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Recensione libro: La condizione necessaria di G. Civati |
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4/07/2015 | Nel libro “La condizione necessaria” edito da Imprimatur editore, Giuseppe Civati propo¬ne un percorso di soluzioni urgenti e necessarie alla svolta più importante per l’Italia del futuro. Perché i soldi siano spesi bene, perché gli investimenti porti¬no gli effetti sperati, perché un nuovo modello della spesa pubblica e del ruolo della politica si imponga. Senza strepitare, ma con la giusta misura delle misure giuste. E il giusto rigore, che non è solo finanziario, ma soprattutto etico e politico.
Rigore e austerità sono le parole che hanno segnato di più gli ultimi anni della politica italiana. Parole dure, soprattutto per i cittadini, all’origine di scelte politiche dolorose, di tagli (spesso lineari) ai servizi, dell’impoverimento dei ceti medi; parole che hanno accompagnato la crisi senza porvi rimedio, anzi, in alcuni casi acuendo la difficile realtà economica e so¬ciale del Paese.
Due parole che si sono applicate a tutte e tutti, sal¬vo che ai politici: i più grandi scandali degli ultimi anni si sono manifestati negli ultimi dodici mesi, con Expo, Mose e Mafia Capitale.
Tre città, tre sistemi, in cui rigore e austerità non sono arrivati, dove la politica non ha vigilato, o era collusa, o era a libro-paga, o ancora era all’origine dei meccanismi del malaffare.
Oltre a questi pessimi politici, ci sono quelli che il richiamo al rigore e all’austerità se lo sono dimenti¬cati, rinviando la discussione di quasi tutti i provve¬dimenti che riguardano la corruzione e il malaffare, a cominciare dal disegno di legge presentato, quasi due anni fa, da Pietro Grasso, poi diventato presidente del Senato. Gli stessi politici che hanno perso tempo sulla
prescrizione affermano la centralità di una sua rifor¬ma. E lo stesso vale per molti altri esempi: più alto è il tasso di retorica, più basso quello del cambiamento.
Per tutti è una priorità assoluta la lotta alla corruzio¬ne, che però di giorno in giorno viene spostata, rinvia¬ta, procrastinata, così da diventare una priorità asso¬luta per il giorno successivo e per quelli che verranno.
Ci saremmo aspettati uno scatto di dignità repub¬blicana, dopo questi vent’anni in cui ha dominato, come avrebbe detto Piero Calamandrei a proposito di un altro Ventennio, «la sensazione che le leggi non erano fatte sul serio»:
In realtà mai lo Stato è stato così gabbato come in que¬sti vent’anni; mai come in questi vent’anni di sciagurata diseducazione i cittadini hanno avuto la sensazione che le leggi non erano fatte sul serio, che nessuno doveva prenderle sul serio e che quindi bisognava impegnarsi con tutti i mezzi che si avevano a cercar di violarle e di fare i propri affari per proprio conto.
Lo stesso Parlamento che non ha fatto ciò che avrebbe dovuto applaudiva questo passaggio del di¬scorso del nuovo presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, all’atto del suo insediamento, davanti alle Camere riunite:
Garantire la Costituzione significa affermare e diffonde¬re un senso forte della legalità. La lotta alla mafia e quel¬la alla corruzione sono priorità assolute. La corruzione ha raggiunto un livello inaccettabile. Divora risorse che potrebbero essere destinate ai cittadini. Impedisce la corretta esplicazione delle regole del mercato.
Pertanto bisogna risolvere i problemi più gravi del nostro paese a cominciare da quella della giustizia che ancora continua ad essere lenta, il problema dell’evasione fiscale , quello della criminalità organizzata e soprattutto la disoccupazione che colpisce giovani e meno giovani (cioè di quella fascia di età che ha perso il lavoro e non l’ha ancora trovato).
Biagio Gugliotta
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