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Consulti medici epistolari antesignani della moderna telemedicina

19/01/2018

Da un ponderoso carteggio rinvenuto negli armadi e nella scrivania di mio padre, Eugenio Molfese, per oltre 30 anni medico condotto a S. Arcangelo, ho potuto stralciare brani di lettere e di esami clinici che riguardavano pazienti curati anche dal padre, Giuseppe Nicola Molfese, mio nonno. Ho ritenuto opportuno trattare questo argomento, dal momento che per decenni giovani medici laureati specie nelle università meridionali appena dopo l'unità d'Italia, iniziavano l'attività professionale e si trovavano spesso nelle condizioni di dover chiedere consiglio a qualche luminare per risolvere problemi inerenti la pratica medica. Quale migliore occasione di scrivere a qualche professore, che, durante il periodo universitario, era stato loro maestro all'università e con il quale potevano avere contatti epistolari,trasportati a dorso di mulo, i soli che in quel tempo si potevano realizzare. Sono stato spinto anche a trattare questo curioso argomento, dal momento che sia mio nonno che mio padre, entrambi medici, si sono serviti durante la loro se pur breve professione di consigli autorevoli di colleghi, quasi sempre universitari, ai quali sottoponevano i casi più difficili e per i quali ottenevano spesso la soluzione, o condividevano con loro la diagnosi e la terapia intrapresa. Come potremo osservare, i consulti, oltre che a luminari di clinica medica, erano rivolti anche a specialisti chirurghi universitari, in quanto il medico di periferia, nell'espletamento della medicina pratica quotidiana, doveva dare risoluzione a tutte le richieste e, in particolare,a quelle chirurgiche.
La cura della persona è sempre stata una prerogativa che ha interessato in particolar modo il ceto abbiente; nella seconda metà dell'800 ed ai primi del '900, con gli evidenti progressi della medicina sostenuti dalle nuove scoperte scientifiche e dal rinnovamento del pensiero medico, il rapporto medico-paziente si fece più stretto. Questo è il motivo per il quale la classe borghese medio-alta, non accontentandosi del medico di famiglia, chiedeva di essere curata, anche mediante consulti epistolari, da luminari che solo nelle sedi universitarie potevano essere consultati. Per il meridione era Napoli la città dove convergevano tutti i pazienti che avevano bisogno di ritrovare, in seguito ad approfondite cure mediche prescritte da valenti medici, i "professori" del tempo, lo stato di salute perduto. Infatti, le persone bisognose di cure, quando i risultati non comparivano, cioè il paziente non migliorava nonostante le cure intraprese, allora intraprendevano la via del consulto medico. Il medico curante stilava un'accurata anamnesi del paziente, un attento esame obiettivo, nel quale riportava gli esami eseguiti, specie delle urine, e la terapia già iniziata.
La relazione scritta veniva inviata al professore a Napoli, il quale, a seconda della gravità del caso e dopo un accurato studio, inviava al collega consigli per lettera o invitava il paziente a visita. Dopo l'unità d'Italia, le strade del meridione erano inesistenti e ci si spostava, a dorso di quadrupede o in carrozza o diligenza, dove erano presenti strade rotabili: in queste condizioni, per recarsi a Napoli, il paziente impiegava da sette a dieci giorni (nella buona stagione), dal momento che anche la mancanza di ponti per attraversare i fiumi obbligava la carrozza a compiere percorsi tortuosi, che allungavano ed alcune volte quasi raddoppiavano il tragitto (questo era il motivo per cui il consulto medico a Napoli era proprio un' extrema ratio). A quel tempo era anche un problema inviare campioni di urina da esaminare, in quanto il pacco contenente il liquido biologico, oltre a dover essere ben confezionato per evitare rotture del recipiente, dati gli sbalzi delle carrozze e diligenze, doveva essere trattato in modo tale che lo scuotimento e la fermentazione del liquido (specie con le alte temperature) non ne alterasse la composizione. Per evitare ciò, si era soliti porre nel campione alcuni grammi di formolo che permetteva al liquido di giungere al laboratorio di analisi in condizioni di essere utilmente esaminato. Lo stesso dicasi per tutti gli altri esami di materiale biologico (san-gue, escreto bronchiale), per i quali venivano impartiti dei consigli su come prelevarli e su come inviarli. I consulti epistolari che si riportano, come si puo osservare, alcune volte sono incompleti (per nome del paziente o perchè parte del materiale cartaceo è andato smarrito).
Al referto del luminare seguiva la prescrizione medica, che veniva poi eseguita nel paese di residenza e molti erano i consigli dietetici e comportamentali e le diete da seguire, complemento essenziale alla terapia medica.Le malattie più frequenti erano la polisarcia,la diatesi gottosa ,il catarro gastro intestinale, il diabete mellito, le nevrastenie.
Nei consulti medici rinvenuti ( Prof. Giovanni Castronuovo, Tommaso Senise ,Arnaldo Cantani , Domenico Capozzi , Tommaso De Amicis, Leonardo Bianchi) si osserva che per frequenza erano elevate le malattie legate alla alimentazione eccessiva ,ad alterazioni del metabolismo corporeo ,a disturbi di organi ed apparati per i quali non necessitava un intervento chirurgico. Poche le malattie chirurgiche (Antonino. D’Antona), anche perché quando esse insorgevano non vi era tempo di aspettare a lungo e non poteva esistere il consulto epistolare, in quanto il paziente doveva essere operato con una certa urgenza.
I consulti medici epistolari erano gli antesignani della moderna telemedicina, scienza attuale che permette il controllo dell’intero corpo umano con l’impiego di strumenti e sensori attivi a permanenza sul corpo per il monitoraggio degli organi nell’arco della intera giornata.E’ questo il desiderio che MATERA diventi CAPITALE DELLA TELEMEDICINA nel 2019.

Antonio Molfese medico torremolfese.altervista.org



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