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Salvatore Iacobellis ricorda Betty Williams e il sogno della Città della Pace

21/03/2020

“Un sogno grandissimo, pensato in un momento in cui c’erano tutti i presupposti per concretizzarlo”. Se c’è un amministratore locale, un sindaco, simbolo del grande progetto della Città della Pace per i bambini è lui: Salvatore Iacobellis, ex sindaco di Scanzano Jonico. Lo abbiamo raggiunto telefonicamente poche ore dopo la notizia della morte, improvvisamente, di Betty Williams, il premio Nobel che trovò nella Basilicata una seconda casa e che proprio in terra lucana partorì uno dei progetti più ambiziosi e straordinari nel nome dell’integrazione e della fratellanza.
‘’Una persona incredibile- dice Iacobellis- con una grandissima voglia di fare. Lei ci teneva tantissimo alla Basilicata e al progetto della Città del pace. Una donna straordinaria’’. Non usa molte parole, l’ex sindaco, per descrivere Betty Williams, forse tutte contenute nel profondo rammarico per la sua improvvisa morte che costringe a tracciare un resoconto di quanto sia stato fatto e, soprattutto, di quello che resta da fare.
‘’Betty venne qui nel 2003- comincia a raccontarci Iacobellis- durante la grande battaglia contro il deposito unico di scorie nucleari a Scanzano Jonico. Quei mesi partorirono l’idea di costruire, lì dove secondo i piani di qualcuno sarebbe dovuto sorgere il deposito, una luogo di fratellanza e di pace.
Io divenni sindaco nel 2006. Lei venne a trovarmi e mi ripropose il progetto, che accolsi subito. Nel gennaio 2007 Betty portò a Scanzano Jonico una trentina di suoi amici, tutti quelli che avrebbero sostenuto economicamente il progetto. Organizzammo subito corsi di ‘’formazione alla pace’’ per gli insegnanti ma le dico subito che non fu facile. La Regione non credette subito nel progetto. Ma noi i corsi li organizzammo ugualmente e nonostante fossero gratuiti e con insegnanti di un certo livello, per mettere su una ‘’classe’’ di venti persone abbiamo dovuto sudare. Però lo facemmo e andammo avanti’’.
‘’Non fu facile all’inizio. Betty tornò per ricevere un riconoscimento a Potenza e ci incontrammo con l’allora presidente della Regione Vito De Filippo e gli spiegammo l’idea progettuale e quali sarebbero stati i partners. Da quel momento la Regione cominciò a credere davvero nel progetto. Venne inserito, tra i Comuni soci fondatori, anche Sant’Arcangelo, dove erano presenti già le case che avrebbero ospitato le persone, e da lì la cosa partì abbastanza bene’.
‘’Tenga conto che nel frattempo il rappresentante di un importante sponsor mi chiamò chiedendomi la possibilità di avere un terreno perché avrebbero realizzato loro la Città della Pace. Nel frattempo feci la variante urbanistica, un accordo con i privati, ricordo che fui anche molto attaccato a livello mediatico come ‘’presunto speculatore edilizio’’. Pensi che io 6 ettari di terreno li ebbi gratis facendo una perequazione urbanistica e li donai alla Fondazione. Ma non furono tempi molto gioiosi, diciamo, ma ci credevamo e siamo andati avanti. Subito dopo siglammo con De Filippo il Memorandum, poi arrivarono i fondi e la macchina partì”.
Nel frattempo la Fondazione diventava sempre più attiva.
‘’Ad un certo punto nel 2013 cade il Governo regionale. Dico senza problemi che il governo successivo guidato da Pittella non ci ha creduto tanto. L’unico momento in cui il tutto si vivacizzò nuovamente fu quando arrivò Sharon Stone, riuscimmo a fare una raccolta fondi e ad avere un progetto di una casa bioclimatica dell’architetto Mario Cucinella, già direttore della Biennale di Architettura, regalato e da realizzare a Scanzano Jonico. Il progetto venne presentato alla FAO nel maggio del 2016. Poi i tempi sono cambiati. Ed anche i bellissimi progetti legati all’integrazione sono stati raccontati e recepiti in maniera diversa. Qui hanno cominciato a dire che sarebbero arrivati 3000 immigrati, che sarebbe stata una invasione. Ricordo che prima della discussione in Consiglio Comunale per la votazione in Fondazione del cambio dello Statuto (per votare avrei dovuto essere delegato dal mio consiglio comunale) arrivai davanti al Municipio di Scanzano e trovai una folla ad aspettarmi che mi chiamava ‘traditore’. Il Consiglio comunale non si tenne e venne rinviato. Quel punto all’ordine del giorno non si discusse mai. E quando arrivò il momento di votare, in video conferenza, io non votai perché non ero stato delegato dal mio stesso consiglio comunale’’.

‘’Mi sono rivisto un po’ il film per capire dove abbiamo sbagliato- spiega Iacobellis- Forse qualcuno pensava che con questo progetto avrebbe svoltato. Quando offri opportunità a costo zero si è sempre guardati col dubbio che tu ci guadagni il doppio. Forse la gente pensava che dietro ci fosse chissà quale guadagno, quando invece noi ci credevamo veramente. Tutti pensavano di trovare un posto di lavoro e subito. Invece era un progetto da costruire insieme, che poteva dare grandissime opportunità ma occorreva il coinvolgimento di tutti, lo spirito di iniziativa e tanta pazienza. Se dal basso non c’è la voglia di fare è inutile. La Città della Pace non era la panacea per tutti i mali o, meglio, non lo sarebbe stato subito. Mi sono dimesso dalla Fondazione quando ho smesso di fare il sindaco, come anche Domenico Esposito di Sant’Arcangelo. Avremmo potuto restare nel consiglio di amministrazione ma decidemmo di dimetterci e forse abbiamo sbagliato. Perché piano piano le cose sono andate scemando. Dico che i subentrati non ci hanno creduto molto. Diciamo che quando sono cambiati gli attori è cambiato anche il vento’’.
“Spero che la Fondazione continui ad andare avanti- conclude- e che la Regione Basilicata, che è il maggiore azionista, si renda conto che è uno strumento importante’’.

Mariapaola Vergallito



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