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Recensione libro:"solidarietà" di Stefano Rodotà |
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9/01/2015 | La solidarietà è un principio nominato in molte costituzioni, invocato come regola nei rapporti sociali, è al centro di un nuovo concetto di cittadinanza intesa come uguaglianza dei diritti che accompagnano la persona ovunque sia. Appartiene a una logica inclusiva, paritaria, irriducibile al profitto e permette la costruzione di legami sociali nella dimensione propria dell’universalismo. Di legami, si può aggiungere, fraterni, poiché la solidarietà si congiunge con la fraternità. Nei tempi difficili è la forza delle cose a farne avvertire il bisogno ineliminabile.
Bisogna muoversi, allora, alla ricerca della solidarietà che compare in tempi diversi e non conosce tragitti lineari, ma rivela una capacità permanente di forzare le barriere entro le quali si cerca di chiuderla.
Per cui bisogna aprirsi al sociale in linea con gli insegnamenti cristiani, cercando di abbattere l’egoismo nemico del principio solidaristico.
Per capire l’importanza del valore intrinseco della solidarietà, occorre leggere il Vangelo di Matteo in cui si parla anche di dare da magiare agli affamati e vestire gli ignudi.
Ma si va subito oltre la dimensione puramente caritatevole e, se pure non si abbandona un dovere morale universale che riguarda tutti e ciascuno, questo si concretizza poi intorno ad un soggetto determinato, lo Stato, con i suoi obblighi.
Una discontinuità evidente, che non si manifesta soltanto nella direzione segnata dalla tradizione religiosa, ma rispetto ad altre e diverse tradizioni di pensiero.
La solidarietà, dunque, come “sentiment républicain”, è il solo in grado di dare alla Repubblica radici profonde.
Tesi, questa, che certamente può essere discussa, ma dove compare una parola “construit”, che richiama un dato tutt’altro che naturalistico e che rinvia ad un modo d’intendere la solidarietà che la vede nel suo separarsi dalla fraternità, termine dalla lunghissima storia, tanto che bisogna dar conto delle ragioni per le quali si individui una discontinuità, collocandola poco più di un secolo fa, anche se questa genealogia non può prescindere dalla progressiva emersione e riconoscimento dei diritti sociali, oltre che dalla discussione culturale che l’ha sempre accompagnata al punto che si è parlato di “tre tradizioni di solidarietà”
Della triade rivoluzionaria proprio la fraternità si rivelò precocemente la componente più debole, o quella più difficilmente accettabile.
Biagio Gugliotta.
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