono da Davide Enza, il cortissimo “Non c’è pace” di Vincenzo Galante e Mimmo Mastrangelo è dedicato al ricordo di Ugo Marano, artista-utopista, ceramista di fama internazionale innamorato della gente di pace, del borgo di Moliterno e della Basilicata tutta.
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