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Consorzio di Bonifica: intervista all’amministratore unico Musacchio

6/07/2019



Negli ultimi tempi, ma potremmo dire fin dall’unificazione avvenuta nel 2017, il Consorzio di Bonifica della Basilicata è stato al centro di molte chiacchiere e polemiche. Abbiamo sentito spesso i cittadini ed abbiamo anche analizzato la vicenda, oggetto di una pioggia ricorsi, parlandone in più circostanze con l’avvocato di “Adiconsum” Salvatore Laguardia. Ne abbiamo discusso, attraverso un’intervista, anche con l’avvocato Giuseppe Musacchio, amministratore unico dell’Ente.

Come mai ad alcuni agricoltori di Senise è stata respinta la domanda per l’irrigazione?
Non è stata certo una decisione dovuta ad un capriccio ma alla normale applicazione di quanto previsto dalla normativa in caso di morosità.

Il problema è che in tanti, forse tutti, si ritengono non morosi.
Ciò che viene richiesto non è il contributo idraulico, ossia relativo alla manutenzione, ma quello irriguo: che è previsto da un regio decreto risalente all’età fascista. Il problema è che, dal passaggio dall’Ente Irrigazione al Consorzio del 1992, non è stato mai esigito per ragioni nelle quali non voglio entrare. Io mi sono semplicemente limitato a far rispettare la legge, che prevede venga pagato.

Che ci siano ricorsi pendenti, potrebbe cambiare qualcosa?
Laddove si sono registrati nostri errori abbiamo già provveduto in autotutela, ma per il resto dobbiamo proseguire lungo la nostra strada. Non si può nemmeno sostenere che ricorrere equivalga ad una interruzione del pagamento, perché la Commissione Tributaria Provinciale non si è mai espressa con una sospensiva.

Quindi resta fermo il principio di non concedere ai morosi l’acqua per l’irrigazione?
Deve essere così anche perché il beneficio è tale proprio per la presenza delle bocchette che rendono il terreno irriguo, aumentandone il valore.

Possono esserci incontri con la politica o con altri organismi?
Sono pronto a fornire chiarimenti a chi di loro li chiedesse. Tuttavia, sarebbe opportuno che chi avesse dubbi si rivolgesse a me e non alla stampa.

Come giudica le proteste degli agricoltori di Senise?
Sinceramente non mi sembra sia successo chissà cosa, però, tra le tante cose, ho sentito anche dire che si pretenderebbe di non pagare il tributo per le rinunce dei contadini dovute alla realizzazione della diga di Monte Cotugno. Ma alle promesse non è mai stato dato alcun seguito e da nessuna parte risulta che, dalla costruzione delle diga, possa derivare una qualche esenzione.

In questa zona quante sono le aziende agricole attive?
A Senise abbiamo prenotazioni effettive per una superficie di irrigazione pari a 112 ettari. Dei quali: 46 ettari sono per microutenze (fino a 4 mila ettari, ndr), per un totale di 331 domande. Questo significa che c’è una domanda per ogni mille metri e se ne deduce che non facciamo irrigazione per l’agricoltura ma per orti domestici. Infatti soltanto 65 ettari, per 73 domande, sono per utenze normali: ovvero ogni richiesta ha una media di 0,90 ettari, quindi 9 mila metri quadrati. Per cui, mi chiedo, ma di cosa stiamo parlando? L’anno scorso, con un sistema presuntivo di domande, risultavano 280 ettari per l’intero comprensorio.

Che situazione si registra, in generale, nell’area del Consorzio ex Alta Val d’Agri?
Dobbiamo anche considerare che abbiamo ereditato 50 dipendenti del Consorzio ex Alta Val d’Agri, addetti solamente al senisese, Mercure e Noce, che costano almeno 40 mila euro l’uno ogni anno, per aree dove le prenotazioni irrigue non superano i 200 ettari che comportano un incasso, in media, di 200 euro ad ettaro. Per cui, solo il personale genera un costo altissimo: cui si devono aggiungere gli oneri di sollevamento, le manutenzioni e tanto altro. Portiamo avanti un servizio caratterizzato da un evidente squilibrio finanziario, che non può essere anche gravato dal mancato introito di quanto è dovuto in ragione di una sorta di dispensa papale. Ma se avessimo dovuto aumentare le tariffe per quanto spendiamo solo per il personale, allora ci sarebbero stati rincari con diversi zero.

Ma in tanti lamentano proprio gli aumenti delle tariffe.
In passato la tariffa irrigua era di 325 euro ad ettaro, che corrispondevano a 0,08 centesimi di euro al metro cubo e andava per scaglioni, riducendosi man mano, ad esempio, per prenotazioni per superfici superiori ai 10 ettari, con uno sconto di 25 euro ad ettaro. Oggi, invece, abbiamo ridotto la tariffa a metro cubo a 0,05 centesimi per tutti; quella ad ettaro è stata portata a 200 euro, con una sostanziale riduzione di costo, ad esempio, fino a 10 ettari. Ma prima le domande non erano inoltrate in base alle superfici, ma ai metri cubi: ne veniva fuori un sistema, più unico che raro, che prevedeva una sorta di carta prepagata in quanto considerava solo i metri cubi che si riteneva servissero. Ma per poter concedere la risorsa è prima necessario un bilancio idrico, che tenga conto della superficie e delle colture da irrigare. L’importanza delle coltivazioni è fondamentale, poiché da questo dipende il fabbisogno ed il periodo di irrigazione. Nel Consorzio ex alta Val d’Agri, a differenza degli altri, non si teneva conto del bilancio idrico. In sostanza abbiamo omogenizzato il sistema e le tariffe, abbassando quelle della provincia di Potenza e portandole a livello di quelle della provincia Matera».

Quali sono le tariffe attuali?
Prima, chi prenotava fino a 2 mila metri, tra quota fissa e consumo ipotizzato, pagava 41,25 euro. Ora, rispetto a quella stessa superficie, si pagano 70 euro all’anno. Così come, chi prenotava fino a 3 mila metri pagava 57, 50 euro e oggi ne paga 80, sempre all’anno. Chi invece prenota superfici da 3 mila metri in su, ha uno beneficio notevole perché il Consorzio di Bonifica è al servizio del mondo agricolo e non di chi ha l’hobby del giardinaggio. Io, che sono un figlio di contadini che ha trascorso l’adolescenza a trasportare bidoni pieni d’acqua per innaffiare l’orto, se mi avessero detto di pagare 70 euro l’anno per avere l’acqua avrei beatificato chi me la portava.

Qualcuno crede che i cambiamenti derivino anche dalla gestione, in capo al Consorzio, degli addetti alla forestazione, è così?
Per la forestazione vige una contabilità separata e non c’entra davvero nulla con le tariffe: si calcola il costo del materiale necessario e del personale, in costante diminuzione per via del blocco del turn – over, e ne viene fuori una spesa assicurata dalla Regione Basilicata. Ma ribadisco quanto detto in precedenza, ossia che se nell’ex Alta Val d’Agri dovessero pagare per quanto costa la gestione, a partire dal personale, allora avremmo dovuto aumentare le tariffe davvero di parecchio.


Gianfranco Aurilio
lasiritide.it



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