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Recensione del libro di Rita Coruzzi “L’Eretica di Dio”

23/09/2017

Il libro di Rita Coruzzi “L’Eretica di Dio” di 396 pagine edito dalle Edizioni Piemme ed acquistabile al prezzo di 18,50 euro, parla di Giovanna, la penultima figlia della famiglia d’Arc, venuta al mondo quando sembrava che esso stesse per finire, il giorno dell’innaturale lotta tra luna e sole, viene descritta come donna di ottimo umore, che canterellava, si godeva ciò che quella bella estate le offriva: il verde del bosco, la frescura dell’ombra, il canto degli uccelli, i fiori dei prati, tutto per lei era una meraviglia, una continua scoperta di bellezze ed incanti. Era spensierata, felice, amava profondamente la sua famiglia, i suoi genitori e i suoi fratelli. In particolare col sua madre, aveva un legame molto stretto, da sempre erano state molto vicine. Isabelle le stava insegnando tutto ciò che sapeva: cucire, ricamare, ma soprattutto pregare. Fin da piccola la giornata era stata scandita da momenti di preghiera e fin da allora Isabelle le aveva insegnato pazientemente, come diceva sempre, le tre preghiere fondamentali per essere una buona cristiana: l’Ave Maria, il Padre Nostro e il Credo. Era così riuscita a instillarle un profondo senso religioso e una grande devozione verso Gesù, la Madonna e Santa Caterina da Siena, patrona della loro parrocchia. Giovanna aveva aggiunto a questa devozione l’entusiasmo tipico della sua età. Era sempre felice quando doveva recarsi alla messa, anzi spesso arrivava prima di altri, non le pesava affatto pregare, per lei era una cosa assolutamente naturale, le trasmetteva entusiasmo, forza ed energia. Era questo che sua madre le aveva sempre ripetuto; pregare faceva bene all’anima e allo spirito, lo rigenerava, lo rafforzava, lo colmava di speranza e ottimismo. Tutte cose che la ragazzina avvertiva dentro di sé ogni volta che pregava e che la aiutavano a sentirsi felice e in pace. Quel giorno era particolarmente allegra, sapeva che nel pomeriggio si sarebbe dedicata al ricamo e ad aiutare la madre in cucina e questo le faceva immensamente piacere. La sua vita era bella, appagante, non chiedeva nient’altro che continuare a vivere lì con la sua famiglia, insieme ai suoi compaesani. Come tutti gli abitanti del paese, anche lei era analfabeta ma nessuno vi dava importanza.
Si diceva che le fate si divertissero a guardare le bambine mentre giocavano sotto la loro casa e si vociferava che alcune di loro sussurrassero parole ai più piccoli. Per Giovanna e le sue amiche quello era il posto preferito dove giocare a nascondino, intrecciare ghirlande oppure semplicemente correre intorno al grande tronco tentando di prendersi a vicenda. Giovanna aspettava sempre con ansia la festa di maggio, che era un tripudio di colori, canti, danze e in più era anche il mese dedicato alla Madonna, quindi nella sua mente era perfetto sotto ogni aspetto. Stava ancora pensando a come avrebbe trascorso la festa quando Calendimaggio fosse finalmente arrivato che si ritrovò a casa. Si fermò nel giardino che sua madre curava personalmente, facendovi crescere fiori di ogni tipo e colore. L’aria era calda e pesante e il vicino campanile suonò mezzogiorno, quando all’improvviso udì una voce che la chiamava. “Giovanna! Giovanna!” esordì quella voce misteriosa, austera e sublime allo stesso tempo. Lei si fermò di scatto, si guardò intorno per vedere chi fosse a chiamarla, ma il luogo era deserto. I suoi occhi neri e penetranti continuarono a scrutare in ogni angolo, ma non vide nessuno, così pensò che quella voce fosse stata solo una sua immaginazione. Stava per riprendere il cammino verso casa, quando la sentì di nuovo: «Giovanna! Giovanna!». A quel punto iniziò ad avere paura, si guardò intorno di nuovo, ma non c’era anima viva. Eppure quella voce doveva appartenere a qualcuno, non poteva provenire dal nulla. Facendosi coraggio, inspirò a fondo e disse: «Chi è là? Chi è che mi parla?». Aspettò qualche istante, ma non ottenne risposta. Tutt’attorno regnava il silenzio. Lei disse ancora, cercando di dare alla sua voce un tono risoluto e autoritario: «Insomma, chi è là?» ripeté cercando di dare alla voce un tono risoluto e autoritario. «Se è uno scherzo, è di pessimo gusto. Lo chiedo per l’ultima volta, chi mi chiama?» «Non temere, Giovanna,» disse la voce misteriosa «nessuno ti farà del male e non è uno scherzo. Sono san Michele arcangelo.» Il cuore della ragazza, che prima batteva a tonfi sordi per lo spavento, ora parve fermarsi. Era completamente paralizzata dal timore e aveva una gran voglia di scappare, di rifugiarsi in casa e di fuggire da ciò che le stava capitando, o dalla sua stessa follia, se era questo il caso, ma non riusciva a muovere un muscolo. Così come all’improvviso aveva sentito la voce, altrettanto improvvisamente vide una luce sfolgorante manifestarsi alla sua destra, il lato che dava verso la chiesa. Era così accecante da permetterle a stento di fissare lo sguardo in quella direzione, finché, a poco a poco, dentro quell’alone splendente apparve una figura che lentamente prese forma e si manifestò chiaramente ai suoi occhi. Era un angelo bellissimo, alto e vestito con una tunica candida, che risplendeva anch’essa di luce riflessa. “Il Signore aveva scelto, Giovanna d’Arc. Essa secondo molti avrebbe salvato la sua patria, vinto gli inglesi in battaglia, sarebbe stata al comando di un esercito e libererai la Francia in nome di Dio.” “Non capisco” disse la ragazzina. “È già scritto” rispose l’arcangelo “e quindi succederà, tu devi solo offrire a Dio la tua verginità, devi promettere che non ti lascerai toccare da uomo, mai, per tutta la tua esistenza, che resterai pura e incorruttibile come la Vergine Maria. Solo in questo modo potrai liberare il tuo popolo da un destino di schiavitù e di stenti.
In sostanza il libro scritto con un linguaggio chiaro e lineare offre importanti spunti di riflessione di persone che hanno avuto esperienze similari a quella della protagonista del libro.

Biagio Gugliotta



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