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Archè e origine dell’universo

23/02/2012

Un antico filosofo del sesto secolo a.c. ipotizzò una teoria sulla nascita dell’universo che se letta in chiave moderna colpisce per la lucidità e la lungimiranza di alcuni concetti. Era quella l’epoca degli albori del pensiero filosofico inteso in senso stretto, in cui si cominciava ad avvertire l’esigenza di dare una spiegazione di tipo naturalistico ai fenomeni che l’uomo riesce a percepire coi propri sensi. Tale pensiero si staccava definitivamente dalla concezione mitologica che troviamo in Omero e in altri poeti antichi e si pone domande alle quali cerca di dare risposte che siano riferibili a contesti naturali. Molto spesso si vede attribuire a Talete il titolo di fondatore del pensiero filosofico. A nostro avviso, per la portata delle idee e per la concezione dell’universo che ci ha fornito, uguale dignità se non addirittura maggior riconoscimento, spetta al suo contemporaneo, forse discepolo, Anassimandro del quale accenneremo brevemente operando un interessante confronto tra il suo pensiero e le moderne teorie sul cosmo. La grandezza del pensiero filosofico greco sta già nel fatto che l’uomo veniva considerato come una particolare forma della materia dell’universo. I pensatori ellenici, come tanti altri venuti dopo, erano alla ricerca di una teoria che spiegasse l’origine comune di tutte le cose. Possiamo noi oggi affermare di aver scoperto questa origine comune? La scienza moderna, come gli antichi filosofi, sa offrirci delle teorie, dei modelli che per quanto fondati su solide basi scientifiche rimangono tuttavia difficili da dimostrare praticamente. Anassimandro asseriva che l’origine di tuto risiede in una sostanza indifferenziata che chiamò principio (archè). Questa sostanza era da individuare nell’infinito cosmico “àpeiron” o meglio ancora nella stessa quantità infinita della materia, pura massa quantitativa e spaziale. Anassimandro propone quindi una spiegazione delle origini dell’universo e della sua composizione introducendo due concetti particolarmente interessanti: quello di infinito cosmico e quello di una materia indefinita da cui prendono origine gli elementi corporei con le loro caratteristiche determinate. Come non fare un paragone con quella miscela gassosa da cui tutto l’universo pare che abbia realmente preso origine. Ma l’attualità del pensiero di Anassimandro si spinge ancora oltre quando afferma che tutti gli elementi determinati si formano staccandosi e differenziandosi dalla massa indeterminata e indistinta dell’àpeiron. Queste “identità” sono però destinate a dissolversi nuovamente nella materia primitiva seguendo un ciclo stabilito per esse da una legge necessaria. Anche qui l’immagine che Anassimandro ci propone appare come l’enunciato di una legge universale nella quale sono contemplate la morte delle stelle e la nascita di buchi neri che inghiottono intere galassie. Fa riflettere l’enorme potenzialità della mente umana nei processi logici e deduttivi: un uomo vissuto in un’epoca impregnata di superstizione in assenza di qualunque tipo di ausilio tecnologico, sulla base del solo ragionamento è riuscito a figurarsi un universo cosmico molto simile a quello che le enormi tecnologie moderne ed il progresso delle scienze matematiche, hanno consentito di scoprire. Oggi infatti, le teorie più accreditate parlano di un universo materiale succeduto al non meglio specificato “big beng”. Suggeriscono anche che ci possa essere una espansione infinita della massa originatasi da quel fenomeno oppure che ad un dato momento quell’espansione della materia originaria possa arrestarsi e seguire una regressione, un riavvicinamento della materia e un definitivo collasso. Altre teorie parlano di cicli di nascita e morte dell’universo. Secondo l’affascinante teoria del nostro filosofo la materia si stacca dall’àpeiron per acquisire carattere di determinatezza pagando però il prezzo della caducità, essendo prima o poi destinata a ritornare allo stato primordiale. Ragionando su tali teorie ci viene da pensare che la stessa vita possa essere ricondotta a tale principio: se ben si pensa allo stato di aggregazione della materia organica, si nota come questo viene mantenuto tale, con enorme fatica, attraverso un continuo consumo di energia presa dall’ambiente. Tutto per mantenere un equilibrio precario, temporaneo, tra le parti costituenti. La morte altri non è che il trionfo del disordine sull’ordine biologico, ed il ritorno all’àpeiron. Non si è voluto, in questa sede, affrontare argomenti scientifici di gigantesca portata ma semplicemente indurre una riflessione sulla nascita del pensiero speculativo e sulla ricerca in senso filosofico. Facendo questo ci si sorprende nel vedere come, sui massimi sistemi, si siano compiuti in un arco temporale notevole, due millenni e mezzo, dei passi apparentemente modesti e questo non per demerito della scienza ma probabilmente per grande merito dell’ intuito dei primi, geniali pensatori del genere umano.

Antonio Salerno



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