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Internet e Social media: al netto 'degli imbecilli' sono proprio bei posti

3/04/2016

"I social media danno diritto di parola a legioni di imbecilli che prima parlavano solo al bar dopo un bicchiere di vino, senza danneggiare la collettività. Venivano subito messi a tacere, mentre ora hanno lo stesso diritto di parola di un Premio Nobel. È l’invasione degli imbecilli".

Quanto appena letto è ciò che ebbe a dire lo scrittore Umberto Eco quando, nell’Aula Magna della Cavallerizza Reale a Torino, gli venne conferita la laurea honoris causa in “Comunicazione e Cultura dei media”.

Ora non mi si dia del matto o peggio del presuntuoso se dico che non sono mai stato del tutto d’accordo con questa sua esternazione.

Mi dispiace, tra l’altro, che l’occasione per affermarlo mi capiti dopo che colui che l’ha pronunciata ci ha lasciati.

E’ certo vero che sui Social media parlano tutti. Proprio ciò, però, permette di evitare gli imbecilli e, ancor più vero è, e vengo al dunque, che lo strumento si rivela così geniale ad abbattere muri e barriere mettendo in comunicazione l’uomo della strada con chi magari non si sarebbe mai immaginato di interloquire.


Accade così che se un giorno un paese avrà una strada piuttosto che un edificio che porterà il nome di uno dei suoi umili figli che in silenzio hanno lasciato segni tangibili dell’amore per la comunità lo si dovrà a chi, utilizzando un social media, ha dato voce all’idea di chi proprio il social non frequenterà mai.

Capita che un novantenne parlando con la figlia, le chieda come mai nessuno in paese ha mai pensato di dedicare una strada o una struttura al compianto parroco il quale tanto si prodigò per dare una nuova chiesa ai fedeli, una scuola ai bambini e a tutti un teatrino.

Il paese è Gallicchio. Il parroco cui il novantenne Paolo Balzano si riferisce è don Rocco Caradonna (1908-1967) il quale, dopo essere stato parroco di Campomaggiore (PZ) sin dal giorno dall’ordinazione sacerdotale avvenuta nella cattedrale di Tricarico il 19 luglio del 1936 e sino al 1951, esercitò poi il suo ministero nel comune natio sino al 1967, hanno in cui, nella notte del 12 gennaio, vi morì.

A girare la domanda di papà Paolo ai gallicchiesi presenti nel gruppo facebook "Gallicchiesi nel mondo" è la figlia Michela che così scrive:

"Cari concittadini vicini e lontani chiedo venia, ma scrivo a nome di mio padre; lui non può e lo faccio io. Qualche giorno fa mi ha fatto una domanda a cui non ho saputo rispondere. Mi ha chiesto del perché tra le varie intitolazioni di strade edifici ed altro, non esiste a Gallicchio una targa o altro che ricordi don Rocco Caradonna. Mi ha detto che fu lui a volere la nuova chiesa andando persino in America a contattare i proprietari del terreno e fu sempre lui a volere l’asilo adiacente il palazzo baronale".

Il post si chiude chiedendo a chi più grande di lei, piccola all’epoca dei fatti, può confermare quanto il genitore afferma e porre rimedio laddove la cosa non fosse già avvenuta e magari è solo la memoria sua e di papà a difettare.

Inutile dire che la questione ha da subito raccolto grande consenso con tanti complimenti al Signor Paolo per la sua volontà di un segno di riconoscimento a chi in tempi non facili si è prodigato per dare servizi ai propri concittadini e parrocchiani.

Negli anni in cui fu parroco a Gallicchio, don Rocco Caradonna si prodigò sin da subito per la comunità, come si legge nella biografia a lui dedicata da Luigi Volpe nel suo volume "Gallicchio in cartolina", pubblicato dalla Casa editrice Mecca e di cui si riporta lo stralcio che segue.

"[…] andò in America, raccolse fondi per la parrocchia da compaesani emigranti e, come prima cosa, fece restaurare, dopo averne ottenuto il lascito alla chiesa, una parte del palazzo baronale, adibendola a casa canonica. Poi riuscì a far venire le suore e fondò l’asilo infantile parrocchiale, portandolo avanti con molte difficoltà anche di natura economica, ma comunque fiero di aver dato ai bambini di Gallicchio un luogo dove stare insieme. […] Fondò e diresse egregiamente con la collaborazione delle suore, l’azione cattolica […] Allestì nella sala parrocchiale un bel teatro e diede vita ad una compagnia teatrale formata da giovani gallicchiesi".

Ce n’è quanto basta a giustificare una eventuale intitolazione di una strada o struttura al parroco. Sempre che non salti fuori che qualcosa vi sia già.

Ora tra quanti hanno apprezzato c’è chi come Mario Lettieri ricorda bene l’opera del don e sottolinea come all’epoca, all’età di 10-11 anni ha avuto modo di recitare in quel teatrino o chi, come Mario Sinisgalli oltre al ricordo dell’azione del prete si dice convinto che si fosse già provveduto ad intitolare qualcosa allo stesso.

Insieme ai due Mario i quali, grazie all’essere avanti con l’età ne conservano il ricordo, diversi altri che apprezzando l’idea si dicono disposti a farsi portavoce verso chi di dovere.

E poiché chi di dovere è gallicchiese e lo stesso social frequenta vi sono buone possibilità che il messaggio l’abbia già raccolto e fatto proprio.

Contattata telefonicamente è la stessa Michela Balzano a dichiarare che nei prossimi giorni, forte anche del consenso di quanti hanno apprezzato il post, si "attiverà affinché gli amministratori prendano in considerazione l’idea, la facciano propria e la si inserisca all’ordine del giorno nel primo consiglio comunale utile".

Ecco dunque un esempio di come attraverso un Social media in particolare e in generale internet una comunità si ritrova più ricca che danneggiata.

Perché si è avvicinato persone e addirittura riportato a galla gesta e nomi a rischio oblio.

Ed è bello pensare a ragazzi e ragazze, gallicchiesi in questo caso, i quali proprio grazie a questi spazi virtuali che sempre più li portano ad alienarsi dalla realtà, sono stati portati indietro nel tempo e magari saranno tentati di approfondire la conoscenza di persone alle quali si deve la realizzazione di luoghi che ancora oggi accolgono le loro urla festose nelle occasioni in cui in questi si riuniscono.

Foto da "Gallicchio in Cartolina" di Luigi Volpe

Paolo Sinisgalli
Redazione Agri-Lasiritide.it



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