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Calcio: Senise sogna il suo campo |
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17/07/2011
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| E’ il comune più grande della valle da un punto di vista demografico. Ha trascorsi calcistici importanti che hanno toccato anche i vertici del calcio dilettantistico, non a caso nel periodo più florido degli ultimi 30 anni senisesi. Ha un campo di calcio grande, progettato anche con la pista di atletica intorno. Eppure Senise ha rischiato di restare per più di due anni senza una squadra di calcio a 11. Soprattutto per problemi economici. Poi, un anno fa, un gruppo di giovani e di nuovi dirigenti di buona volontà, hanno preso in mano le redini della nuova squadra che, per continuità con la precedente si chiama Real Senise. E, rimboccandosi le maniche, il nuovo Real ha cominciato dal basso, dalla Terza Categoria, che ha concluso in seconda posizione. E, mentre adesso si spera in un ripescaggio in Seconda, mister Leonardo Scarpino ci spiega il percorso fin qui fatto, tra passione e fatica.
“Abbiamo fatto la Terza categoria perché ci volevamo divertire e per non far morire il calcio a 11 a Senise- dice Scarpino- poi, come si dice, l’appetito vien mangiando, perché ci siamo resi conto della bontà dell’iniziativa. Si è formato un gruppo coeso e per questo voglio ringraziare la società e tutti i ragazzi. E poi i tifosi, arrivati a centinaia ad ogni partita. Fare calcio vuol dire anche far sentire tutti partecipi al gruppo, nonostante i problemi economici”.
E, nonostante si potrebbe dire, le difficoltà infrastrutturali.
Come il campo, un fazzoletto di fango e terra, acqua stagnante dopo la pioggia e pietre. Eppure è frequentato, oltre che dal Real, anche da molte altre società sportive. Nei giorni scorsi il sindaco Giuseppe Castronuovo ha fatto sapere che è in preparazione un progetto di riqualificazione che preveda la collocazione dell’erbetta sintetica, la realizzazione della tribuna ospite e della pista. Il progetto sarà presentato in Regione per capire i giusti canali di finanziamento.
Mariapaola Vergallito
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Non con i miei soldi. Non con i nostri soldidi don Marcello CozziParlare di pace in tempi di guerra è necessario, ma è tardi.
Non bisogna aspettare una guerra per parlarne. Bisogna farlo prima.
Bisogna farlo quando nessuno parla delle tante guerre dimenticate dall'Africa al Medio Oriente, quando si costruiscono mondi e società sulle logiche tiranniche di un mercato che scarta popoli interi dalla tavola dello sviluppo imbandita solo per pochi frammenti di umanità; bisogna farlo quando la “frusta del denaro”, come ...-->continua
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