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Bonifica lontana per la Materit. La storia |
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3/06/2019 |
| Potrebbero essere ancora lunghi i tempi per la bonifica dell’area dell’ex Materit di Ferrandina. Dopo la vicenda giudiziaria e il ricorso al tar della ditta originariamente esclusa dall’appalto e la successiva impugnazione della sentenza del giudice amministrativo di primo grado in Consiglio di Stato, ora si attende ancora la conferenza di servizi.
Vicenda annosa, quella della Materit, ricostruita dalla AIEA, l’associazione italiana esposti all’amianto. La Materit s.r.l. era una società del Gruppo Fibronit, con Sede Legale in Milano, 20122, via San Martino n. 57, e sede Amministrativa in Casale Monferrato (AL). Lo stabilimento Materit, è tutt’ora situato nell’area industriale del comune di Ferrandina Scalo –MT, dove venivano prodotti, dal 1972 al 1989, manufatti di cementoamianto (M.C.A.) come tubazioni di varia lunghezza, lastre ondulate per coperture, colmi, manicotti e pezzi speciali, utilizzati e diffusi nel territorio sia per uso edilizio che agricolo. Il cemento-amianto, è stato brevettato nel 1901, fibrocemento denominato e registrato dal suo inventore: Eternit - con riferimento al latino aeternitas, “eternità”. L'ETERNIT è una mistura di cemento e fibre di amianto la cui concentrazione varia dal 10 al 16% per conferire ai manufatti elevata resistenza alla trazione, alla corrosione, alla temperatura ed usura, uniti ad una notevole leggerezza utile alla realizzazione di strutture portanti più snelle. Nel campo agricolo venivano realizzate tubi e condotte per l’acqua di irrigazione sfruttando le caratteristiche dell'amosite e della crocidolite che, aggiunte all’impasto base di cemento e amianto crisotilo, conferivano ai tubi e alle condotte il rinforzo alla tenuta di circonferenza.
Negli anni sessanta, ricerche mostrarono come la polvere di amianto, provoca asbestosi e una grave forma di cancro: il mesotelioma pleurico. Eternit e Fibronit continuarono tuttavia a produrre manufatti sino al 1986, con drammatiche conseguenze per la salute degli operai e non solo. La struttura e la resistenza del minerale de quo sono state le caratteristiche che ne hanno determinato l’intensivo utilizzo industriale, allo stesso tempo le fibre di amianto, se inalate dall’uomo, possono essere causa di gravi patologie neoplastiche quali l’asbestosi polmonare, il mesotelioma e il carcinoma polmonare.
Tutte le attività eseguite presso la Materit, comportavano l’esposizione alle fibre di amianto e venivano normalmente svolte senza protezioni personali specifiche per le vie respiratorie ed adeguati sistemi di captaggio ed abbattimento polveri. Il rischio non è stato oggetto di opportuna valutazione, il personale operativo non era informato sulla pericolosità della polvere e delle fibre di amianto, non era vigente il controllo sull'effettiva utilizzazione delle cautele minimali costituite dai DPI, non erano predisposte strutture per il lavaggio del corpo o delle tute da lavoro. La polverosità delle lavorazioni d'amianto, importava rilevante diffusione di fibre nell'aria l'assenza di qualsivoglia sistema di abbattimento delle polveri (macchine ispiratrici e idranti da utilizzare per bagnare i materiali) determinava, e non può essere negata, la tossicità su tutto l’ambiente di lavoro. La situazione sin qui descritta è ormai conosciuta anche dalle autorità competenti sia locali che regionali e statali: in Val Basento, infatti, da anni si sta verificando un’alta incidenza di morti per patologie asbesto correlate e non vanno sottovalutate le circostanze che i tempi di latenza di dette malattie variano dai quindici ai quarant’anni e che il tasso di mortalità delle neoplasie correlate all’amianto e ai suoi derivati è in continua crescita e che il picco deve ancora essere raggiunto. I casi di patologie asbesto-correlate riscontrati riguardano non solo i soggetti ex dipendenti Materit, che operavano all’interno dei comparti industriali, ma anche altri soggetti esposti direttamente pur non essendo dipendenti Materit ma solo collaboratori occasionali alle dipendenze di varie ditte appaltatrici.
Altri ancora hanno subito un’esposizione indiretta all’amianto: si guardi ai familiari addetti, ad esempio, al lavaggio delle tute dei dipendenti o a chi risiede a poca distanza dai corpi di fabbrica Materit. L’omissione dolosa di cautele contro gli infortuni sul lavoro dei responsabili Materit, che si sono succeduti nel tempo, hanno causato un concreto pericolo, tuttora sussistente, per pag. III l’incolumità pubblica non solo dei dipendenti ex Fibronit/Materit ma anche degli abitanti di Macchia di Ferrandina e delle zone limitrofe. Nel frattempo molti degli 86 operai che hanno lavorato in quell’ambiente sono morti, quasi tutti gli altri riportano lesioni e patologie asbesto-correlate, di sicuro tutti vivono un'esistenza sospesa fra controlli medici e il sospetto di essere già condannati. Il sito, ad oltre 30anni dalla chiusura effettuata dal Nucleo Operativo Ecologico dei Carabinieri a causa della mancanza di una discarica autorizzata per lo smaltimento dei propri rifiuti, presenta condizioni di rischio per la salute pubblica e l’ambiente, a causa della contemporanea presenza di amianto, polveri di asbesto e silicio residui della precedente lavorazione, fanghi e liquami, in centinaia di big-bag contenenti rifiuti pericolosi. L’azienda fu posta in liquidazione e i lavoratori furono messi in cassa integrazione.
Da quel momento si attende ancora la fine della bonifica. Sull’intero comprensorio vige la potestà del Consorzio per lo Sviluppo Industriale della Provincia di Matera. Il sito in questione presenta numerose analogie con lo stabilimento Fibronit sito nel comune di Broni (Pavia) e con lo stabilimento Fibronit di Bari. Tale sito individuato come SIN non è stato bonificato e costituisce ancora una grande pericolosità per la salute come si legge nel verbale dell’indagine ambientale INAIL effettuata dal Dipartimento Sicurezza degli impianti dell’INAIL nei giorni 3 e 4 novembre 2016, verbale acquisito al MATTM al prot. N. 1848 del 30.01.2017. Le telecamere del Tg2000, il telegiornale di Tv2000, sono riuscite ad entrare per la prima volta all’interno dell’area di circa 77 mila metri quadri.
Un’inchiesta curata dalla giornalista Caterina Dall’Olio che ha fatto emergere la pericolosità di questi ‘big bags’, grandi sacchi pieni di amianto soprattutto allo stato friabile, il più nocivo e mortale: Le fibre di amianto presenti nell’area del sito industriale per anni si sono disperse nel territorio circostante e nelle acque del fiume Basento adiacente allo stabilimento, la stessa acqua, lungo il percorso del fiume, era ed è impiegata per irrigare i campi. L’amianto, insieme con altre sostanze inquinanti sicuramente entrava e potrebbe continuare ad entrare, direttamente nel ciclo alimentare di tutto il territorio. I problemi di bonifica della Materit s.r.l. hanno inizio ufficialmente nell’ottobre 1994 quando la Regione Basilicata prende atto della presenza di amianto stoccato nel piazzale dello stabilimento e ordina ed autorizza la società a procedere allo smaltimento. Dopo svariate autorizzazioni allo stoccaggio provvisorio, e svariate proroghe, di fatto, la bonifica non è mai arrivata a conclusione.
Sul fronte giudiziario il processo ha avuto inizio grazie all’incessante e complesso lavoro di indagine della Procura della Repubblica di Matera e aveva portato alla richiesta di rinvio di giudizio da parte del sostituto procuratore della Repubblica Rosanna DEFRAIA I dirigenti imputati avevano omesso di adottare idonei sistemi di sicurezza degli impianti, di dotare i lavoratori di idonee protezioni individuali e di aver omesso la corretta informazione a tutti i dipendenti sul rischio derivante dalla manipolazione ed esposizione all’amianto.
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Non con i miei soldi. Non con i nostri soldidi don Marcello CozziParlare di pace in tempi di guerra è necessario, ma è tardi.
Non bisogna aspettare una guerra per parlarne. Bisogna farlo prima.
Bisogna farlo quando nessuno parla delle tante guerre dimenticate dall'Africa al Medio Oriente, quando si costruiscono mondi e società sulle logiche tiranniche di un mercato che scarta popoli interi dalla tavola dello sviluppo imbandita solo per pochi frammenti di umanità; bisogna farlo quando la “frusta del denaro”, come ...-->continua
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