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I tanti volti della violenza sulle donne, figlia di stereotipi e di pregiudizi

25/11/2021

La luce della finestra illumina il monitor del mio computer. Pioverà o non pioverà? Il cielo, per il momento, dice che forse dovremo aspettare per la pioggia.
E allora penso che anche i nostri giudizi dovrebbero essere come il meteo che percepiamo guardando il cielo. Dovrebbero sempre poter avere un riscontro. E ognuno di noi dovrebbe riuscire a pronunciarsi solo dopo quel riscontro. Dovrebbe essere più semplice nelle piccole realtà, dove- come si dice? Ci si conosce, un fatto può essere più facilmente riscontrato, appunto. Eppure non è così. Non sapevo come cominciare la riflessione che oggi, proprio oggi che è la Giornata contro la Violenza sulle Donne, acquista una eco simbolica più forte. Anche se in certi argomenti, di simbolico c'è poco, perchè tutto si fonda su concreti atti e altrettanto concrete percezioni, stati d'animo, emozioni.

E penso che la violenza abbia tanti volti. Anche il nostro.
Ha tanti gesti e tante parole. Anche i nostri.
Parole, commenti, pregiudizi. I pregiudizi sempre figli della banalità e della superficialità, della scarsa, se non assente, capacità di ragionare e di andare al di là degli stereotipi.

«Gli stereotipi sono come l’acqua per i pesci: proprio perché ci circondano e sono ovunque, non li vediamo più.» (Foster Wallace).
Per combattere in maniera efficace la violenza sulle donne occorre necessariamente partire dallo sradicamento di questo modo di ragionare e riflettere su tanti comportamenti che sembrano normali ma che in realtà non lo sono.

Ma che cosa c'entrano gli stereotipi con la Giornata di oggi contro la Violenza sulle Donne? Ritorniamo indietro: la violenza ha tanti volti e tanti sono gli strumenti a sua disposizione. E gli stereotipi sono i primi genitori di questa violenza.

Quella donna è divorziata. Ha aperto da sola un'attività commerciale, pubblica. E' un bar. Lo gestisce assieme alla figlia. Chissà chi ci va. La sera chiude tardi. Andranno sicuramente a bere, e poi.. E poi lo frequentano persone poco raccomandabili e sicuramente le altre donne che vanno lì sono poco raccomandabili anche loro. E se accade qualcosa, sai che c'è? Che se la sono cercata. E sicuramente colpa loro, sicuramente la più giovane ha provocato, doveva succedere prima o poi.

Ci vuole poco perchè una storia di ricostruzione emotiva ed economica dopo il fallimento di un matrimonio diventi altro. Le parole feriscono, gli sguardi di disapprovazione spesso bigotta sono cecchini precisi e scellerati. E i social sono un amplificatore di cattiverie e di dolori. L'empatia, che dovrebbe andare di pari passo con la cognizione di causa, soccombe sotto quell'illusorio modo di agire che ci convice di essere migliore degli altri.

Questa riflessione nasce da una vicenda reale, che aspetta sviluppi e di cui non parlerò. Ma è anche troppo simile a tante altre storie che, sebbene non si concludano in maniera ineluttabile, sono esempi di quelle forme di violenze, persecuzioni, discriminazioni di cui oggi, proprio oggi, saranno saturi i comunicati stampa.

Mariapaola Vergallito



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