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Montecotugno: intervista al commissario dell'Eipli Antonio Altomonte

26/05/2019



E’ una delle infrastrutture più imponenti di tutto il sud Italia. E non solo. Gigantesca opera idraulica, la diga di Montecotugno a Senise si può e si deve raccontare non solo da un punto di vista squisitamente tecnico ma anche antropologico, economico, ambientale. Ne abbiamo parlato con il commissario dell’Ente Sviluppo Irrigazione e Trasformazione Fondiaria (che ne ha la competenza) Antonio Altomonte, chiamato a guidare l’Ente in una fase di transizione non facile. Altomonte ci ha parlato degli interventi imminenti (e attesi) sul muro di sbarramento. E non solo.

A breve, è questione di giorni, ripartiranno i lavori di manutenzione sul muro di sbarramento della diga di Montecotugno. In cosa consistono esattamente?
Il lavoro più impellente riguarda l’impermeabilizzazione del manto. Questo intervento ci consentirà di aumentare la quota di invasamento. In particolare è previsto il rifacimento dell’intero manto. Si tratta di lavori particolari perché prevedono un sistema particolare di posa in opera, con una miscela approvata. E’ un intervento superficiale, necessario e prevedibile dopo una serie di anni e fa parte di quella manutenzione ordinaria che va fatta sullo sbarramento.
Ad occhio nudo sembra ci siano delle crepe.
Assolutamente no, non sono crepe. Ci mancherebbe. E’ una sorta di sgretolamento della parte superficiale. Stiamo parlando dei primi 5 centimetri del muro. Inoltre c’è un progetto del Ministero dell’Agricoltura che prevede il rifacimento di tutto il sistema di illuminazione e non solo. Metteremo delle telecamere per rafforzare la videosorveglianza in remoto, e questo vale per tutte le dighe. In più, in un’ottica di prudenza soprattutto successiva ai tragici eventi del ponte Morandi di Genova, l’ufficio dighe sta valutando la possibilità di costruire un terzo scarico di superficie sulla diga per consentire un deflusso più veloce in caso di emergenza. Questo ci consentirebbe di uscire dalla fase di esercizio provvisorio e di arrivare alla quota massima di invasamento.


Spieghi meglio in cosa consisterebbe tale progetto.

Se ci fosse l’emergenza di svuotare la diga, con il terzo scarico il tutto avverrebbe più velocemente. Ma attenzione: occorre valutare il progetto attraverso studi che ci devono dire, per esempio, quale sarebbe l’impatto nell’ambiente circostante, quali danni si verificherebbero, di quanto aumenterebbe la portata del fiume Sinni e così via.

Gli studi ancora non sono stati effettuati?
No, ancora no. Siamo ancora nella fase preliminare.
Esiste un altro progetto, se ne parlava fin dal 2007, che riguardava la possibilità che la diga di Senise producesse energia tramite delle turbine. Che fine ha fatto?
A Montecotugno esiste una turbina già funzionante che produce energia non direttamente a vantaggio dell’Eipli ma di una sua partecipata, la SIM Spa (Società Idroelettrica Meridionale, ndr), l’ente ha il 20%, in seguito ad un bando pubblico fatto all’inizio degli anni 2000, se non ricordo male. Ci sono, inoltre, altre due autorizzazioni per la costruzione di altre due turbine, sempre affidate mediante bando a questa società, ma, ad oggi, tutto è momentaneamente fermo a causa di un contenzioso tra la società, l’Ente Irrigazione e Regione Basilicata. Attualmente le due autorizzazioni per costruire le nuove turbine sono state revocate. Ma, ovviamente, occorre attendere l’esito del contenzioso.
Esiste un problema ‘detriti’ nell’invaso di Senise? Di questo si parlava ancor prima della chiusura ufficiale dei cantieri negli anni Ottanta ma mi sembra che il tema non sia stato mai affrontato veramente.
Esistono degli studi a riguardo per i quali questo tema per Montecotugno è assolutamente marginale, a differenza, per esempio, della diga del Camastra dove la capacità di invaso è molto ridimensionata. Dipende molto dalla tipologia di infrastruttura: dall’irruenza o meno degli affluenti e quelli che insistono su Montecotugno non trasportano eccessivo materiale a valle per cui la percentuale di interramento è contenuta. Inoltre l’estensione della diga ci consente un margine di errore più che ampio. Quindi non è stata mai compromessa la capacità di invaso da questo punto di vista.
In generale, quali sono le prospettive di valorizzazione degli invasi? Insomma: come è possibile migliorare la fruizione per favorire, per esempio, il turismo didattico?
R- Ci sono diversi progetti in cantiere. A luglio faremo un convegno sulla diga del Camastra dopo quello che si è già svolto a Senise per Montecotugno. Coinvolgiamo Università, ordine degli Ingegneri e amministratori. Io lancerò alcuni progetti importanti. Due musei multimediali, mediante un concorso di idee, uno per il Camastra e l’altro per Montecotugno (nella casa di guardia). Raccoglieremo tutto il materiale di repertorio, sia di natura tecnica che sociologica, per raccontare gli invasi e i territori. Inoltre, cosa fondamentale, siamo a lavoro per costruire finalmente una rete di monitoraggio ambientale. A breve ne parleremo in maniera approfondita.

Mariapaola Vergallito



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