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“ Nessuno può volare”, incontro con Simonetta Agnello Hornby

13/11/2017

Sabato 11 novembre 2017, grazie alla libreria Ubik di Potenza, ho potuto conoscere Simonetta Agnello Hornby, che ha presentato il suo ultimo libro “Nessuno può volare” Narratori Feltrinelli, nella splendida cornice del Museo Archeologico Nazionale di Potenza.
Sala affollata e riscaldata, Paolo Albano e Eva Bonitatibus padroni di casa e in tutti un’attesa per me carica di ricordi. Ho amato la Hornby dopo aver letto il suo primo romanzo “La Mennulara” e la scrittrice ha continuato a farmi compagnia con “La zia marchesa” “ La mia Londra”, ”Il veleno dell’oleandro”, “ Via XX settembre” e “ Caffè amaro”. Ho amato con lei la Sicilia, i legami familiari forti, il gusto di non arrendersi.
Accolta da un applauso arriva in sala. Minuta, capelli bianchi corti, un filo di perle e un maglione a collo alto. Rimane in piedi, come farà sempre quando prenderà la parola, una grande urgenza di raccontare, di raccontarsi. Afferma subito “Nessuno può volare” è un libro mio e di mio figlio Giorgio che a trentatrè anni, uomo di successo che lavorava alla City a Londra, scopre di avere la sclerosi multipla progressiva. Tutto nasce con dolori alla schiena dopo le partite a tennis, il dolore alle braccia che non sopportano pesi. L’allarme quando mi confessa che non riesce a tenere in braccio il figlio appena nato. Gli accertamenti mentre aspettavo che la Feltrinelli mi confermasse la pubblicazione de “La Mennulara”.
E poi la mazzata “sclerosi multipla progressiva”. Giorgio che mi telefona e mi dice “Prima si piange e meglio è. Dillo alla nonna che non ci sono cure”. E io che ho dovuto ripetere “Non ci sono cure .. a mia madre, dandole, come ho saputo dopo, il più grande dolore della sua vita.” Nessuno può volare” è scritto da me e da mio figlio, che ha voluto scrivere di sé per i suoi figli di 15 e 16 anni. Io gli ho fatto leggere subito quello che scrivevo, Giorgio ha scritto, o meglio ha dettato in inglese- non può più scrivere- poi ha tradotto in italiano, corretto e ricorretto. Io ho letto quello che Giorgio ha scritto solo quando il libro era pronto per la stampa. Non ho voluto interferire. Questo è il suo primo libro. E’ un libro necessario che racconta il viaggio in Italia di mio figlio in carrozzella con me e la troupe de La effe che ha filmato le nostre giornate. Ne è nato un docu-film che gira con me nelle presentazioni del libro.”
“Nessuno può volare è un libro duro e divertente, leggero e amaro. I disabili non si vedono perché per loro non ci sono marciapiedi, strade, scivoli, autobus, musei, ristoranti. Non ci sono bagni per i disabili. Nessuno ci pensa. Io seguo sempre mio figlio quando va in bagno per controllare quando esce se tutto è a posto. Quante volte mio figlio non ha trovato acqua, carta igienica. In Italia mio figlio Giorgio quando deve uscire non beve.”
E ancora la scrittrice, stimolata da Albano, Bonitatibus e poi dalle domande del pubblico racconta “ Quando si nasce in una famiglia come la mia sin da piccoli si cresce con la consapevolezza che si è “tutti normali, ma diversi, ognuno con le sue caratteristiche, talvolta un po’ ‘strane”. E racconta del padre che da piccola ha scoperto per caso, sbirciando in bagno, con una ferita viva alla gamba dal quale uscivano pezzi di osso. Un padre al quale la gamba fu amputata e sostituita con una di legno. Una gamba che i figli di Simonetta prendevano a calci sotto il tavolo quando erano a pranzo per vedere quale fosse quella vera. Un padre che non ha mai fatto pesare la sua disabilità, che sceglieva le cravatte in macchina, accostandosi al marciapiede mentre il commesso gliele mostrava e i passanti lo consigliavano su quale acquistare. E racconta di Zia Teresa che viene ritratta in piedi con il piede caprino ben visibile e della zia cleptomane che rubava i cucchiaini durate i pranzi in famiglia. Della sua bambinaia Giuliana che era zoppa.
“Nessuno può volare” racconta la bellezza dell’Italia, dei suoi musei e pinacoteche spesso inaccessibili ai disabili e la Hornby racconta della visita alla nuova metropolitana a Napoli e le soste nei ristoranti con scale e bagni impossibili da raggiungere, dai quali Giorgio usciva esausto, mormorando tra i denti “ Qui non mi vogliono”.

E continua “Ho scritto “Nessuno può volare” perché ognuno di noi può fare qualcosa perché tutto questo cambi. Non stancatevi di denunciare, protestare, inviare petizioni perché una sola firma sotto una richiesta non conta, ma duemila si. Facciamoci sentire, abbandonando il nostro pessimismo.”
Simonetta Agnello Hornby racconta la sua vita di avvocato di famiglie con figli autistici, figli abusati a Londra e rivela che ha imparato a scrivere “ I giudici inglesi chiedono agli avvocati di presentare i casi in discussione. Spesso si distraevano perché il racconto non era efficace e ho cominciato a scrivere quello che dovevo dire. Frasi corte e al centro del racconto un episodio di vita del mio assistito che facesse incuriosire chi mi ascoltava e lo spingesse a sapere come andava a finire.”
“Presento questo libro in Italia e sono contenta delle sue vendite per mio figlio che grazie a questo libro crede di più in se stesso e ha la forza di continuare a combattere, denunciando con selfie ai giornali e nel web quello che non va nel quartiere dove abita. E poi quelli come mio figlio in Inghilterra possono continuare a vivere solo negli istituti. Grazie alle vendite dei miei libri posso dare a Giorgio che ha 47 anni una vita in un appartamento e da mamma di 73 anni ho la certezza che i diritti delle vendite dei miei romanzi lo potranno aiutare anche quando io non ci sarò più. “
E alla mia domanda su cosa ha scoperto di sé e del figlio dopo aver scritto questo libro mi ha risposto “Di me niente. Mi conosco e ho rivissuto il dolore di una madre che ha saputo accettare quello che gli era successo ed è andata avanti. Come noi non possiamo volare, così Giorgio non avrebbe più potuto camminare: questo non gli avrebbe impedito di godersi la vita in altri modi. Nella vita c’è di più del volare, e forse anche del camminare. Lo avremmo trovato, quel di più”. Perché nella vita si combatte. Non si deve aver paura di fallire. Bisogna tentare. Di Giorgio che non ha amato la mia bambinaia e il suo rapporto difficile con il fratello“ sano”. A 73 anni, adesso che non faccio più l’avvocato, voglio fare altro. Mi è sempre piaciuto disegnare, voglio diventare brava in questo.”
L’incontro volge al termine. Le interviste alle televisioni e l’incontro con i lettori per la firma delle copie. Esco dell’incontro arricchito, allegro e con la voglia di leggere “ Nessuno può volare” .
Bella 13 novembre 2017 Mario Coviello.




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