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Recensione di “Senza Soldi” di Valter Passerini e Mario Vavassori |
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1/09/2013 | Il libro di Valter Passerini e Mario Vavassori “Senza Soldi” edito dalla Casa Editrice Chiarelettere, racconta, grazie alla completa banca dati sulle retribuzioni in Italia, le vicissitudini di operari, impiegati, quadri e dirigenti puntando l’attenzione sull’erosione del valore delle paghe e del lavoro nella generale indifferenza.
In particolare affronta il divario tra ricchi che percepiscono stipendi molto alti e meno ricchi che a malapena riescono ad arrivare a fine mese con uno stipendio molto più basso.
Nel,’affrontare questo argomento gli autori del libro mettono in rilievo gli stipendi percepiti dalle varie categorie sociali nel decennio 202 – 2012.
E dire che la Costituzione italiana e precisamente all’articolo 36 afferma che il lavoratore ha diritto ad una retribuzione proporzionata alla quantità e qualità del suo lavoro ed in ogni caso sufficiente ad assicurare a se ed alla sua famiglia un’esistenza libera e dignitosa.
Mentre in pratica non è così basti pensare in particolare alla pletora di giovani che pur in possesso di un titolo di studio medio alto, percepisce uno stipendio molto basso oltre a non avere la garanzia del posto fisso.
Il settore dove si concentra un’elevata percentuale di dipendenti con retribuzione bassa è quello priva dove la retribuzione cresce in base alla mansione lavorativo.
Le cose vanno diversamente nel settore pubblico dove gli alti dirigenti percepiscono retribuzioni altissime con un divario ampio con gli operai.
Nel libro sono state inserite molte tabelle indicative della retribuzione che si assottiglia con il regredire nella scala gerarchica dei lavoratori di un determinato settore.
E dire che in Germania tanto per fare un esempio un operaio percepisce uno stipendio più alto del collega italiano e ha un’esistenza migliore.
Il doppio effetto combinato della stagione della moderazione salariale a partire dal 1992 -93, che ha accompagnato il percorso di integrazione europea, unitamente all’adozione della moneta unica (2001 -2002) a portare il paese alle soglie del Terzo millennio in una situazione completamente mutata con un valore della moneta e dei salari nominalmente più elevato e al riparo della vecchia e nefasta pratica della svalutazione, ma con una riduzione secca del potere d’acquisto.
Non vi sono dubbi che nel decennio preso in considerazione il mondo è cambiato.
E’ vero che l’euro ci ha aggregati alle nazioni più forti impedendo la bancarotta provocata dall’irresponsabilità delle vecchie classi dirigenti, Ma è indubbio che milioni di lavoratori, salariati, stipendiati e a reddito fisso si siano trovati stremati di fronte al futuro indotto dalla globalizzazione.
Di fronte a questo problema la popolazione comprensibilmente insoddisfatta per le misere condizioni di vita, chiede che si intervenga sia per risolvere il problema dell’occupazione che penalizza in particolare i giovani che dopo anni di sacrifici per conseguire il diploma o la laurea, non riesce a trovare un lavoro adeguato al loro titolo di studio.
Occorre che vi sia una maggiore perequazione retributiva evitando divari abnormi tra coloro che percepiscono retribuzioni stratosferiche e quelli che spesso non riescono ad arrivare a fine mese con il misero stipendio.
Biagio Gugliotta
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