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Recensione libro di Cristian Rocca “ Non si può tornare indietro “ |
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21/11/2015 | Il libro di Cristian Rocca “ Non si può tornare indietro “di 304 pagine, edito dalla Casa editrice Marsilio, ed acquistabile al prezzo 17,50 euro, mette in rilievo che la generazione dei trentenni e dei quarantenni, hanno preso il potere, conquistandoselo da soli, anche con crudeltà e cinismo.
Ma per farsene cosa?
In quasi quattro anni del giornale “Il”, e con gli interventi raccolti in questo libro, si è cercato di dare una risposta a questa domanda, senza demagogia e spirito pedagogico od una patetica caricatura di battaglie ideologiche di un altro secolo. E quest’analisi della società on viene fatta ne da un punto di vista sociologico, ne mediante il “pastone politico”, ma il racconto brillante dei consumi, tendenze e passioni culturali contemporanee.
La questione cruciale e quella generazionale, raccontata da una prospettiva particolare, cioè vista dal punto di vista di chi, con sconcerto, vede i propri coetanei che esercitano il potere senza che questi come avveniva in passato, siano diventati pienamente adulti, abbiano iniziato a scimmiottare i predecessori senza che questi abbiano rinunciato ad essere come sono.
Le diverse voci che danno vita a questo volume hanno molto da dire: si misurano con temi quali gli intellettuali del XXI secolo, il modo di vivere le diverse età dell'esistenza, la dimensione delle “città visibili”, la narrazione politica, la famiglia moderna, il giornalismo. Così, ad esempio, Lorenzo Jovanotti compone un sonetto rap che invita ad abbracciare “la crescita gustosa”, senza lasciarsi irretire dalla retorica della decrescita felice; Giuliano da Empoli e Andrea Romano tracciano il percorso per uscire dal ventennio perduto.
Da tutto ciò si deduce che i mutamenti a livello socio – politici ci inducono a pensare che ormai bisogna andare avanti e prendere atto che tutto è cambiato e che non si può più tornare indietro, ma dobbiamo purtroppo constatare che la società si è imbarbarita, ed è diventata una società “liquida” come direbbe Z.Baumann.
Biagio Gugliotta
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