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Quando una notizia nasce da un equivoco: il caso del prete 'gay' |
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5/02/2016 |
| Succede che in rete viene diffusa la notizia di un prete d’origine lucana, più precisamente della Diocesi di Tursi-Lagonegro, immortalato in una foto mentre partecipa ad un party in un locale gay della Campania. Ovviamente la notizia si diffonde in fretta ed ha rilevanza a livello nazionale. Succede che la stampa nazionale, ovviamente non citando il nome vero del prete in questione, racconti la storia parlando del protagonista con il nome di fantasia di don Paolo. Nell’articolo, per chi lo legge, si capisce benissimo che quello utilizzato non è il vero nome del sacerdote. Qualcuno, però (e non si tratta di testate giornalistiche), capisce il contrario e identifica il protagonista della storia in un sacerdote che realmente si chiama don Paolo e che corrisponde alla descrizione fatta solo perché fa parte di quella stessa diocesi. Di questa persona vengono addirittura pubblicati foto e cognome. Le scuse, arrivate dopo la ovvia smentita, non cancellano il linciaggio mediatico che il vero don Paolo ha dovuto subire. E ci chiediamo: nel rispetto del sacrosanto diritto all’oblio, che meritano i colpevoli, figuriamoci chi viene accusato ingiustamente di un fatto che non ha commesso, tra uno, cinque o dieci anni, siamo sicuri che in rete non comparirà nuovamente, attraverso i motori di ricerca, la notizia con il linciaggio del ‘falso’ protagonista dello scatto alla festa gay?
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Non con i miei soldi. Non con i nostri soldidi don Marcello CozziParlare di pace in tempi di guerra è necessario, ma è tardi.
Non bisogna aspettare una guerra per parlarne. Bisogna farlo prima.
Bisogna farlo quando nessuno parla delle tante guerre dimenticate dall'Africa al Medio Oriente, quando si costruiscono mondi e società sulle logiche tiranniche di un mercato che scarta popoli interi dalla tavola dello sviluppo imbandita solo per pochi frammenti di umanità; bisogna farlo quando la “frusta del denaro”, come ...-->continua
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