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Non con i miei soldi. Non con i nostri soldi di don Marcello Cozzi Parlare di pace in tempi di guerra è necessario, ma è tardi.
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Non con i miei soldi. Non con i nostri soldi di don Marcello Cozzi Parlare di pace in tempi di guerra è necessario, ma è tardi.
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L'aveva detto il presidente della Commissione parlamentare sugli illeciti sul ciclo dei rifiuti, Gaetano Pecorella, e lo sta facendo: «Verificheremo punto su punto le dichiarazioni del pentito di 'ndrangheta, Francesco Fonti, per verificare una volta per tutte se le sue dichiarazioni sull'interramento di scorie nucleari in Basilicata o sulle cosiddette navi a perdere affondate nel Mediterraneo trovino o meno riscontri». Così, complice un articolo della Gazzetta del Mezzogiorno del 5 giugno 2005 acquisito agli atti dell'organismo da lui presieduto, ha inteso sentire in audizione Augusto Ferrara, un 75enne tirato in ballo nella vicenda di “Nucleare connection” dello stesso Fonti. E zi Agustin, come viene chiamato nel centro del Metapontino, giovedì scorso è stato prelevato dalle forze dell'ordine dalla sua casa della Marina dove vive con gallinelle e cani ed è stato accompagnato presso la prefettura di Crotone. Qui è stato ascoltato per circa quattro ore dalla Commissione composta dallo stesso presidente Pecorella, dalla sen. Do - rina Bianchi, e dagli on. Alessandro Bratti e Daniela Mazzuconi. A quanto è trapelato il 75enne confinato a Nova Siri nel 1976 da Corigliano Calabro, dopo una condanna per due omicidi, ha confutato, come già ebbe a fare con la Gazzetta, le accuse a lui rivolte dal boss pentito nel suo memoriale pubblicato da l'Espresso con data di copertina 9 giugno 2005 ma in edicola qualche giorno prima. «Partecipai direttamente all'operazione (di interramento di 100 fusti di scorie dell'Enea della Trisaia, ndr) – sostenne Fonti - che si svolse tra il 10 e l'11 di gennaio 1987. Partimmo con i 40 camion caricati a Rotondella verso le due di notte e un'ora dopo arrivammo con sette o otto di essi al fiume Vella, dove era stata predisposta la buca che fu riempita con i bidoni e poi ricoperta. A preparare la fossa erano stati i macchinari messi a disposizione da Agostino Ferrara, uomo di Musitano (Domenico, boss di San Luca che ha soggiornato anche lui per qualche tempo qui prima di morire crivellato davanti al Tribunale di Reggio Calabria, ndr) che abitava a Nova Siri, il quale procurò anche i fari per illuminare l'area». Ma zì Agustin ha asserito di non aver mai conosciuto né Musitano né Fonti. «Io ho sempre odiato ste procherie di scorie – disse nel giugno 2005. Non conosco né la zona né il fiume ca dicono sup a stu giurnal (L'Espresso, ndr). Non sugn mai stat a Pisticci né a Ferrandina. Non aggiu mai avut camion. I pentiti ce l'hanno cu mia. Mò se uscit quest'autu curnut. Qua mi canosciun tutti. Mi vonn tutt bene. Mi fazz i fatt mie. Quello scritt sup a stu giurnal è falsissimo».
