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| Arriva in Val D’agri “portobello” |
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16/08/2014 |  Il 21 agosto 2014 arriva in Val d’Agri la prima mostra-mercato dedicata all’ingegno, alla passione, all’usato e al baratto: il borgo di Spinoso (PZ) ospiterà infatti “Portobello”, evento fieristico-espositivo riservato a venditori non professionisti, ossia senza partita IVA. Il progetto è ideato e coordinato dalla Fondazione Leonardo Sinisgalli e organizzato dall’associazione socio-culturale “Il Biancospino” con il contributo dell’Amministrazione Comunale di Spinoso. Sia grandi che bambini possono parteciparvi, facendo pervenire la propria iscrizione entro il 18 agosto 2014 alla Fondazione Sinisgalli tramite i seguenti recapiti: cell. 3468636480; mail: info@fondazionesinisgalli.eu
Il principio da cui prende il via l’iniziativa è quello del rispetto degli oggetti anche nel momento in cui essi perdono la funzione originaria per la quale sono stati foggiati, restituendo loro una nuova vita. Il progetto della mostra-mercato è ispirato alla cultura del riciclo e del rispetto dell’ambiente (per le sue finalità didattico-educative è stato inviato al Parco dell’Appennino lucano), soprattutto in un’epoca consumistica come la nostra, nella quale gli oggetti perdono troppo presto il loro valore per essere rimpiazzati di continuo da nuovi prodotti. E quale sarebbe il modo migliore per prolungare la loro vita se non quello di provare a donarli, barattarli o venderli a chi magari ne ha bisogno? E poi, perché non valorizzare tutto ciò che è frutto della passione e dell’ingegno? Il titolo scelto per la mostra-mercato, Portobello, è infatti un omaggio alla trasmissione di Enzo Tortora, che con il suo mercatino del venerdì chiamava a raccolta persone semplici che avevano idee da brevettare. Alcune folli, altre simpatiche, altre ancora geniali.
Ogni cosa ha una storia, un valore, conserva un potenziale. Ogni cosa è il frutto di un’idea ed ha in sé il sudore dell’energia e la fatica di un uomo. Per i nostri nonni, molto più saggi di noi, la cantina o la soffitta non erano infatti il cimitero degli oggetti, ma il deposito delle risorse, delle cose che ritornavano ad essere utili. Lo stesso Leonardo Sinisgalli, sempre attratto dal fascino degli oggetti, soprattutto quelli manufatti, volle realizzare nel 1951 un cortometraggio intitolato “Vita silenziosa” proprio all’interno di una soffitta (quella di Velso Mucci a Bra), ammirata come un museo, piuttosto che considerata un dimenticatoio.
Nel testo del documentario, Sinisgalli scriveva: «Non ho dovuto forzare troppo la memoria per ricordarmi il luogo dove penetrai una sera, al lume di una lucerna. Gli anni, lunghi delle province nel loro corso lentissimo non riescono a consumare il profilo delle cose. Si può dire che, appena le rimuovono da una stanza all’altra fino a spingerle in soffitta, dove il tempo farà cadere molta polvere. Frugare in questo recesso, con gli ordigni che hanno così poca vista, accendere per una notte migliaia di candele è stato forse un gesto sacrilego, ma la tentazione era forte. In mezzo a tutta la roba buttata alla rinfusa ho cercato di contornare quei gruppi che soltanto il caso aveva combinati per costituire delle tribù. Gli oggetti riescono meglio degli uomini a trovare una ragione di reciproca simpatia, ma qui in questa immensa camera le affinità si sono rivelate, così ricche, da mettere in allarme i nostri poveri sensi. A nessuno di noi è venuto in mente di toccare, sia pure con la massima cautela e con la punta di un dito uno qualunque dei tanti cadaveri appesi o ammucchiati davanti ai nostri occhi...».
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