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Sabato a Chiaromonte: Giocando alla morra come gli antichi romani

20/05/2011



CHIAROMONTE – Una gara dimostrativa di Morra per i più giovani o chi si vuole avvicinare a questo interessante gioco. L’iniziativa parte dall’associazione Culturale “Enotria”, con lo scopo di recuperare gli antichi giochi popolari folkloristici tipici della nostra storia, tra cui proprio la Morra. A Chiaromonte si giocava e si gioca tutt’ora, specialmente quando ci si ritrova tra amici nelle “grotte”, locali scavati nella roccia dove si produce e si conserva il vino. Questo è un gioco tanto popolare quanto difficile, ecco perché bisogna essere esperti per giocare ad un certo livello e nei tornei, ma allo stesso tempo possono imparare tutti, tastando così la propria abilità e prontezza di riflessi. Il torneo, aperto a tutti (con un minimo di 14 anni), è da intendersi come una manifestazione culturale e sarà animata da grande spirito amichevole. La gara dimostrativa si svolgerà nella piazzetta adiacente la chiesetta di San Uopo il giorno 21 maggio dalle 15 fino alla mezzanotte. L’iniziativa, organizzata il giorno prima della festa del santo che si venera solo a Chiaromonte non è stato un caso. Gli organizzatori hanno mostrato un certo interesse nel vivacizzare queste feste, un tempo molto vissute ed attese, che duravano almeno 3 giorni. Oggi oltre alla fiera e il complessino, seguito dai fuochi pirotecnici prima della mezzanotte, il senso della festa è praticamente svanito e dura giusto una giorno. Tornando alla morra si sa per certo che è un gioco dalle origini molto antiche. Si hanno tracce di questo gioco già nell’antico Egitto e anche in Grecia. La leggenda narra che fu proprio Elena di Troia ad inventare il gioco della morra. Sulla superficie di un vaso ritrovato da alcuni archeologi, infatti, si vede la bella Elena con le mani protese intenta ad insegnare il gioco al suo amato Paride. Le informazioni e le testimonianze aumentano in epoca Romana. Secondo alcuni studiosi il termine stesso deriverebbe dal latino murris: mucchio, cumulo di pietre. L'ipotesi potrebbe anche reggere essendo stati dei pastori i primi a giocarlo, seduti su pietre mentre sorvegliavano i loro greggi di pecore. A Roma i contenziosi venivano risolti giocando a morra ed ugualmente accadeva nelle vendite quando non si riuscivano a trovare accordi nei commerci. Con l'espansione dell'Impero Romano e la creazione delle colonie, il gioco si diffonde in Spagna, in Corsica e in molte altre regioni del Mediterraneo. Nell'800 il gioco della morra viene citato del celeberrimo romanzo di Alessandro Manzoni “I Promessi sposi” in cui lo scrittore dedica al gioco una parte del capitolo VII associandolo al vino, al chiasso e alla baldoria. Durante la Grande Guerra la morra si rivela essere uno dei pochi svaghi che i soldati avevano durante le lunghe e fredde notti nelle trincee. Con l'avvento del fascismo il gioco della morra viene bandito nel 1931, perché la partita non era mai fine a se stessa ma i giocatori si contendevano qualcosa. Il più delle volte ai vincitori della partita andava una bottiglia di vino, ma ci sono stati casi in cui la morra si prestava bene ad astuzie ed imbrogli pur di non perdere, arrivando ad escogitare dei veri stratagemmi che non appena venivano scoperti scatenavano discussioni, risse, e nella maggior parte dei casi ci scappava anche il morto. Oggi per fortuna non si arriva a tanto, in quanto, il gioco della Morra fa parte della FIGeST (Federazione Italiana giochi e Sport Tradizionali) associata al Coni quale Disciplina Sportiva Associata con Atto n°1005 del 24.7.98 e vengono organizzati dei veri e propri campionati nazionali. La morra, infatti, nonostante sembri un gioco semplice, in realtà è faticosa e difficile: Il gioco consiste nell'indovinare la somma dei numeri che vengono mostrati con le dita dai giocatori. I due giocatori abbassano contemporaneamente il pugno destro, distendendo rapidamente una o più dita e gridando un numero tra 2 e 10. Se il numero indicato corrisponde alla somma delle dita distese (e il pugno chiuso vale 1), si segna un punto a favore di chi ha indovinato. Se la somma è indovinata da entrambi, il colpo è nullo. Il gioco finisce quando si raggiunge il punteggio deciso a priori. Da tenere però in conto che il gioco si svolge con la massima velocità, con ritmo cadenzato, con clamoroso effetto acustico, tanto da comportare spesso forti indolenzimenti al braccio, oltre che completa perdita della voce. Mentre il gioco va avanti i ritmi aumentano rapidamente e non è facile mantenere la concentrazione. Il giocatore, in piccolissime frazioni di secondo, deve essere capace di ragionare in due sensi: analizzare e prevedere il gioco dell'avversario e contemporaneamente evitare di giocare i numeri che si aspetta l'avversario; per fare ciò il giocatore deve possedere un'ottima capacità di osservazione ed una notevole velocità di ragionamento. Chi ha riflessi rapidissimi e grande destrezza tende a barare, ma chiaramente nella gara dimostrativa organizzata a Chiaromonte, non sarà possibile farlo in quanto è prevista la figura di un arbitro che controllerà le varie fasi del gioco. A fine gara, per dare il giusto peso all’iniziativa, saranno premiate la prima, la seconda e la terza squadra classificata e ci sarà anche il trofeo per il miglior giocatore della Gara.
Lucio Vitale
Il Quotidiano della Basilicata


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