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Presentato il libro “Terranova nel ‘900. Storia e ricordi” di Pasquale Tufaro

14/08/2015

Amore per Terranova, passione per la propria Terra. Questa, in sintesi, l’essenza della presentazione del libro “Terranova nel ‘900. Storia e ricordi”,di Pasquale Tufaro, avvenuta nella Sala Consiliare, a cura dell’Amministrazione e della Pro Loco, inserita in FestAgosto2015 e magistralmente condotta da Antonio Di Taranto.
A fare gli onori di casa , in una sala strapiena, sono stati , in rappresentanza del Comune, Mariella Oliveti e Federico Valicenti, che hanno sottolineato la grande valenza culturale della prima pubblicazione del professore Tufaro, dedicata a Terranova, come tangibile segno di affetto per la Terra natia.
Mario Golia, giovane valente giornalista, ha inquadrato il lavoro di Tufaro nel contesto storico degli avvenimenti descritti, definendoli linfa vitale per Terranova e per gli stessi terra novesi, soprattutto, per quei giovani che, come lui, non hanno potuto ,ovviamente, viverli in prima persona ,ma che, comunque, debbono farne prezioso tesoro.
Più o meno, lo stesso concetto lo ha espresso il dottore Enzo Cirigliano, che , come lettore “occasionale”, ha subito il fascino della lettura sin dalle prime pagine e che, figlio anch’egli della stessa Terra, ha elogiato e ringraziato l’autore per il magnifico dono che ha voluto confezionare ed affidare alle nuove generazioni, perché apprendano del passato e lo tramandino, a loro volta, ai posteri.
Anche il consigliere regionale Robilotta, di San Martino d’Agri,ha espresso il suo compiacimento per l’opera di Tufaro, definendola, tra l’altro, ottimo veicolo di conoscenza e di scoperta di un luogo e di una diversa realtà della Basilicata.
Don Giacinto e don Paolo, parroci della parrocchia, allo scontato elogio per sonale, hanno rivendicato il ruolo che la Chiesa ha avuto nel lungo periodo descritto, per la preziosa opera anche educativa e sociale a favore di una comunità che faceva registrare un forte analfabetismo, per combattere il quale si adoperò tanto il loro predecessore don Silvestri, che ebbe l’intelligenza e la forza di istituire corsi di scuola serale, cui potevano accedere i contadini, dopo la loro giornata di lavoro.



Giovanni Labanca, prima di cedere il microfono all’impaziente Tufaro, dopo averne sottolineato i forti e sinceri legami di amicizia, ha spiegato come scrivere un libro del genere non sia affatto esercizio semplice, se tra l’altro, non si sia “sopportato” e supportato anche dalla famiglia , che diventa stimolo costante e determinante per condurre in porto un progetto ambizioso, per cui si lavora per lungo tempo, impegnato anche in ricerche e documentazioni varie.
Tufaro, visibilmente commosso anche per la presenza della cara famiglia, con in prima fila gli adorati nipotini e del pubblico “ amico”, con tono fermo e convincente, come è nel suo stile, ha parlato della sua cara opera. E’ partito dalla condivisa considerazione che un epoca speciale della vita economica e sociale di Terranova andasse, assolutamente, messa nera su bianco, per farne una vera e propria pietra miliare della cultura cittadina, arricchita, ancor più, da cento belle foto in bianco e nero, che ne testimoniano inequivocabilmente la storia dal 1936.
E’ da questa data che l’autore prende l’abbrivio per trattare dell’economia del paese che, con l’avvento della Ditta Siani, noto imprenditore di legname, aggiudicatario di una gara per il taglio di 1500 alberi di alto fusto nel cuore del Pollino, vede impiegati, per molti anni, moltissimi lavoratori e falegnami del paese, tra cui lo stesso padre Gennaro. Questi, data la distanza dal centro e la mancanza di comode strade, rimanevano in alta quota per tutta la settimana, in baracche di legno, costruite nel piano della segheria. I tronchi lavorati venivano trasportati da una avveniristica teleferica fino al piazzale ricevente in paese, teleferica che serviva anche per far giungere, ben custodito in uno “ Stuiavucc”, grande tovagliolo di stoffa, il pranzo quotidiano che si aggiungeva a quanto preparato direttamente sul luogo di lavoro. Per Terranova si trattava di un vero e proprio boom economico, supportato anche dal lavoro di decine di artigiani che affollavano le vie del paese che, all’epoca, contava ben 2700 abitanti, un vero record , se pensiamo che ,oggi, si registrano all’anagrafe solo 1100 residenti.
Non pochi sono i ricordi personali inseriti nel libro. Uno per tutti, racconta quello che lo vede ragazzino debole ed inappetente, trasportato in un “fiscino” a dorso di un mulo, proprio di papà Gennaro, in montagna per stimolargli l’appetito.


Terranova, insomma, godeva di un benessere collettivo, che non aveva riscontro in nessun altro comune della Basilicata.
La storia del paese si intreccia, di pari passo, con episodi sgradevoli, come l’incendio doloso del Municipio, o clamorosi, come l’arrivo dei tedeschi nel 1943 che stavano per fare una mattanza per una strada che c’era,ma che era solo sulla carta geografica. Tanti sono i suoi primi attori, come i podestà del periodo fascista e gli eterni “rivali” in politica Carmine Guaragna e Giacomo Fasiello, e tanti altri, che lasciamo ai lettori la scoperta,anche se Tufaro non sembra avere intenzione di smettere di raccontare della sua prima avventura letteraria, secondo noi ottimamente riuscita, che dimostra ,inequivocabilmente, con quanta passione e quanto amore abbia lavorato per dedicare alla sua ed alla nostra Terranova un prezioso scrigno , che spetta a tutti noi terra novesi conservare con estrema gelosia, soprattutto per rispetto di Pasqualino Tufaro, degnissimo figlio di un fantastico paese.
La magnifica conclusione di una memorabile manifestazione è stata affidata alla poetessa Stella Schilizzi che ha declamato una sua poesia dedicata alla teleferica, grande protagonista di una storia quasi incredibile.

Giovanni Labanca



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