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Recensione libro:"Il discorso di Giorgio" di Tobia Zevi |
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1/05/2014 | Il presente libro riporta i messaggi di Giorgio Napolitano da Presidente della Repubblica, toccanti ed allo stesso tempo esplicativi di una realtà sociale come la nostra in continuo mutamento con luci ed ombre.
In un’epoca di passioni tristi e di debolezza delle identità nazionali, Napolitano sceglie di dare forza al suo messaggio patriottico legando la Liberazione al Risorgimento ed alla Costituzione.
Ebbene, con la Resistenza, di fronte alla brutalità offensiva e feroce dell’occupazione nazista rinacque l’amore, il senso della patria, il più antico e genuino sentimento nazionale.
Ma affinché quest’affermazione non sia solo petizione di principio, occorre sottrarre la Resistenza ad una parte politica per farne il patrimonio comune.
L’operazione certamente controversa, viene condotta con grande acutezza facendo precedere i discorsi veri e propri da una serie di messaggi scenografici e simbolici.
certamente controversa, viene condotta con grande accuratezza,
facendo precedere i discorsi veri e propri da una serie di messaggi scenografici e simbolici.
Il 24 aprile del 2007, alla vigilia della prima Festa della Liberazione celebrata da Presidente della Repubblica, Napolitano invita le associazioni combattentistiche e partigiane al Quirinale per una cerimonia che diverrà consuetudine nel corso del suo settennato.
Egli che ha vissuto di persona i tragici eventi durante la guerra in particolare durante la Resistenza ha visto combattere e morire molti soldati per liberare il nostro paese dal nazifascismo non poteva esimersi dal ricordarli per il il loro gesto eroico e l’attaccamento alla patria.
Come politico egli ha visto molti cambiamenti socio economici e politici del nostro paese, come il boom economico, gli anni di piombo, i politici nazionali ed internazionali, le lotte politiche con i suoi avversari ma mantenendo un atteggiamento di correttezza e di rispetto dell’altro.
Non solo, ha conosciuto molti giudici che hanno lottato contro il terrorismo nero e rosso e contro la criminalità organizzata.
Ne citiamo qualcuno, come Giovanni Falcone e Paolo Borsellino, che hanno pagato in prima persona un tributo di sangue alle istituzioni democratiche, ma le molte donne ed i molti uomini ignoti che quotidianamente hanno combattuto e combattono la criminalità, il terrorismo, la corruzione in tutte le sue forme.
Ma non va dimenticato come si evince dal testo che una parte della magistratura è stata politicizzata in particolare nel periodo di Tangentopoli tant’è che si è cercato più volte di riformarla ed essere imparziale come afferma la nostra costituzione.
In conclusione, il libro offre importanti piste di lettura e spunti di riflessioni sui problemi del nostro paese che si sono aggravati sempre di più, ed a farne le spese sono state le classi meno abbienti.
Biagio Gugliotta.
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