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Turismo di ritorno. Appunti viaggio, alla scoperta dell'archivio Brindisi

2/10/2015

« “Il fine, al quale, a mio giudizio, dovrebbe tendere l'opera di amalgamazione, non deve essere quello di comprimere, deformandola ed impedendone la libera estrinsecazione, l'anima emigrata in un modello creato dalla paura e dall'autosufficienza dei custodi del sacro fuoco puritano. Deve essere invece lievito di assimilazione spontanea, che, in cambio di sopprimere o mutilare le qualità originarie, le conservi e le sviluppi in armonia con tutte le altre energie nazionali” - E sarebbe auspicabile che una tale lungimiranza e ricchezza morale sulla questione dell'immigrazione attuale fosse disponibile alla lettura di tutti, soprattutto dell'Unione Europea»

Citando Rocco Brindisi, console italiano a Boston dal 1903 al 1907 e originario di Trivigno, Dino Basilissi, proprietario dell'archivio Brindisi-Buonamici, chiosa il suo contributo a “L'Appennino nel mondo” del 26 settembre a Milano, giornata dedicata al turismo di ritorno e organizzata dal Parco Nazionale dell'Appennino Lucano, presso il Mondadori Megastore – Multicenter, all'interno degli eventi di Fuori Expo Basilicata. Ne è ospite, in qualità di best practice, il progetto di digitalizzazione e valorizzazione d'archivio “Appunti di Viaggio. Rocco Brindisi: il Console Lucano, difensore degli emigrati italiani” del Gal Basento-Camastra in partenariato con il Comune di Trivigno e la Regione Basilicata. Al tavolo dei lavori anche Maria Brindisi, discendente della genealogia Brindisi, e Maria Teresa Pietrafesa, curatrice scientifica dell'archivio.

Quando l'heritage marketing di un territorio si coniuga a valori umani e le istituzioni si assumono la responsabilità di un'etica sostenibile e fatta di “affettività” il risultato è garantito. Lo dimostra l'emozione e l'entusiasmo dei protagonisti di un progetto che parte dalla scoperta e dalla valorizzazione di un archivio e mira a diventare uno strumento per la sperimentazione di innovative forme di valorizzazione del patrimonio culturale, nonché veicolo culturale per la creazione e il potenziamento dell'attrattività del territorio. In linea con quanto il mercato turistico italiano sta riscoprendo: il turismo genealogico. Una domanda turistica che si genera dalle generazioni degli emigrati italiani per riscoprire la storia e i luoghi delle proprie origini. Una storia, quella dell'emigrazione, che ha colpito maggiormente le aree appenniniche segnate da secoli di marginalità. Ma quello che un tempo è stato un problema si riscopre essere un'opportunità turistica dal forte potenziale economico.
Interprete reale di questa nuova forma di viaggiare sono proprio la “turista affettiva” Maria Brindisi, che da Roma non vede l'ora di arrivare a Trivigno e in Basilicata per percorrere le strade dello «zio Rocco» bambino per conoscere i luoghi dei racconti famigliari. «Rocco era lo zio del nonno ed è sempre stato un protagonista speciale della nostra educazione sentimentale, sia per il suo impegno civile e diplomatico a Boston sia per la vita avventurosa che ha avuto – spiega la discendente Brindisi- Il suo amore per la cultura italiana e, in particolar modo per Dante, sono un po' il lascito della mia famiglia, sempre pronta a intimare ai propri nipoti che “fatti non foste a viver come bruti/ma per seguir virtute e conoscenza”. E ancora oggi per noi Brindisi il senso fondamentale da dare all'esistenza è racchiuso tra le pagine di un libro e un viaggio per il mondo». E con un affettuoso «arrivederci a Trivigno» ringrazia tutti coloro che le hanno permesso di conoscere lo zio tramite un archivio, fino a qualche anno fa a lei sconosciuto.

Il turismo affettivo non funziona solo con coloro che portano lo stesso sangue, ma con tutti quelli che vengono in contatto con una storia e ne vogliono sapere sempre di più. E' il caso del proprietario dell'archivio Brindisi, Dino Basilissi. Originario dell'Appennino Tosco-Emiliano e residente a Firenze, Dino è già venuto a cercare i luoghi di Rocco. Ha amato l'accoglienza trivignese, l'ancestrale bellezza di Matera e il terror sacro che suscita la Natura dell'Appennino lucano.
«L'Appennino ha una Natura che più ci si alza e più diventa matrigna: sopra i mille metri le differenze regionali cessano e lasciano il posto alle similitudini. Le genti dell'Appennino sono simili nelle colture e simili nelle culture -comincia il proprietario dell'archivio- Mio nonno e mio padre erano carbonari e diventavano “migranti di ritorno” per sei mesi all'anno quando si spostavano anche fuori regione per vendere il carbone» – spiega divertito Dino. Poi passa al racconto di come ha ereditato i beni di Sofia Basilissi, vedova Brindisi, tra cui anche l'archivio, e di quante volte il destino gli ha messo sotto gli occhi le carte di Rocco:
«Durante l'alluvione di Firenze nel '66, la mia preoccupazione più forte fu salvare la memoria che l'archivio mi custodiva. Tutto finì sotto un metro e mezzo d'acqua. Per fortuna, la disponibilità di un fornaio permise di alloggiare le carte nella stanza dei lieviti, quella più calda del forno. Così parte dell'archivio si recuperò, anche se non proprio in ottime condizioni, e Rocco fu rimesso in una scatola ad aspettare. Dopo molto tempo – continua Dino- mi viene tra le mani proprio la lettera di Sacco e Vanzetti. Il che, grazie alla maturità e alla storia politica del momento, mi rese il personaggio di Rocco ancora più leggendario di quanto mi appariva dai racconti di Sofia. Mi tuffai alla scoperta personale dell'uomo e lessi le sue carte». Ma il legame tra Dino e Rocco non è destinato a concludersi lì. «Di recente scopro il sito della Brindisi Family, realizzato da Maria Brindisi, e mi cade l'occhio sull'albero genealogico -ricomincia Basilissi- Tra i suoi rami compare Rocco ma poi si dissolve. Ho capito che la famiglia non possedeva nulla di questa “storia”. Nasce un tentativo di rimettere insieme le parti ma non ha buon esito. Poi arriva il progetto “Appunti di viaggio” del Gal Basento-Bradano partenariato al Comune di Trivigno e la storia si comincia a riscrivere».

Se questa è l'esperienza diretta di due turisti affettivi della Basilicata, anche l'esperienza professionale dell'archivista Maria Teresa Pietrafesa, curatrice dell'archivio Brindisi-Buonamici, conferma il potenziale ancora inespresso dell'offerta di un turismo genealogico, soprattutto nelle aree maggiormente colpite dai flussi migratori. «Se ieri la ricerca d'archivio sulle genealogie era caratterizzata da una curiosità riguardo a origini nobili o altre particolarità- spiega la dott.ssa Pietrafesa- oggi sono sempre più frequenti le richieste di figli e nipoti di emigrati che vogliono riscoprire le proprie origini per tornare nei luoghi delle radici o semplicemente esercitare i propri diritti civili. Si parte da pochi dati – continua l'archivista – il nome di un paese o di un antenato per poi scoprire la ricchezza di informazioni che i nostri archivi, di Stato e Comunali, riescono a custodire. Così si ripercorrono vie, luoghi e affetti».
La dott.ssa Pietrafesa ci tiene a precisare che la figura di Rocco emersa dall'archivio esula dall'idea comune di emigrante: «Rampollo di una ricca famiglia, medico chirurgo, il console Brindisi sarebbe più un cervello in fuga ante litteram che un emigrante in cerca di una vita più dignitosa. Nel 1888 sbarca a Chicago e poi si sposta a Boston. Per il suo impegno civile e culturale, verrà subito indicato quale personaggio d'alto profilo, non solo dalla comunità italiana ma dall'intera stampa americana – continua la Pietrafesa- Sono tantissimi gli articoli di giornale dedicati a Rocco Brindisi, oltre ai discorsi pubblici, gli interventi radiofonici e le lettere d'encomio a lui destinate».

Ai lavori della giornata prendono parte anche: Vitantonio Martino, esperto di aree naturali protette; Erica Mingotto, esperta del Centro Internazionale di Studi sull'Economia Turistica; Delio Colangelo, ricercatore della Fondazione Eni Enrico Mattei; Martina Moriconi del Parco Nazionale Appennino Tosco Emiliano e Antonio Sanfrancesco, presidente della Federazione Italiana Lavoratori Emigrati e Famiglie.

La giornata dedicata alla “cittadinanza affettiva” che i figli dei nostri emigrati meritano di esplorare non poteva planare se non sulla memoria orale della nostra Basilicata, quella detenuta dalle donne lucane. Un lavoro di ricerca e recupero dell'immenso repertorio di canti tradizionali che accompagnano le stagioni dell'uomo , dalla culla alla tomba, dell'attrice teatrale, drammaturga e regista Caterina Pontrandolfo. Una raffinata performance di teatro-canzone capace di far vibrare le corde più sottili della storia e dei cuori che la animano.


Termina il tutto la firma della convenzione tra il Parco Nazionale dell'Appennino Lucano e il Parco Nazionale dell'Appennino Tosco-Emiliano per portare avanti e insieme l'APE: l'Appennino Parco d'Europa. Un progetto di conservazione della natura indissolubilmente legato alle politiche di sviluppo territoriale e rurale e che intende integrare la politica dei parchi con le altre politiche per orientarle alla sostenibilità, riconoscendo la montagna come risorsa strategica, e da oggi anche risorsa “affettiva”.




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