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Papaleo: ‘Felice stia piacendo Scordato, un film con un impianto drammatico’

2/05/2023

Rocco Papaleo, insieme con il cast del suo ultimo film “Scordato”, sta continuando a fare il giro per le sale cinematografiche lucane per ringraziare il pubblico per il successo che sta ottenendo la pellicola. Dopo la proiezione al “Columbia” di Francavilla in Sinni, il popolare attore e regista lauriota ci ha rilasciato una intervista.


In questo film abbiamo visto il vero Rocco Papaleo?

Beh, Rocco Papaleo mi piace come definizione. Io sono sempre me stesso, poi dipende dalle occasioni da quello che mi capita di fare è anche il mio percorso diciamo come autore di film o di spettacoli teatrali. Mi fa piacere che lo dica tu, si va evolvendo verso una forma che è sempre più in linea con quello che è il mio punto di vista, il mio gusto. Come spettatore apprezzo progetti e opere in cui ci siano ironia, poesia e commozione. Cerco di proporre quello e in questo film sono stato libero, devo riconoscerlo, di fare come mi pareva e ho preso un rischio perché naturalmente chi genera un'aspettativa comica può correre anche il rischio di deludere quando propone qualcosa che non sia completamente comico o che lo sia in percentuale minore rispetto all'emozione, alla commozione, alla malinconia. In questo film, che comunque voglio dire cosparso di momenti anche ironici, ho però osato fare un film di impianto drammatico: parlando di un disagio e della questione generazionale dell'età di un uomo adulto, per non dire vecchio, che è a disagio ed ha dei conti da fare ancora con la sua vita. Ma non solo quello, mi piaceva anche rivolgere di nuovo uno sguardo alla mia terra, ma rispetto a Basilicata coast to coast, che era non era male, però era un film più più leggero.

Più cartolina diciamo?
Non completamente però, insomma evidenziava, la bellezza. Era un film molto da innamorato diciamo della sua terra. Questo film che pure diciamo la esalta, in qualche maniera però è un film anche polemico è un film in cui ho preso il coraggio di alzare un po' la mano o di puntare il dito su delle magagne che secondo me, nella nostra regione, e in generale, si possono trovare un po' dappertutto.

C'è quel riferimento bellissimo a Rocco Scotellaro nel film, tra l'altro si trova anche di attualità, quante volte magari in quante piazze Rosanna avrebbe detto la stessa cosa in questi giorni in queste settimane?
Infatti, Rosanna, a prescindere dalla degenerazione cui va incontro diventando quello che poi il film racconta, mi dà un po' di un po' nostalgia per un certo tipo di protesta e di abbandono di alcune ideologie. È ovvio che io sono per una rivoluzione bianca, una rivoluzione culturale non certo una rivoluzione violenta e lì è fallita e non ho condivise quelle gesta. Però, condivido l'idea di protestare contro la marginalizzazione della cultura e della nostra memoria: in tutti i paesi della Basilicata c'è via Rocco Scotellaro, ma quanti lo sanno chi era Rocco Scotellaro.

Tra l'altro nel film credo che la più grande rivoluzionaria sia la madre del protagonista?

Mi fa piacere che evidenzi questa cosa. Sì assolutamente, una donna di una certa età che non si accontenta e che cerca di comprendere quello che ha mosso la figlia fino a quella degenerazione, perché comunque per me ripeto lo sottolineo, non vorrei incorrere in polemiche, in un'apologia del terrorismo che non condivido minimamente,

Si capisce anche molto da come lo racconti nel film.

Voglio anche dire che la spinta ideologica ha una genesi poetica. Loro scrivevano poesie da ragazzi e quindi, voglio dire, chi ha una forte pulsione per la giustizia e per la libertà, perché le cose vadano bene, nasce da una spinta poetica ed è quello che secondo me va coltivato e va messo in luce. Purtroppo, non mi sembra che nella nostra regione ci siano le possibilità, al momento, per fare una rivoluzione culturale di cui c'è bisogno. Avremmo bisogno veramente di una governance un po' più attenta, che capisse di più qual è la nostra vera esigenza. Noi abbiamo bisogno di cultura a tutti i costi se vogliamo riemergere, o emergere, perché forse ancora emersi non lo siamo stati mai

L'ultima cosa, quella passeggiata finale, senza svelare di cosa si tratta per chi non ancora visto il film, che finisce bene alla fine, un barlume di ottimismo ha capito finalmente, che come diceva Giorgia nel film, la vita è un giro di Do no e, quindi, è facile stare in armonia semplicemente con la nota giusta?

Mi piaceva chiudere con una speranza e con una, non voglio dire morale, però se il
film vuole dire una cosa dice che è necessario assumere la capacità di perdonare, gli altri a se stessi, e di quanto sia inutile il rancore. Quindi, mi piace pensare che quel personaggio lì, grazie allo svolgere e riavvolgere la pellicola della sua esistenza, capisca dove deve intervenire ed cosa a cosa deve rinunciare: al rancore e deve prendere in mano la capacità di perdonare farlo e quella cosa lo risolve.

E poi grazie della tua generosità e di quella di molti attori, perché state girando molti cinema soprattutto qui in Basilicata, come stasera siete qui a Francavilla.

Non è un giro promozionale, sono tre settimane dall’uscita e il film ha già avuto un esito, devo dire anche superiore alla mia aspettativa perché avevo un po' paura dell'accoglienza proprio per quello che dicevamo prima per quello che posso generare io come attore comico: uno che fa ridere, che invece racconta una storia di impianto drammatico. Però, fortunatamente mi sento compreso.

Piuttosto che “scordato”.Questo giro che sto facendo è proprio una specie di pellegrinaggio di ringraziamento, voglio incontrare la gente e ringraziarla per questo consenso, per questa partecipazione che è un po' da tifosi, però credo che sia anche grazie alla comprensione di questo mio racconto che evidentemente ha toccato i cuori delle persone.

Mariapaola Vergallito4




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