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In Basilicata è record per malattie tumorali

24/01/2009



Se i dati sono esatti, l’incidenza dei tumori tra i lucani è superiore a quella che si registra nel resto d’Italia. Nemmeno nelle regioni del Nord, che pure sono zeppe di fabbriche, i maschi presentano un’incidenza simile. Tanto che - ipotizzando eventuali correlazioni con fattori ambientali - sono stati avviati supplementi d’indagine dal Dipartimento della Salute della Regione Basilicata e dall’Arpab. La curva che descrive meglio il fenomeno (relativa ai lucani, da zero a 84 anni) è contenuta nello studio «Current cancer profiles of the italian regions». E fa spavento. Dal 1970 in poi, la maledetta curva che assomma tutti i tumori maligni, cresce vertiginosamente; cresce come nessun’altra e, soprattutto, è previsto che continuerà a crescere nel prossimo futuro.

«Gli autori (Andrea Micheli, Silvia Francisci, Paolo Baili e Roberta De Angelis - n.d.r.) appartengono ad un gruppo dell’Istituto Superiore di Sanità in collaborazione con l’Istituto Tumori di Milano e con dati dei Registri regionali dei tumori, oltreché dell’Istat», spiega Silvia Bruzzone, responsabile dell’indagine Istituto nazionale di statistica «Mortalità per causa». Gli studiosi hanno operato su dati sanitari certi ed hanno fatto delle proiezioni che arrivano fino al 2010. Purtroppo, anche in questo caso, per i soli lucani, le previsioni sono fosche. «Tra gli anni Ottanta e Novanta - spiega la Bruzzone - i tumori sono stati una delle cause principali di morte, soprattutto al Nord. Generalmente, dopo c’è stato un decremento. La Basilicata, invece, è in controtendenza ».

CURVE COME FALCI - Capire «cosa» stia facendo ammalare i lucani non è semplice. Inutile fare raffronti con quanto accade nei territori vicini: in Puglia, in Campania e in Calabria, dagli anni Novanta in poi, l’incidenza delle neoplasie maligne tra gli uomini diminuisce. In queste regioni, quindi, la curva che descrive il fenomeno sembra una collina: cresce fino ad un massimo (rispettivamente, nel 1990, nel 1999 e nel 1994), eppoi cala, più o meno rap idamente. A livello nazionale, il picco più alto dell’incidenza delle neoplasie è stato raggiunto nel 1985. Da quel momento, gli italiani si sono ammalati sempre meno, ed è previsto che continui così (soprattutto al Nord). La curva dei lucani, invece, sembra la lama di una falce infinita. Non presenta un picco massimo, non diminuisce mai. Enrico Grande (che ora è in forze all’Istat, ma proviene dall’Istituto Superiore di Sanità) offre due chiavi di lettura: o c’è stato un errore nell’elaborazione dei dati da parte dei suoi ex-colleghi, oppure «il rischio di contrarre tumori in Basilicata è in crescita, con un trend superiore rispetto alle altre regioni. È il trend meno favorevole d’Italia».

I TUMORI E LE USL 1 E 4 - Purtroppo, pare proprio che la curva sia in linea con quanto accade: il cancro sta davvero colpendo duro tra i lucani. Lo conferma Gabriella Cauzillo, dirigente dell’Ufficio regionale della Basilicata per le Politiche della prevenzione sanità pubblica, Medicina del lavoro, sicurezza nei luoghi di vita e lavoro, nonché responsabile del Centro operativo regionale dell’Osservatorio epidemiologico lucano: «L’incidenza dei tumori maligni in Basilicata è in aumento e lo confermo. Inoltre, la velocità di aumento dell’incidenza da noi è superiore». «Anche per questi motivi - spiega l’esperta - stiamo facendo degli approfondimenti che tengano conto pure degli eventuali fattori ambientali». Infatti, su iniziativa dell’Agen - zia regionale per la Protezione dell’ambiente (che s’è dotata di un settore di epidemiologia), prima dell’estate è stato firmato un protocollo con il Dipartimento alla Salute della Regione Basilicata ed ora si lavora anche a correlare patologie e dati ambientali. Proprio guardando con attenzione i dati contenuti nella «Relazione di attività» redatta dal Registro tumori di Basilicata, si scopre che - tra il 1997 ed il 2005 - sono stati soprattutto i maschi della Usl1 (Venosa) ad ammalarsi di leucemie e di neoplasie alla prostata, al polmone, al retto, al colon, allo stomaco. Mentre sono soprattutto le femmine della Ausl4 (Matera), ad ammalarsi di tumori all’u t e ro, alla mammella e all’ova i o.
«Su questi dati possono influire vari fattori - dice la Cauzillo - ma noi abbiamo comunque avviato un supplemento di indagine in alcune aree individuate come critiche. Per esempio, nel territorio circostante l’impianto Itrec (a Trisaia) e nell’area Sud, ai confini con la Calabria per le rocce con amianto ». È fondamentale che si venga a capo di queste «anomalie» lucane. Ma, come sottolinea, la dirigente lucana, «l’epidemiologia è una scelta esatta e necessita di risorse professionali e dedicate». L’auspicio è che - responsabilmente - le istituzioni locali e, ancor di più, nazionali, non facciano mancare il loro supporto.

A LAGONEGRO TEST CONTINUI

In questi anni è già accaduto che, in seguito ai preoccupanti risultati di alcune analisi epidemiologiche sui lucani, si attivassero approfondimenti di tipo ambientale. Infatti, fu dopo aver verificato la presenza di un aumento rispetto alle attese dei casi di mesotelioma nell’area della Asl3 di Lagonegro (in provincia di Potenza), che si andò a studiare la presenza in quell’area di caratteristiche rocce verdi. Il mesotelioma è un tumore tipicamente correlato all’asbesto (noto anche col nome di amianto). Solo che in quell’area non c’erano industrie di amianto e neppure - come all’Arsenale di Taranto - aree di stoccaggio, che potevano spiegare l’incidenza della forma tumorale.
Si ipotizzò, quindi, che la presenza di quei minerali fibrosi asbestiformi (in particolare tremolite), che affioravano nelle campagne di Castelluccio Superiore, Contrada Seluci, e Lauria, fosse una concausa dei mesoteliomi registrati. Nel 2002, fu costituita una «Unità di crisi» e furono presi una serie di provvedimenti sia sul piano della puntuale informazione delle popolazioni, sia strutturali (per la limitazione dell’uso delle fibre e la messa in sicurezza di alcune strade sterrate). Venne anche creato un Piano di sorveglianza epidemiologico-sanitaria e si mappò la presenza dei minerali. L’Ar pa di Basilicata fu incaricata del monitoraggio delle fibre aereodisperse e della presenza nell’acqua. Tra l’altro, l’area della Basilicata interessata alla presenza di tremolite è stata successivamente identificata come sito di interesse nazionale dai ministeri dell’Ambiente e della Salute.
L’attività condotta, a tutti i livelli, è ancora oggi considerata, a livello nazionale, un caso perfetto di indagine istituzionale integrata ed esempio di come evitare la diffusione del panico tra i cittadini, attraverso una loro puntuale informazione. La popolazione di Castelluccio Superiore, Contrada Seluci, e Lauria, è costantemente sottoposta a screening approfonditi.


IL SUD ERA UN'ISOLA FELICE

«Il Sud sta consumando il suo vantaggio e, tra un paio d’anni, il cancro colpirà al Sud, con la stessa incidenza che si registra al Nord». Lo afferma lo studioso Enrico Grande (ex specialista di Epidemiologia dei tumori per l’Istituto superiore di sanità, attualmente impiegato presso l’Istat). È lui la prima firma di un articolo scientifico scritto «a più mani» e pubblicato sul prestigioso «European Journal of cancer». Lo studio rileva come, in tema di neoplasie, fino a pochi anni fa, il Sud abbia goduto di migliore salute. Tra le spiegazioni possibili del peggioramento, l’inqui - namento di industrie e città, ma anche abitudini «autolesioniste » (superalcolici, sigarette), ed eccessi alimentari (con le conseguenze in termini di obesità). Dagli anni Novanta in poi, mentre al Nord l’inci - denza dei tumori è diminuita, al Sud è aumentata. «Quell’articolo è stato pubblicato nel 2006 - dice Grande - ma le rilevazioni sanitarie confermano le nostre previsioni di allora. Nel 2010 si aspetta la parità ».


Il Centro di riferimento oncologico della Basilicata (Crob) è stato istituito vent’anni fa (legge regionale n. 13 del 23 maggio 1989) ma l’Ospedale oncologico regionale, come presidio del Crob, nasce di fatto nel ‘97, ovvero quando il Piano sanitario regionale decise di dotare il proprio Servizio sanitario di un polo oncologico di alta specialità a carattere scientifico cui demandare sia le funzioni di presidio integrato per la prevenzione e la cura, sia quelle di struttura di ricerca (in coordinamento con l’Istituto nazionale tumori-Int di Milano). Nel ‘98, l’Ospedale dalla Usl1 passa al Crob. Seguono poi una serie di deliberazioni della Regione Basilicata (come la n. 1108 del 2003 che vara una nuova sperimentazione gestionale tra Crob e Int); e si arriva al 2005 quando, con la «D.g.r. n. 2104» la Regione ha istituito la Rete oncologica regionale. La «Rete» prevede l’interazione e il coordinamento dei servizi oncologici di Crob, Azienda ospedaliera S. Carlo di Potenza e Azienda Usl4 di Matera.


Marisa Ingrosso
La Gazzetta del Mezzogiorno



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