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'Mattini': l’ultima fatica del’Accademico Emilio Lastrucci

9/10/2024

Negli ultimi anni Emilio Lastrucci ha intensificato la sua attività e produzione poetica, pubblicando opere che raccolgono componimenti in massima parte inediti, salutate dalla critica e dal pubblico con estremo favore. Le ultime quattro raccolte (Semi alati, Rapsodia dell'effimero, Attesa del passato, Mattini) sono state tutte edite, in una veste alquanto pregiata, da Pensa Multimedia. L'ultimo dei lavori citati, fresco di stampa e da qualche settimana immesso nei circuiti della distribuzione editoriale, raccoglie sessantasei poesie, di varia ampiezza, tutte di notevolissimo pregio, per comporre le quali l'autore ha speso gli ultimissimi anni, fatta eccezione per alcuni versi giovanili, riproposti in una versione parzialmente rivisitata. Le poesie raccolte nel volume hanno tutte in comune una genesi legata ad un preciso momento del
giorno: il sorgere del sole, nonché, in larga parte, ambientazioni ove risultano chiaramente riconoscibili sfondi e squarci paesaggistici delle terre lucane. Il letterato e accademico di origini romane, infatti, si è, com'è noto, naturalizzato in questa regione da oltre un quarto di secolo e qui ha trovato la sua dimensione esistenziale più propria, nonché i luoghi dell'animo che suscitano in forma privilegiata la sua ispirazione creativa. Tale caratteristica appare quanto mai evidente nel componimento dedicato a Rocco Scotellaro, ma risulta diffusa in moltissimi altri passi dell'intera silloge, cosi come già nelle raccolte precedenti.
L'elemento della fase aurorale del giorno, da cui deriva lo stesso titolo della raccolta, come richiamato nella Sinossi, "acquista valore simbolico in ragione del tema portante di questa fase matura , dell'elaborazione poetica dell'autore: il deprimente scenario di un mondo ancora devastato dagli orribili mali che avevano afflitto il secolo passato e il cui incubo nel momento della transizione al nuovo millennio si era avuta l'illusione fosse svanito". "A questa dolorosa e pessimista visione di una società afflitta da un crescente degrado fanno da contraltare gli slanci, utopici quanto necessari, verso una prospettiva aurorale, che può prender vita soltanto da un processo evolutivo di cui si renda protagonista la nuovissima generazione (particolarmente suggestivi appaiono i versi dedicati ai nipoti,), volto a trasformare la stessa natura umana, e di cui la dimensione poetica dell'esistenza costituisce il valore e la condizione fondanti".
Così si esprime l’autore :” Il dolore si imprime nei miei visceri col vigore di affondi lancinanti nelle carni già lacere ed esangui, nei meandri più bui della coscienza lascia marchi di fuoco incancellabili. Poi, al chiarore che illimpidisce l’aria, il mio petto di colpo si spalanca e con battiti d’ali da rapace la Fenice fulgente di riscossa s’innalza rediviva verso il Sole. (Settembre 2022)”.
Alcuni lettori e lettrici così si sono espressi nel comprarlo: ”Scritto benissimo… una lettura veramente piacevole…, complimenti ; è molto bello, riservo la lettura solo ai momenti di pace e silenzio nella natura, perciò me lo gusto più a lungo, tantissimi complimenti !|
“MATTINI! Comporre un testo poetico e’ veramente e talmente notevole sempre emozionante le parole del letterato Emilio Lastrucci. L’ho letto in un battibaleno, è molto scorrevole ; mi ha tenuto una piacevolissima compagnia. Divertente e commuovente . Le faccio i miei complimenti, bello l’impianto, personaggi delineati molto bene, lettura scorrevole, mai noiosa e piena di sorprese”.
Altro passo del volumetto di poesie:” Dura è ancora la vita, come la pietra d’una cattedrale da cui s’innalza un inno nella potenza d’un coro di cento voci, nella solennità incantata dell’armonia che riempie le sue mura.
Il filo rosso sottile della vita fra la nebbia più densa si dipana, sovente s’aggroviglia, nelle ore tenebrose di tormento, quando lo avverti tutto il peso di quella pietra, il fardello che trascini lungo il tuo cammino in questo territorio ostile del mondo, senza avere compreso ove conduca”.
Un volumetto in cui la scrittura dell’autore è più matura e la storia delle sue poesie sono articolate con verità e finzione narrative ben mescolate; di più scrivere con dovizia di particolari, mai scontati, e con una tale vividezza e precisione che tiene col fiato sospeso. E’ un libro che ti scava dentro e ti scannerizza l’anima nel profondo. Irrequieto e bellissimo.
Belle poesie vivide, coinvolgenti, travolge; stilisticamente scorre fluido come il linguaggio parlato. Rende fortemente l’idea di cosa significhi non riuscire a cogliere i sentimenti, di quell’incomunicabilità emotiva tutta postmoderna, di quel peso che assume nelle relazioni.
Leggibilità: qualche ora spesa bene dentro una storia che ha molto da dire. Sensazione di freschezza, coerenza, autenticità, ergo credibilità.
Concludiamo con :” Terra bruciata dietro i nostri passi, salsa terra riarsa pregna di nivea spuma evanescente, nella fiumara onusta di marciume, gonfia di bruma fetida, soffocata da nuvole brunite nel riflesso sanguigno dell’aurora.
Odi il pianto dirotto del Grecale che sferza il sartiame sparso sopra i gozzi in secca con tintinnare sonoro di ferraglia; ascolta il lamento dei gabbiani, smisurato riverbero del mare, e seguimi ancora verso rade remote di scogliere pure, dove ho afferrato un giorno
in lontananza un canto di sirene che oggi, forse, ci rapiranno insieme. (Da Nature morte, 1983)”.

Antonio Corbo



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