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“Viva l’Italia” per far vivere l’Italia

12/11/2012

La trama è semplice: una famiglia italiana con a capo l’onorevole Spagnolo (Michele Placido), che tiene le fila dei tre figli e del loro successo (Gassman, Bova, Angiolini). E’ un passpartout per tutti: il consiglio d’amministrazione per Valerio (Gassman), il concorso di medicina per Riccardo (Bova), il ruolo da attrice nelle fiction più in voga per Susanna (Angiolini), tutto perché un “no” a Spagnolo non si può proprio dire. Susanna è perseguitata da uno stalker, come sua guardia del corpo verrà assunto Marco, che la renderà una persona migliore; è assolutamente negata come attrice, è grazie al suo manager Tony (Rocco Papaleo) che riesce a recitare in vari spot e a guadagnare copertine. Per Valerio non va certo meglio: non ha neppure idea di cosa sia lo spirito manageriale, ha una moglie che lo tradisce e un figlio che lo odia. Durante una serata con l’amante Michele è colto da un malore che gli toglie ogni freno inibitorio: confessa tutte quelle verità che per anni si è impegnato a tenere nascoste. Da queste verità comincia un percorso di rinascita per la famiglia Spagnolo: Valerio rompe con la moglie e si innamora di Valentina, una sua dipendente; Susanna intreccia una relazione con Marco; Riccardo arriva allo scontro finale con l’avido primario D’Ononofrio. Michele partecipa a “La verità fa male”, uno spettacolo televisivo dove racconta al pubblico le malefatte della casta politica, esortando la gente ad essere promotrice del vero cambiamento attraverso l’esercizio del diritto alla cittadinanza.
Massimiliano Bruno realizza un film molto, forse troppo, attuale, intrecciando tematiche da sempre irrisolte nel Bel Paese; non una semplice commedia all’Italiana, ma molto di più, un’amara realtà.
C’è tanta Basilicata nel film, ci sono i lucani Placido e Papaleo, ma emergono soprattutto i problemi che la nostra terra si trova a combattere e cercare di sradicare ogni giorno. C’è tutto: l’attacco alla banalità e bassezza di contenuti dei talk show, la corruzione della classe politica con le sue raccomandazioni per arrivare ovunque, l’importanza di riscoprire la Costituzione, la malasanità e il ridemensionamento ospedaliero, il problema dei ricercatori italiani sottopagati e costretti ad andare all’estero. E ancora: la società dell’apparenza, in cui conta solo apparire a tutti i costi, la difficoltà degli onesti ad affermarsi e realizzarsi, l’ossessione del condividere tutto e subito in rete, la voglia di cambiamento dei giovani, la mancanza di sicurezza nelle aziende, la mancanza di sincerità all’interno del nucleo familiare come base per costruire una nuova unità, la difficoltà di comprendere l’arte prodotta nei nostri anni, l’amore per interesse.
Emblematico è il ruolo da manager di Papaleo che incarna la vita di coloro i quali costruiscono tutta la loro vita sul bisogno di scoop, anche a costo di alimentare menzogne su menzogne; a dirla lunga è anche la sua finzione nel dichiararsi gay, necessaria per far parte dello showbiz ed alimentare il pettegolezzo.
Gli scontri tra giovani dimostranti e polizia, con Placido in primo piano, hanno come sottofondo “Italia” di Mino Reitano: Italia, Italia di terra bella e uguale non ce n’è.
Per il finale tutti in piedi perché Placido restituisce una nuova speranza agli italiani: bisognerebbe emanare l’articolo 140 nella Costituzione, tutti i cittadini hanno il diritto di conoscere la verità. Perché il nostro è un paese in cui si sceglie il meno peggio e lo si porta come esempio, in cui a trionfare è sempre la mediocrità, in cui coloro che hanno diritto al lavoro lo trovano solo all’estero, in cui bisogna cambiare le cose attraverso il voto. E’ meglio pensare che credere. Se ci sono contrasti, ci sono idee, allora c’è democrazia, ma prima occorre fare pulizia nella casta. Bisogna imparare il diritto alla verità. Bisogna aiutare la magistratura a fare chiarezza, solo così si potrà avere quel vento di cambiamento tanto desiderato da Giovanni Falcone.
E’ un film e come tale è una grossa idealizzazione, ma sperare che diventi una bella realtà non costa nulla.
Nicoletta Fanuele



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