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Intervista a Mimmo Centonze, pittore lucano unico ed innovativo

19/02/2022

Mimmo Centonze. Classe 1979. Una storia la sua che si distingue per singolarità ed eccentrictà, tratti evidenti della sua costituzione personale. Ho avuto il piacere di conoscere Mimmo Centonze in un soleggiato primo pomeriggio di ottobre, una di quelle “ottobrate”, come dicono a Roma, dove il sole riscalda ancora con una vaga aroma d’estate.
Brillante, arguto, spiritoso, con una forza ironica piuttosto dissacrante, dal dialogo intenso e vivacemente ironico, quella con Mimmo Centonze fu davvero una conversazione divertente e vera.
Ho visto alcune sue opere, non ancora dal vivo, è il tratto autentico delle sue pennellate, rapisce immediatamente chi guarda.
Dopo aver passato tutta la giovinezza a studiare trattati di pittura dall’antichità ad oggi e aver visitato varie volte i più importanti musei di tutto il mondo, per studiare dal vivo i grandi Maestri, inizia da giovane una sorprendente, veloce e felice carriera.
Notato da importanti critici e storici dell’arte come Vittorio Sgarbi, da famosi artisti internazionali come Oliviero Toscani e da colti e potenti mecenati come Emmanuele Emanuele, realizza la prima mostra personale a Milano presso la nota Galleria d’Arte Moderna e Contemporanea Il Mappamondo. Riceve il Premio Speciale Fondazione Roma, espone alla Biennale di Venezia e subito dopo realizza una mostra personale al Palazzo delle Esposizioni di Roma: all’età di 32 anni ha l’onore di diventare il più giovane artista in assoluto ad inaugurare una personale nella prestigiosa sede romana.
Prosegue con esposizioni internazionali, con una mostra personale a Dubai presso Artissima Art Gallery, e poi a New York e in 13 città della Cina.
Da molti anni cura progetti espositivi in tutta Italia, tiene regolarmente conferenze, spettacoli e Lectio Magistralis sull'arte, nonché corsi di disegno e pittura per lo sviluppo della parte destra del cervello.
Nel 2019 fonda a Matera il Museo MUDIC – Museo Diffuso Contemporaneo, di cui è anche curatore.
Le sue opere sono state esposte nei seguenti musei ed istituzioni pubbliche, da New York alla Cina a Roma.
Nell’intervista che segue, un accenno del suo “dipinto” interiore.

Come inizia il Suo percorso artistico?

Con un avvenimento fortunoso, durante un soggiorno a Roma insieme alle mie sorelle, all’età di 14 anni. Incontrai un loro amico, un ingegnere informatico con l’hobby della pittura. Nella sua camera ci mostrò dei cataloghi d’arte con dei paesaggi dell’Ottocento americano, che aveva quadrettato con la matita per poterli poi ricopiare e dipingere su tela.
Non c’erano dipinti nella sua stanza. Vidi solo quei cataloghi, alcuni tubetti di colore e qualche pennello.. Ma mi si spalancò un mondo intero quel pomeriggio. Durante il viaggio di ritorno, mentre dormicchiavo sui sedili posteriori dell’auto, mi dissi deciso: “Questa cosa della pittura so farla anch’io”. E appena rimisi piede a Matera, mi barricai, per anni, nelle varie biblioteche della città per ricercare tutto quello che potei trovare sulle tecniche del disegno e della pittura.
Scoprii moltissimi trattati di pittura, dal Quattrocento ai giorni nostri, che studiai tutti, varie volte ciascuno e in maniera incrociata, per rilevarne differenze e affinità. E iniziai a fare un percorso del tutto personale, realizzando in sei anni circa sessanta copie di dipinti, di artisti dal Rinascimento fino a De Chirico, applicando le varie tecniche dei Maestri dei differenti periodi storici che avevo diligentemente studiato. Attività alla quale affiancai lo studio dal vivo delle opere di quegli artisti, esaminandone le tecniche di persona nei musei di Roma, Firenze, Venezia, ma anche a Londra, Parigi, Amsterdam e New York.
E solo dopo quel lungo percorso di studio, sia teorico sia pratico, che strutturai interamente per conto mio, iniziai a realizzare le mie prime opere.



Lei si dichiara autodidatta, ma quanto ritiene siano importanti le istituzioni accademiche in un percorso artistico?

Dipende da chi s’incontra nel percorso accademico. Potrebbero essere anche utili, se ci fossero le influenze giuste, ma non sono fondamentali. Anch’io, dopo quel lungo periodo di studio personale, studiai arte e musica all’Università di Bologna. Vissi e studiai lì per tre anni. Ricordo la chiacchierata che ebbi una mattina con un’anziana professoressa, dopo una sua lezione di arte cui avevo appena assistito. Mentre scendevamo le scale della facoltà, a un certo punto lei mi confidò: “Sa Centonze..la migliore formazione è quella autodidatta”. Ed era proprio quello in cui già credevo fermamente io stesso, e che avevo applicato durante gli anni della mia formazione, da autodidatta appunto.
Poco dopo quella chiacchierata abbandonai gli studi universitari e tornai di corsa a Matera, continuando in maniera ancora più intensa il percorso che avevo intrapreso da solo.
E, solo dopo pochi anni, iniziai a essere travolto da un’emozionante, veloce e felice vita artistica. In un’esplosione continua e incessante, conobbi Vittorio Sgarbi, che apprezzò fin da subito le mie opere e con il quale siamo tuttora amici inseparabili, Oliviero Toscani, Emmanuele Emanuele, la prima mostra personale in una galleria storica di Milano, alla Biennale di Venezia, la mostra personale al Palazzo delle Esposizioni di Roma, i tanti premi, le mostre all’estero, i corsi di disegno e pittura, gli spettacoli sull’arte, fino alla fondazione del Museo MUDIC nei Sassi di Matera, dove ho il piacere di trattare le cose d’arte che più mi interessano..


Come definirebbe il suo stile?

Evocativo.


Che percezione ha del momento attuale per l’arte e come ipotizza sarà il futuro?

C’è una rincorsa a sfruttare l’arte come veicolo di guadagno puramente economico: gallerie e mercanti d’arte che utilizzano il marketing per valorizzare artisti che valore poetico e culturale non ne hanno, adesso anche con gli NFT e l’arte in digitale, dando valori economici immensi a finti artisti che di colpo valgono più di Rembrandt o di Picasso. Scommetto che succederà anche nel Metaverso, dove Mark Zuckerberg vuole condurre l’umanità: nel digitale, lontano dall’arte e dalla vera collettività. Sarà un mondo effimero. L’arte, come i rapporti umani, ha bisogno di essere esperita di persona. Tutto il resto è solo business.

Roberta La Guardia


foto interna: Mimmo Centonze - Paesaggio notturno (nei pressi dello studio) 2020 - Olio e alchidico su tela - 80x110 cm



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