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Castrovillari e il presente vivente anche nel segno dell’epifania

2/01/2019

Nel rione Civita di Castrovillari il Presepe Vivente intitolato ” Il Cantico dei Pastori”, che richiama la tradizione napoletana del 1700, trasmette pure la “manifestazione” al Mondo di Gesù Bambino, la cosiddetta Epifania.
La rievocazione, voluta dall’amministrazione comunale, il 4 gennaio, dalle ore 17,30 alle ore 22, si ripresenta al pubblico, dopo il momento del 26 dicembre, con la direzione artistica di Tilde Nocera e Renato Zicari nonché il prezioso coinvolgimento di associazioni, della Parrocchia della S.S. Trinità e dell’apporto del Liceo Artistico Andrea Alfano, per affermare la nostra identità e il Mistero della Natività.
La proposizione si rifà ad un’epoca nella quale tale tipo di Presepe visse un momento particolare a tal punto da essere tramandato a testimonianza della capacità del popolo napoletano di saper rappresentare, con propri tratti, l’evento d’Amore che accompagna l’Umanità intera.
Un testo del 1324 lo ricorda in un atto notarile, redatto in quei territori nel 1021, perché uomini e donne non dimenticassero la portata di questo gesto di Tenerezza calato nel Tempo.
E’ l’espressione di una preoccupazione forte: per i più deboli e per i semplici di Cuore.
Il Presepe, con i suoi interpreti, costumi, luoghi, attenziona l’Umanità dell’Uomo, il tema della coesistenza di culture diverse all’interno di un contesto sorpreso pure nel desiderio di verità e di dignità a cui ciascuno tende e dove può rinascere l’ “io” vessato e percosso dall’egoismo come ha spesso richiamato il Papa e ultimamente anche in occasione del 70° della Dichiarazione Universale dei Diritti dell’Uomo, uguali ed inalienabili per ciascuno, fondamento di libertà, giustizia e per la pace nel mondo.
La Natività, come la Manifestazione di Gesu’ Bambino, pone il dato indiscusso e fondamentale dell’Accoglienza dell’Altro, senza “ma” o “però”, in un complesso districarsi tra le ragioni dei singoli popoli con giudizi e pregiudizi che richiamano alla memoria il conflitto che esiste, a più livelli, sulle diversità da includere, causa di ferite, persecuzioni e rivalità spesso difficili da dimenticare e mettere da parte.
Gli ambienti della ricostruzione dell’antico presepe, però, riescono a declinare, con i tanti elementi inseriti dalla tradizione popolare, il messaggio universale per la storia dei popoli dentro le vicissitudini dei singoli, concretizzandolo con l’esigenza di gesti convinti, irriducibili, inequivocabili, irrinunciabili ed attività che ripudino i vecchi stereotipi e dissapori anche se impressi negli antichi dolori.
Ecco a cosa aiuta questa proposta nel nostro Tempo, annichilito dalla durezza di Cuore e di Cervice (e votato alla visibilità oltre che al solito potere), per rivivere una vera compassione invece che l’odio verso l’altro.
E’ in tale densità di approccio che emerge l’intenzione vera della direzione artistica, di chi l’ha voluta, pensata ed ha dato collaborazione, per affermare e ridestare, ancora una volta, l’impossibilità di prescindere, nell’uomo, da una umanità uguale alla propria ed a fianco della sua cirrisponente, tra l’altro, all’integrazione multiculturale.
Fattore che trasforma- afferma sempre l’Avvento- la disputa in condivisione e comprensione del dolore del proprio fratello come rilancia il Presepio a partire dalla “Luce” e da quel “Piccolo” venuto al Mondo, in una mangiatoia, per Tutti, per Salvare il Mondo e per Riscattare ciascuno.



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