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La 'Phone Addiction' è reale e reali sono i suoi rischi per la salute mentale

11/03/2021

Molti di noi si staranno chiedendo, o dovrebbero chiedersi se non lo hanno già fatto, se siamo “legati” alla tecnologia che abbiamo a portata di mano; negli ultimi cinque anni sono aumentate costantemente, stando alle statistiche di Google Trends, le ricerche sulla “Phone addiction” conosciuta anche come "dipendenza da telefono" e sulla "dipendenza da social media" che la segue molto da vicino. In questo contesto è interessante notare che la “dipendenza da telefonino” e la “dipendenza dai social media” sono, specialmente nei più giovani, strettamente collegate. E’ infatti molto probabile che i nostri ragazzi - quando sono al telefono - probabilmente non stiano né giocando a scacchi né parlando con altri coetanei; al contrario è abbastanza sicuro che si trovino, o che si perdano, sui social media. Secondo un numero sempre crescente di studi, sembra che questo “passatempo” sia “addictive” ossia è in grado di creare dipendenza. Ed è ancor più preoccupante il fatto che questa “dipendenza” è legata anche a gravi rischi per la salute mentale.

Qualche mese fa la Sloan Management Review del MIT ha pubblicato un esperimento ingegnoso - Surviving a Day Without Smartphones NOVEMBER 22, 2017 MARCELLO RUSSO, MASSIMO BERGAMI, GABRIELE MORANDIN).
I professori Marcello Russo, Max Bergami e Gabriele Morandin di due business school in Italia e in Francia hanno deciso di far rinunciare, agli studenti nei loro corsi, all’utilizzo del proprio smartphone per un giorno.
La maggior parte degli studenti, che potevano pianificare il giorno in cui avrebbero rinunciato ai telefoni, provò un certo grado di ansia. Non sapevano cosa fare nel tempo al di fuori delle lezioni, dalla colazione all’utilizzo dei mezzi pubblici.
Hanno inoltre anche osservato quanto spesso le persone che avevano telefoni hanno controllato i loro telefonini. Uno studente ha sottolineato che un suo amico aveva controllato il suo telefono quattro volte in 10 minuti e probabilmente quella sembrava una giornata tipo.
Uno studio precedente, dell’ 8 gennaio 2015 - The Extended iSelf: The Impact of iPhone Separation on Cognition, Emotion, and Physiology - condotto negli Stati Uniti, nel quale era stato imposto ai ragazzi di non utilizzare i telefonini, ha evidenziato che i ragazzi si comportavano peggio nei compiti che richiedevano attività mentali quando si trovavano in una situazione di “astinenza” e che gli stessi ragazzi manifestavano sintomi fisiologici, come aumento della frequenza cardiaca e della pressione arteriosa. Avvertivano un senso di perdita, o di privazione di una parte di se stessi: i loro telefoni.
La realtà, soprattutto nei più giovani, è che l'utilizzo del telefono, specie se intenso, non dovrebbe essere ritenuto tanto “spensierato”.
Uno altro studio ha esaminato l'aumento della depressione e del suicidio negli adolescenti negli ultimi anni. Il CDC (Center of Disease Control) ha evidenziato un aumento dei tassi di incidenza sia della depressione che del suicidio nel quinquennio 2010-2015; ha inoltre rilevato che le ragazze erano particolarmente a rischio: il loro tasso di suicidi è aumentato del 65% in quei cinque anni. Il numero di ragazze con grave depressione è aumentato del 58%.
Gli autori di questo nuovo studio si sono posti il problema di ricercare la causa di queste preoccupanti “tendenze”.
Anche se si tratta solo di una correlazione, il team di ricerca ha trovato una stretta correlazione tra problemi di salute mentale e l’aumento delle “new media screen activities” ovvero le nuove attività sui social media. Circa il 48% di coloro che passavano cinque o più ore al giorno sulle “screen activities” aveva pensato al suicidio o lo avevano pianificato rispetto al 28% di coloro che dedicavano solo un'ora al giorno alle “screen activities”.
Nessun'altra variabile, come i problemi finanziari, i problemi domestici, i compiti a casa o la pressione scolastica, potrebbe spiegare l'aumento dei problemi di salute mentale nell’arco di tempo preso in considerazione dallo studio.
"Sebbene non possiamo affermare con certezza che il crescente utilizzo degli smartphone abbia causato l'aumento dei problemi di salute mentale, questo ha rappresentato di gran lunga il più grande cambiamento nella vita dei ragazzi tra il 2010 e il 2015", ha affermato l’autrice dello studio Jean Twenge, l'autrice del libro “iGen: perché i bambini super-connessi di oggi stanno crescendo meno ribelli, più tolleranti, meno felici - e completamente impreparati per l'età adulta” che segue questa categoria di ragazzi da anni.
È interessante inoltre notare, al contrario, che gli adolescenti che dedicavano più tempo a fare sport, ai compiti, a socializzare con gli amici nella vita reale e ad andare in chiesa avevano un rischio più basso sia di depressione che di suicidio.
Il problema è che gli adolescenti impiegano sempre più tempo, non “parlando” al telefono come avveniva nei decenni passati, ma trascorrono il loro tempo “Instagram-ing” ovvero su Instagram e “snapchat-ing” ovvero su snapchat. Questi sono passatempi pericolosi perché pur fornendo una idea di interazione sociale, la realtà è che sono, da essa, molto lontani.
I paragoni, impliciti nell’osservare la vita di altre persone online, che sono spesso molto curati (e molto fuorvianti), si ritiene abbiano un effetto deprimente sui social media. Theodore Roosevelt affermava “Comparison is the thief of joy” “Il confronto è il ladro della felicità”. “Questo aumento dei problemi di salute mentale tra gli adolescenti è molto allarmante", ha affermato la Twenge; "gli adolescenti ci stanno dicendo che stanno lottando, e dobbiamo prendere questo grido di allarme molto seriamente.”
Un altro studio, presentato alla conferenza della Radiological Society of North America, ha esaminato il cervello degli adolescenti che sono stati inseriti nella categoria della dipendenza da smartphone o da Internet.
Gli autori hanno trovato alcune differenze nella chimica dei circuiti di “gratificazione” del cervello ed in modo particolare nel rapporto tra il neurotrasmettitore GABA e altri neurotrasmettitori. È stato interessante notare che, quando i ragazzi sono stati sottoposti ad una terapia cognitivo-comportamentale (CBT) per la loro dipendenza, la loro chimica cerebrale è cambiata ed è tornata a rassomigliare di più a quella dei controlli non affetti da dipendenza.
Studi precedenti (The Power of the Like in Adolescence) hanno anche esaminato l'attività nei circuiti di dipendenza del cervello degli adolescenti quando interagiscono effettivamente con i social media. Questi studi hanno messo in evidenza che le cellule in una di queste aree del cervello, e specificatamente nel nucleo accumbens, venivano attivate quando i partecipanti vedevano le immagini di Instagram con più "Mi piace”.
Infine, un segnale particolarmente significativo che c’è qualcosa che non va è rappresentato dal fatto che alcuni degli sviluppatori di particolari funzionalità dei social media hanno iniziato a parlare dei loro rischi di dipendenza. Le caratteristiche notifiche come il rosso, piuttosto che il blu, sono state intenzionalmente progettate per attirare l'attenzione della gente e farla ritornare sullo “screen” per un altro riscontro, per vedere “se ci sono novità”.
Loren Brichter ha inventato il meccanismo del “pull-to-refresh” o “premere per ricaricare” per un'app che poi è stata acquisita da Twitter. "Gli smartphone sono strumenti utili", ha dichiarato recentemente al Guardian. "Ma creano dipendenza”. Il Pull-to-refresh è “addictive”. Twitter è “addictive”. “Questa non è una cosa buona. Quando lavoravo su questi aspetti, non ero abbastanza maturo per pensare a questi effetti. Non sto dicendo che sono maturo ora, ma sono un po’ più maturo e mi rammarico per questi aspetti negativi.”
Una parte del problema legato all’ "utilizzo" dei social media è che pensiamo che essi ci forniranno una spinta, ma non ci faranno sentire peggio. Questo è un grave "errore di valutazione" che ci impedisce di tornare indietro, e spesso ha un effetto negativo sulla nostra salute mentale. E questo ciclo sembra assomigliare stranamente ad una dipendenza classica.
Sarà interessante vedere come le nostre interazioni con i nostri telefoni cambieranno nel tempo, il tempo tornerà indietro quando i telefoni cellulari e i social media diventeranno “meno nuovi”. Ma per i giovani che sono cresciuti con entrambi, non è solo una novità, è un modo di vivere. Potrebbero essere necessarie pressioni maggiori per aiutarli a vedere quanto i telefoni possono essere per loro “addictive” e quanto possono essere dannosi per la loro salute mentale.

Pino Di Sario, MD (medical doctor)


Bibliografia
• Phone Addiction Is Real -- And So Are Its Mental Health Risks. Alice G. Walton, Forbes Dec 11, 2017
• The Extended iSelf: The Impact of iPhone Separation on Cognition, Emotion, and Physiology. Russell B. Clayton Glenn Leshner, Anthony Almond The Media School, Indiana University, Journal of Computer-Mediated Communication 20 (2015) 119–135.
• Neurotransmitters in Young People with Internet and Smartphone Addiction: A Comparison with Normal Controls and Changes after Cognitive Behavioral Therapy. Radiological Society of North America.
• Increases in Depressive Symptoms, Suicide-Related Outcomes, and Suicide Rates Among U.S. Adolescents After 2010 and Links to Increased New Media Screen Time. Jean M. Twenge, Thomas E. Joiner, Megan L. Rogers, and Gabrielle N. Martin. Clinical Psychological Science 2018, Vol. 6(1) 3–17.
• "Likes" as Social Rewards: Their Role in Online Social Comparison and Decisions to Like Other People’s Selfies. Astrid M. Rosenthal-von der Pütten, Matthias Hastall, Sören Köcher, Christian Meske, Timo Heinrich, Franziska Labrenz, Sebastian Ocklenburg. Computers in Human Behavior, Volume 92March 2019, Pages 76-86.
• SEEING EVERYONE ELSE’S HIGHLIGHT REELS: HOW FACEBOOK USAGE IS LINKED TO DEPRESSIVE SYMPTOMS MAI-LY N. STEERS ROBERT E. WICKHAM, LINDA K. ACITELLI Journal of Social and Clinical Psychology, Vol. 33, No. 8, 2014, pp. 701-731.
• Social comparisons, social media addiction, and social interaction: An examination of specific social media behaviors related to major depressive disorder in a millennial population. Anthony Robinson, Aaron Bonnette, Krista Howard, Natalie Ceballos, Stephanie Dailey, Yongmei Lu, Tom Grimes. J Appl Behav Res. 2019; e12158.
• Social comparisons on Facebook and offline: The relationship to depressive symptoms Madison Faranda, Lynne D. Roberts. Personality and Individual Difference 141 (2019) 13-17.




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